Fai vincere la lealtà verso i cittadini e verso il Paese.
Paolo Rossi   rossi_paolo@camera.it
inserito il 23/4/2008 alle 15:39

 

Premessa

Superata la delusione per un risultato elettorale da considerarsi ‘buono’ ma che speravamo migliore, vorrei esprimere alcune valutazioni.

L’ iniziativa del PD ha radicalmente scosso la staticità della politica italiana con un’ iniziativa chiara che ha costretto anche il centrodestra ad un inseguimento politico e mediatico.

Hanno vinto loro ma i tempi e le modalità di una vera e propria ‘nuova politica’ li abbiamo dettati noi. Anche alla luce dei risultati non è questo un fatto da valutare come semplicemente ‘consolatorio’.

Ora partiamo da quelle solide basi che, sia a livello di progetto e di contenuto sia a livello organizzativo, abbiamo costruito in questi mesi e che ci saranno utili per i prossimi appuntamenti elettorali.

Il dato sul voto al  PD, nell’ambito della nostra provincia, è confortante in particolare se lo si rapporta a quanto avvenuto nelle altre province lombarde: nel raffronto infatti tra le politiche del 2006 con queste ultime, solo Milano è andata meglio di noi. Segno di consolidamento ma soprattutto segno di buon lavoro concretizzato dal PD a livello provinciale.

Registriamo poi un positivo risultato per quanto concerne l’ elezioni provinciali, considerandone le specifiche dinamiche, che ci portano ad avere, nove mesi dopo la scorsa tornata elettorale, un seggio in più a Villa Recalcati.

Significativa, dunque, la nostra diffusa e sempre più omogenea presenza politico-elettorale,   sempre più capillare che si è positivamente manifestata anche in piccole realtà comunali dove, fino a ieri, era presente, e non ovunque, soprattutto la Lega.

Il dato elettorale in Provincia e il successo della Lega.

L’analisi del nostro risultato in provincia di Varese, (ma è un po’ così in tutto il Nord del Paese,) appare evidente: bene nelle città, in alcune molto bene, raccogliendo soprattutto un voto di opinione che trova terreno fertile in particolare nei centri urbani più grandi; meno bene (nonostante l’impegno ) proprio nei piccoli centri e nei paesi dove il voto è più ‘comunitario’, più territoriale e dove quindi, soprattutto la Lega, ha spopolato attraverso un messaggio politico semplice, chiaro, fortemente ‘identitario’ e che va direttamente, come si suol dire, ‘alla pancia’.

In fondo, a voler ben vedere, non abbiamo raccolto meno voti della Lega ma il Carroccio ha, in moltissimi comuni, raddoppiato i voti. Sono quindi i veri vincitori. Sarebbe sciocco negarlo o ridimensionare un successo oggettivo.

Una Lega che per la verità ha rastrellato consensi in tutto il nord,  Emilia-Romagna inclusa dove, in modo trasversale, ha raccolto buona parte di voti provenienti dalla sinistra radicale (cosa che è avvenuta anche nella nostra provincia).

Credo possa essere interessante capire il perché dell’affermazione leghista, un successo che in buona misura passa da:

-          l’ essere una forza politica radicata, territoriale, interclassista e trasversale;

-          l’ essere percepita come partito-comunità (conta nella Roma- ladrona stare al Governo perché così si potrà realizzare qualche cosa di concreto per ‘casa tua’. Il fatto che nel recente passato dopo 5 anni di Governo la Lega nulla o pochissimo è riuscita a concretizzare per il nostro territorio pare non aver minimamente condizionato l’elettorato varesino e non solo varesino);

-          l’ essere una realtà politica che, magari rozzamente ma con efficacia, bene sa rappresentare i ceti produttivi, il sistema delle piccole imprese e, in buona parte, la middle-class;

-           l’usare un linguaggio politico-elettorale semplice e comprensibile, senza ‘fronzoli’, chiaro e preciso che solleva pochi temi e questioni chiave: una sicurezza sempre più  quotidianamente minacciata soprattutto per la presenza degli extra-comunitari (regolari o non regolari ha poca importanza), una tassazione (introdotta da un Governo di sinistra) selvaggia e unilaterale che colpisce le categorie e la gente più operosa e via di questo passo.

 

Varie le dinamiche legate a questo responso elettorale. Da noi, per fare un esempio significativo, ha inciso , in senso negativo, molto di più la vicenda dei rifiuti della Campania e di Napoli che la stessa questione di Malpensa a riprova oltretutto di quanta mediaticità ed anche ‘condizionamento psicologico’ stanno alla base di un’ opzione elettorale.

Tutti questi problemi reali e quotidianamente  recepiti dal cittadino, problemi a volte sapientemente ed in modo strumentale enfatizzati ma percepibili da tutti, ritrovano nel ‘vessillo identitario forte’ della Lega una ‘possibile’ risoluzione, una ‘via di uscita’, in definitiva un area politica come approdo sicuro e confortante. Tutto il resto anche in chiave elettorale conta poco o nulla. Si pensi alle dimissioni dell’ ex Presidente della Provincia Reguzzoni che hanno costretto al voto tutta una comunità a distanza di nemmeno un anno dalla incoronazione plebiscitaria del summenzionato,  Ebbene questo fatto, di per sé grave e significativo, è stato totalmente ininfluente dal punto di vista elettorale.

Che fare? La via federale.

Certamente la nostra azione politica non è direttamente collegabile ai successi ed agli insuccessi della Lega Nord ma non può prescindere da un’analisi seria ed attenta anche di questi ‘movimenti’.

