Ascoltare e lavorare insieme.
Stefano Tosi   tosi@tosi.it
inserito il 5/9/2012 alle 16:45

Una delle poche professioni richieste in Italia è quella del collaboratore domestico, che registra un incremento dell’8,37%: 681mila le colf e le badanti iscritte all’inps nel 2011, 738mila quelle che vi figurano oggi. Nel 2065 la popolazione residente in Italia sarà di 61,3 milioni; l'età media passerà da 43,5 anni a 49,8 anni (nel 2059).
La fotografia di Inps ci mostra che la maggioranza dei datori di lavoro è di nazionalità italiana (768.356), mentre sono 9.129 i comunitari e 37.768 gli extracomunitari. La maggior parte dei collaboratori familiari, invece, è extracomunitaria (420.628); gli italiani sono 137.653 e i comunitari 180.258.
Bisogna intervenire anche per inquadrare queste professioni dal punto di vista legislativo e formativo, smettendo di considerarle “di serie B”.
La maggior parte dei lavoratori (651.718) ha un solo rapporto di lavoro, mentre 59.043 lavoratori hanno due rapporti di lavoro e 16.476 ne hanno tre.
Il nostro sistema di assistenza sembra ignorare questo fenomeno.
Questi dati ci chiedono di ridisegnare i servizi, facilitando il contatto tra domanda e offerta di lavoro,verificando la qualità e calmierando i prezzi. Difficoltà economiche e necessità di cure domestiche andranno avanti di pari passo: con la crisi, infatti, le famiglie devono lavorare sempre di più. Curare chi ha bisogno diventa un impegno che non si può sostenere solo con le proprie forze.
Guardare il futuro con consapevolezza è il primo passo per aiutare.
 

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