Si è risolta bene la polemica aspra che aveva caratterizzato la vigilia della Commissione Statuto del PD tenuta ieri. Tante le decisioni che sono state prese e che saranno sottoposte all’approvazione definitiva dell’Assemblea nazionale di settimana prossima. Riguardano: l’ampliamento delle incandidabilità e delle incompatibilità fra cariche di partito e istituzionali; il rafforzamento (relativo) delle fonti di finanziamento dei livelli locali; l’applicazione più stringente delle norme del codice etico e della trasparenza delle spese elettorali.
Altre due erano però le decisioni più attese. La prima riguarda l’elezione dei segretari provinciali, cittadini e dei circoli che d’ora in poi sarà in carico agli iscritti e non più agli elettori. (I congressi devono tenersi entro 31 ottobre, se farli prima o dopo la pausa estiva dipende dai livelli provinciali).
 La seconda riguarda le elezioni primarie per le cariche monocratiche. Ebbene, i candidati alla carica di Sindaco, Presidente di provincia e Presidente di regione vengono scelti attraverso le primarie di coalizione con regole definite d’intesa con  la stessa coalizione. I candidati iscritti al PD per partecipare alle primarie dovranno avere l’appoggio di almeno il 35% dell’assemblea o del 20% degli iscritti del territorio. Se le primarie di coalizione non si riveleranno possibili o opportune si terranno le primarie del partito che potranno essere evitate solo con il voto dei tre quinti dell’assemblea territorialmente competente. (Tutta la normativa potrà essere scaricata da sito del PD a partire da settimana prossima).
Tutto questo vale naturalmente per Varese, Busto, Gallarate e le altre cittadine che andranno al voto nella prossima primavera. Sottolineo che il voto finale sul testo è stato unanime anche se sui singoli articoli e commi si sono verificati dei dissensi anche da parte mia. Si tratta di un buon risultato che svelenisce il clima e che rappresenta solo un primo passo verso una revisione più completa dello Statuto.