Fai vincere la lealtà verso i cittadini e verso il Paese.
Paolo Rossi   rossi_paolo@camera.it
inserito il 21/12/2010 alle 22:06

Non è certo per il mio 'comune ma famoso' nome e cognome, calcisticamente parlando, che sono profondamente dispiaciuto per la morte di Enzo Bearzot. E' stato da giovane un ottimo caciatore ma, soprattutto per quelli della mia generazione, l' allenatore della nazionale e, per me, rimarrà sempre così. Il mitico condottiero dell' Italia del 1978 in Argentina (una squadra splendida) in una competizione mondiale ahimè 'falsata' e 'condizionata' dal regime militare di allora ma, ancor di più, la guida della mitica nazionale di Spagna nel 1982 che portò a casa il successo in un Paese, quello di allora, 'difficile', appena e solo parzialmente 'uscito' dagli anni del terrorismo. Una persona 'modesta' che aveva l'onestà scolpita nel volto, nelle scarne e misurate parole. Scorrono le immagini di quella vittoria indimenticabile, dei festeggiamenti, della gioia incontenibile di un grande vecchio Presidente come Sandro Pertini e, soprattutto, sono e rimarranno indelebili quelle della famosa partita a scopa, nel festoso rientro aereo da quel trionfo, giocata insieme al Presidente ed agli altri azzurri. Come capita soltanto a pochi personaggi pubblici, dopo la gloria, il silenzioso 'rientro nei ranghi' e la discrezione di un uomo 'vero', di un uomo 'raro'.

Categoria: Persone
Commenti dei lettori: 10 commenti -
Il calcio e lo sport sono importanti ma non le cose più importanti al mondo. Come tutte le attività -popolari- coinvolgono le masse ed esercitano un peso ed un condizionamento collettivo e personale inimmaginabile, o forse immaginabilissimo. Bearzot, prima da giovane come calciatore e più in là come allenatore, non è stato solamente un grande sportivo. Era diventato un personaggio importante e famoso e quello che mi ha sempre colpito in lui era questa grande, pulita e sincera modestia. Tanto modesto che la gente lo considerava un sempliciotto ed era invece, come spesso accade in questi casi, un uomo di cultura che, come dice Lei "è rientrato nei ranghi" stufo di un mondo che non capiva più. Per questo è rimasto nel cuore di molti anche se le luci della ribalta si erano spente da un pezzo perchè lui e solo lui aveva deciso di spegnerle. In un mondo pieno di palloni gonfiati, nello sport, nello spettacolo e nella politica, in un mondo dove mezze calzette continuano a starnazzare nella ribalda nazionale o lacale il loro "io, io io" ecco una persona autentica che non lascia solo l' esaltante e stupendo ricordo di una coppa alzata al cielo ma un cristallino ed esemplare percorso di vita.
Scritto da Borghi S. il 22/12/2010 alle 08:33
Questa volta non ho critiche da farle, anzi. Probabilmente perchè l'argomento in campo non è politico.
Scritto da Destramoderata il 22/12/2010 alle 09:02
E qui ti sbagli Destramoderata, e di brutto.
Scritto da paolo rossi il 22/12/2010 alle 09:09
sempre parlando di calcio,tempo fa scrivesti un articolo su balotelli definendolo un cretino,mi aspettavo per par condicio uguale articolo su cassano.IL calcio sara quel che sara ma a volte sa dare emozioni forti,regalandoci personaggi unici come unico era bearzot
Scritto da angelom il 22/12/2010 alle 11:59
Bello, molto bello questo ricordo semplice di Enzo Bearzot. Il Mondiale del 1982 ce lo ricordiamo, con grande festa di piazza anche qui a Varese; così come è colpita nella memoria di tutti noi, giovani e meno giovani di allora, l'immagine ormai consolidata dell'esultanza del Presidente Pertini sugli spalti e il rientro in aereo con tanto di fervore nella partita a scopa. Bearzot ha saputo essere al suo posto sempre, durante la gloria e dopo: hai fatto bene Paolo a ricordare questo suo stile.
Scritto da Luisa Oprandi il 22/12/2010 alle 13:07
Ha ragione Senatore, l'argomento è politico eccome: qui si parla di cose che a molti politici sfuggono. Primo "non darsi troppe arie", secondo "non sentirsi insostituibili", terzo "non sapere quando è ora di lasciare il posto ad altri", quarto "sentirsi padreterni e gente che ha sempre e solo da insegnare", quinto " usare i superlativi quando si parla di se stessi", sesto "fingere di essere popolari". La esento Rossi da tutte queste critiche
Scritto da Nottambulo (oggi no) il 22/12/2010 alle 13:17
Si, Paolo hai proprio ragione, in questo post non c'è solo l'esaltazione di indiscutibili valori sportivi, ma ci sono ben sottolineati valori civili e quindi politici che non sono certo bandiera della destra neppure, quella moderata. Penso alla "sobrietà" con cui Bearzot ha vissuto i suoi momenti di gloria, ma soprattutto alla sobrietà, che è anc he riserbo personale, con cui ha vissuto gli anni successivi ! Di quella sobrietà abbiamo bisogno ancora oggi ! Bisogno estremo !
Scritto da giovanniderosa il 22/12/2010 alle 13:57
Un italiano anomalo Enzo Bearzot che ricordo coriaceo difensore del Torino. Anomalo perché preferiva le parole ai fatti, il dietro le quinte alla passerella, la scopa al golf, l'onestà intellettuale al qualunquismo calcistico. Un esempio. Come Nereo Rocco di lui più leader e personaggio mediatico. Ma non disperiamo, forse nel profondo nordest di uomini come lui ne nascono ancora. Mi piace e mi conforta pensarlo in quest' Italia plastificata e subalterna del berlusconismo morente.
Scritto da cesare chiericati il 22/12/2010 alle 14:42
Ok Angelom, anche se, onestamente, a Balotelli in quel post non avevo propriamente dato del cretino.
Scritto da paolo rossi il 22/12/2010 alle 15:01
Il Vecio voleva essere ricordato come una persona onesta. Ci è riuscito. Uno stile semplice, naturale e popolare. Uomo concreto. Mai ruffiano. Le cose semplici fatte bene. La serietà fa sempre poco rumore. Ma si fa sentire. Tanto. "Mandi, Vecio!"
Scritto da FrancescoG. il 22/12/2010 alle 16:30
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