"Insieme costruiamo il futuro."
Alessandro Alfieri   alessandro.alfieri@consiglio.regione.lombardia.it
inserito il 6/9/2011 alle 13:13

La gran parte della classe dirigente del nostro Paese fatica a comprenderlo, ma siamo ormai sull’orlo del baratro. Questo giovedì la Banca Centrale Europea deciderà se continuare a comprare titoli di stato italiani sul mercato secondario. Francesi e tedeschi sono contrari a continuare l’intervento di sostegno al nostro debito. Trichet e Draghi (che si stanno avvicendando alla guida della BCE) lo hanno fatto capire in ogni modo. Tanto da costringere Napolitano ad intervenire nuovamente a distanza di due giorni. Se non si interviene seriamente il banco “Italia” salta.

 
Ma forse è già troppo tardi. Se giovedì, come probabile, la BCE interromperà il sostegno all’Italia e arriverà il declassamento del debito, il differenziale (lo spread) fra i nostri titoli e quelli tedeschi esploderà e le prossime aste bot e btp andranno deserte. Lo Stato non sarà più in grado di pagare il proprio debito, il terzo al mondo. Saremo tecnicamente in default, un modo carino per dire fallimento.
A quel punto si aprono due scenari obbligati.

1) I principali Paesi europei si rendono conto che l’Italia non è la Grecia (pesa il 15% sul Pil europeo a fronte del 2% della Grecia) e un nostro fallimento inciderebbe sui debiti sovrani dei Paesi euro. Decidono quindi di affiancare alla politica monetaria un governo economico, partendo subito con gli eurobonds. Uno scenario poco probabile: l’asse franco- tedesco è scettico; mentre il governo di centrodestra, che per anni ha sparato contro l’Europa, appare poco credibile nel chiedere un rafforzamento dell’integrazione europea quando si è alla canna del gas.

2) La BCE sospende il sostegno al nostro debito e prevale l’asse franco-tedesco. In questo scenario molto più probabile, per sopravvivere e difenderci dalla speculazione finanziaria si aprono due strade. La prima consiste in una manovra da 300 miliardi per abbattere fortemente il nostro debito, che dovrà contenere inevitabilmente anche la patrimoniale ed un vasto piano di dismissioni del patrimonio pubblico. La seconda è l’uscita dall’Euro.

Ora, posto che il centrodestra ha dimostrato tutta la sua incapacità nel gestire questa crisi epocale, per salvare il Paese la politica (maggioranza e opposizione insieme) e le forze sociali nel loro complesso sono in grado di farsi carico di una manovra da 300 miliardi che implica riforme strutturali profonde nell’assetto dello stato, nel welfare e nel mercato del lavoro?
 
Questa domanda se la devono porre tutte le forze sociali, a partire da chi ha manifestato oggi. Ma soprattutto se la deve porre chi vuole diventare alternativa di governo. Perché se la risposta è “no, non la reggiamo”, c’è un’unica drammatica alternativa: uscire dall’Euro. Facciamo attenzione, perché da qualche tempo non rappresenta più un tabù.

Commenti dei lettori: 7 commenti -
Finalmente un'analisi chiara, anche se terribile per le sue previsioni. Posso chiedere cosa comporterebbe per la nostra economia il ritorno all'euro? Grazie
Scritto da gabriele il 6/9/2011 alle 13:43
Bella analisi. Aggiugno un paio di cose. Abbandonare l'Euro non è una strada percorribile, costerebbe a un "Paese debole" - secondo uno studio Ubs - tra il 40 e il 50% del PIL nel primo anno. Schauble ha ribadito ieri sul FT che prima viene il rigore, poi si procede sulla strada dell'integrazione europea. Per finire, lo spread sotto controllo grazie agli acquisti BCE ha dato solo l'illusione che tutto andasse bene: i Credit default swap (assicurazioni sul default) se ne sono infischiati.
Scritto da stefano c. il 6/9/2011 alle 14:06
penso che la Tua analisi non sia lontana dalla realtà,Non riusciamo a fare una manovra da 45 miliadi come facciamo a farla da 300?Chi aspira a diventare forza di governo ,a mio avviso deve chiedersi "Siamo capaci di far ripartire l'Itralia? se si diciamolo agli Italiani a lettere chiare e comprensibili e chiediamo i sacrifi necessari ma equi e gli Italiani capiranno.La domanda è esiste una coalizione politica in grado di affrontare la situazione?se si venga allo scoperto o sarà buio.
Scritto da luigi il 6/9/2011 alle 19:11
Alessandro la tua analisi è chiara e riporta chiaramente in luce le amare conseguenze che lo scenario 2, quello più probabile, porterebbe. A mio parere non va presa assolutamente in considerazione l'uscita dall'euro. Ma questo governo è altamente incapace ed inconpetente nell'affrontare un'ulteriore manovra da 300 miliardi. Il centrodestra si muove a tentativi, con manovre contingenti e temporanee: non è capace di mettere sul campo provvedimenti strutturali che richiedono cambiamenti radicali.
Scritto da Simone Franceschetto il 7/9/2011 alle 08:29
Condivido @luigi. La sua domanda finale è quella di tutti: esiste davvero quel medico in grado di affrontare e soprattutto di risolvere quella situazione?
Scritto da Carlo A. il 7/9/2011 alle 09:15
@gabriele come dice stefano c. per un "paese debole" come l'Italia l'immediato vantaggio dell'uscita dall'euro,grossa svalutazione e quindi maggiori esportazioni,verrebbe cancellato da una spesa insostenibile per l'acquisto di materie prime e dall'esplosione degli interessi sul debito pubblico.Non ce lo possiamo permettere.
Scritto da Alessandro Alfieri il 7/9/2011 alle 10:57
A margine del post, sentita poco fa da amici: si parla dovunque di crisi molto seria e piuttosto preoccupante, o come dici tu, che siamo ad un passo dal baratro, ma Grecia, Irlanda, Portogallo e, sopratttto, Spagna sembravano messe come e peggio di noi ma, a quanto pare, sono tutte sulla strada della guarigione. A noi allora in concreto, in soldoni (è proprio il caso di dirlo!), che cosa manca o mancherebbe?
Scritto da Carlo A. il 7/9/2011 alle 11:27
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