Fai vincere la lealtà verso i cittadini e verso il Paese.
Paolo Rossi   rossi_paolo@camera.it
inserito il 28/6/2010 alle 14:58

 Nan-in, un famoso maestro giapponese (1868-1912), ricevette una volta una visita di un docente uiversitario che si era recato da lui per interrrogarlo sullo Zen. Nan-in servì del tè. Riempita la tazza dell' ospite, continuava a versare. Il professore vide traboccare il tè e, senza potersi contenere, disse. "E' ricolma. Non ce n'entra più".  "Come questa tazza- disse il maestro- tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Se vuoi capire lo Zen devi andare oltre i limiti della tua tazza". Rileggevo in questi giorni alcune massime Zen, tra cui questa,  e mi sono chiesto se può avere qualche applicazione e/o attinenza con la politica che viviamo. Penso proprio di sì, credo infatti ci sia la necessità di avere coraggio e di sperimentare 'nuove vie'. Liberarci da alcuni stereotipi e scegliere il 'nuovo' che non è semplicemente legato, per esempio per quanto riguarda gli incarichi politici ed istituzionali che ogni partito può affidare a qualche persona, ad una carta di identità ma è, innanzitutto, un atteggiamento .Il rinnovamento della politica non è enunciazione fine a se stessa ma lettura circostanziata della realtà e capacità di innovazione, di apertura, di disponibilità all'ascolto proprio come per la 'tazza Zen'. Temo che noi politici si sia un poco distanti  da tale orientamento e accostare la politica allo Zen è operazione a dir poco azzardata, ma una piccola e virtuale illusione, una volta tanto, non costa nulla.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 9 commenti -
Buona e ammirevolmente generosa l'intuizione e rischiosa, ma benefica, l'illusione di applicare lo Zen alla politica. In fondo la filosofia orientale sembra più vicina di tutte a comprendere la complessità di questa fase della vita sociale e la vitalità e fragilità del mondo naturale. Partiamo tutti dalla tazza di tè, che con i suoi limiti non basta a contenere una realtà che la cattiva politica vorrebbe invece ridurre e semplificare in base agli interessi di pochi.
Scritto da Mario Agostinelli il 28/6/2010 alle 15:40
Sono affascinato dal sapiente accostamento tra la saggezza orientale e la politica nostrana. Segno di intelligenza sua, anzitutto, che sa non limitarsi dentro gli angusti calcoli "della serva". Segno di voglia di cambiamento che in tanti condividiamo.
Scritto da Borghi. S. il 28/6/2010 alle 16:38
Indipendentemente dall'accostamento più o meno rischioso tra lo Zen e la politica, trovo giustissimo quel che dice Rossi, che sta interpretando correttamente la voglia di cambiamento, che pare inascoltata. Posso senza dubbio ritenerlo il leader dell'innovazione dentro il PD; è stato il primo a rompere gli argini e a parlare di bisogno di novità di forma e di contenuti. Dovrebbero ascoltarlo di più, a mio parere.
Scritto da Angelo Passaro il 28/6/2010 alle 16:48
La questione dell'atteggiamento mi pare fondamentale. Continuo invece a vedere gente che si esalta dietro una persona e non dietro un'idea, guerre fratricide perchè si sta politicamente "con Tizio o con Caio" e quindi o con me o contro di me. A parole di cambiamento parlano anche...ma questa politica personalistica e di appartenenza non ideale ma di schieramento è quanto di più vecchio ci sia.
Scritto da Mauro il 28/6/2010 alle 16:58
Mi hanno detto che Mirabelli sarà o il prossimo segretario cittadino del partito democratico o sindaco l'anno venturo. E' l'unico che parla sui giornali di quelli attualmente in consiglio comunale. Se non ci fosse lui a pensare a fare opposizione, chissà come ci avrebbero già sbranato.
Scritto da giorgio il 28/6/2010 alle 17:06
Alla faccia della novità e del cambiamento!
Scritto da Apemaia il 28/6/2010 alle 17:12
Rossi dice una cosa saggia e come sempre altri si perdono nelle piccolezze. Credo lo facciano apposta, ma anche questo è chiaro e indicativo dello status quo del partito democratico. Quando qualcuno azzarda a parlare fuori dal coro lo massacrano. Condivido che Rossi sia il portavoce dell'innovazione del partito. Quello che era stato il discorso del Lingotto, carico di novità nello stile e nel metodo. Bisgona ripartire da lì, da quel discorso per costruire il PD
Scritto da Borghi. S. il 28/6/2010 alle 17:17
Cambiare la politica e il modo di farla significa non solo farne una questione di nomi e di persone. Va cambiato il modo di interpretare il rapporto con la gente e il territorio C'è ancora chi ragiona in termini di "legame a un leader", chi si preoccupa di tenere saldo il proprio piccolo misero potere e chi dice e ridice che così non va. Veltroni, all'epoca del Lingotto, non era un pivellino ma che capacità di essere nuovo!
Scritto da S.D. il 28/6/2010 alle 18:43
Perchè ci sia spazio per ciò che è nuovo e fresco occorre che fuoriesca quanto ammorba sul fondo della 'tazza da tè'. E sul fondo ci sono: le vecchie abitudini, i calcoli ripetuti, i vantaggi personali, lo spazio per gli 'amici e i fan'... Un sacco di roba da spazzare via, insomma. Il nuovo? Un partito che apra le porte, dove non ci si senta esclusi perchè non 'legati a...'. E' così difficile? Io continuo a crederci: I care.
Scritto da Luisa Oprandi il 28/6/2010 alle 21:49
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