La politica dovrebbe essere, molto semplicemente, 'soluzione dei problemi di una comunità in coerenza a identità e/o valori di riferimento da parte di chi la realizza'. Non è 'demagogia da bar' affermare che oggi il politico più che fare ed agire è impegnato a chiacchierare, parlare e sentenziare (anche a partire dai blog, mio incuso, sia chiaro). La politica è quindi spessissimo esibizione di muscoli, manifestazione virtuale di intelligenza (sempre più una rarità), attività che troppe volte concretizza  vuoto 'attivismo frenetico e persino 'parossistico'. Vale purtroppo la regola imperante: l'importante non è essere ma apparire. Per cui dichiarazioni e controdichiarazioni, precisazioni varie e controprecisazioni e poi via, liberi  dentro una valanga di parole, parole e parole. E' che questa voglia di presenziare, di esserci ad ogni costo, di dire la nostra su tutto il scindibile, (dalle 'teorie sui massimi sistemi' per arrivare alla 'consistenza delle olive dell' Arkansas')  convinti della nostra 'verità in tasca', sta diventando sempre più stucchevole, anzi, insopportabile. Inevitabile, quindi, il parlare sempre più spesso a vanvera. C'è, a volte,  bisogno di un poco di silenzio e di tranquillità. Giusto per 'tirare il fiato'.  A questo proposito mi viene in mente una battuta del famoso ed impareggiabile comico americano Groucho Marx: "A volte è meglio tacere e dare l'impressione di essere imbecilli piuttosto che parlare e fugare ogni dubbio".