Oggi noi partiamo da uno ‘zoccolo duro’ anche nella nostra provincia da definirsi come ‘consistente’. Forse però, più che al centro (un termine che politicamente non c’è più come ha dimostrato e ribadito anche quest’ ultimo girone elettorale)  dobbiamo chiederci come mai non sfondiamo tra l’elettorato moderato o perché lo facciamo in misura assai modesta. Se non si raccoglie il consenso lì dobbiamo essere consapevoli che non si vince, si fa solo testimonianza politica e fatalmente il nostro destino rischia di essere quello della ‘minoranza continua’.

Per noi oggi la questione seria deve essere quella del ‘che fare’. Quali strategie adottare? ( prima di mettere in campo iniziative politiche alla rinfusa)  Cosa realizzare per invertire un trend o per, molto più semplicemente, accrescere il nostro appeal elettorale?

C’è una questione che va posta subito con chiarezza ed è quella di come deve strutturarsi il nostro partito.

Non può ovviamente bastare un grande PD nazionale, pieno di intenti e di idee innovative se non sarà in grado di sartorialmente declinare la sua presenza politica in un territorio che rivendica libertà di manovra ed autonomia politica proprio per la peculiarità e per la specificità dei problemi in essere. Non credo ci siano vie di uscita. La scelta praticabile se non vincolata, è quella di divenire un partito autenticamente federale. Ma attenzione: noi non possiamo né inseguire la Lega né prenderla in alcun modo come possibile modello. Per quale ragione un elettore dovrebbe votare per un PD proto leghista, per un partito “made in Taiwan” quando per lo stesso elettore è molto più semplice scegliere il modello autentico e originale? Appiattirsi sulla Lega è solo una scorciatoia pericolosa che ci relegherebbe ad essere subalterni in un costante ed infruttuoso ‘inseguimento a vuoto’.  Senza poi considerare che sui contenuti,  troppe e profonde sono le cose che  ci differenziano. Non possiamo trasformarci quindi in una sorta di “Lega rossa e di sinistra”. La risposta non può nemmeno essere quella di divenire una sorta di DC Bavarese; non ne esistono le condizioni storiche, politiche e culturali. Non è il caso di cadere nel folclore!

Certamente c’è bisogno, attraverso nuove forme strutturali ed organizzative, di stare sul nostro territorio coniugando la necessità di una grande forza politica popolare e riformista votata al cambiamento della società con le necessità che scaturiscono da un’ area geografica, più o meno grande, più o meno omogenea. E’ una sfida che il nostro partito deve raccogliere perché io credo siamo in grado, anche con questa attenzione assoluta e originale per la propria terra, di concretizzare quella profonda innovazione della quale ha bisogno il Paese.

Questo è un terreno sul quale possiamo confrontarci con la Lega e con il centro destra, con il PDL (a questo proposito sconcertante, in provincia, l’accettazione da parte dei Berluscones locali di essere totalmente subalterni e schiacciati dalla Lega) perché qui ‘segnano il passo’ con le loro incertezze e titubanze, con la loro collocazione conservatrice e di retroguardia. Un messaggio elettorale può temporalmente funzionare ma non ha vita se pedissequamente propone un modello di società arcaica e al tempo stesso non  in grado di progettare organicamente una crescita complessiva del Paese stesso. La politica, quella vera, in un contesto di globalizzazione inevitabile ed inarrestabile, non può sterilmente fermarsi in una sua logica ‘asfittica’, ‘circoscritta,’ limitata; non può avere, in sostanza, ‘il fiato corto’.

Conclusioni

Noi abbiamo un Partito nato da pochi mesi. Dobbiamo essere orgogliosi per il risultato ottenuto. Abbiamo altresì, per usare un termine un pò vecchio e superato, una ‘militanza’ fatta soprattutto di donne e di giovani, fatta per la maggior parte da gente che non ha mai avuto in tasca altra tessera di partito. E’ una cosa nuova nuova ed originale, unica nel panorama politico italiano, un patrimonio prezioso dal quale possiamo partite. Non sprechiamolo, sarebbe un ‘peccato mortale’.

Dobbiamo intensificare la nostra presenza nelle città e soprattutto nei piccoli paesi in un atteggiamento di sensibilità e di reale ascolto dei cittadini e della gente senza per questo rinunciare alla nostra politica di rinnovamento e di profondo cambiamento che abbiamo introdotto con grande coraggio in questi ultimi mesi.

Dobbiamo pensare ad un opposizione rigorosa, anche dura ma intelligente e costruttiva come avviene nei Paesi più avanzati ma io direi ‘normali’, dove prima vengono i problemi ed i bisogni della propria comunità, poi le divisioni che la politica legittimamente pone e che noi rivendichiamo e sempre rivendicheremo per arrivare ad una quanto mai necessaria, ed è questa la nostra piccola-grande presunzione, modernizzazione culturale, sociale e politica del nostro Paese. 

Commenti dei lettori: 1 commento -
IL MIO CONSIGLIO E' DI RIMANERE UNITI E DI CREARE UNA FORZA POLITICA OMOGENEA SENZA DIVISIONI AL SUO INTERNO. QUESTI DUE SIGNORI CHE ANDRANNO A GOVERNARCI SONO APPUNTO DUE E PRIMA O POI LITIGHERANNO ANCHE PERCHE' BOSSI RINGALLUZZITO DALL'OTTIMO RISULTATO COMINCERA' AD AVANZARE PRETESE COL RISCHIO DI RITROVARCI FRA UN'ANNO AD ANDARE ALLE URNE. ECCO CHE ALLORA SARA' FONDAMENTALE PRESENTARSI UNITI PER ARRIVARE AD AVERE FINALMENTE NON UNA COALIZIONE MA UN'UNICA FORZA CHE GARANTISCA LA GOVERNABILITA'
Scritto da ielmini marco il 27/4/2008 alle 13:38
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