Fai vincere la lealtà verso i cittadini e verso il Paese.
Paolo Rossi   rossi_paolo@camera.it
inserito il 7/3/2012 alle 09:45

 Giusto ieri Massimo Giannini, vice-direttore de La Repubblica, sosteneva che, in questa fase, la vera questione del Pd non è se stare con Vendola o Casini, seppure il tema delle alleanze sia fondamentale, ma decidere con rapidità e convinzione se propendere per un modello di partito della sinistra riformista europea o oscillare dentro una sinistra più tradizionale e a contaminazione massimalista. Condivido, la questione non si risolve cercando una via di mezzo, un punto di equilibrio dentro l' idea del "in medio stat virtus". Queste sono le fondamenta, questa è la scelta del DNA di un partito e non la 'semplice' linea che nasce da una mediazione politico-identitaria interna. Forse questa è stata la contraddizione che ci siamo trascinati fino ad oggi, ovattandola, e che viceversa va risolta con determinazione. Il rischio è quello paventato da Giannini e cioè divenire "nè forza di lotta nè di governo" con l' inevitabile conseguenza di un tracollo elettorale.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 21 commenti -
Incorniciare, portare dal notaio e sottoscrivere. Questo è il punto nodale. Una scelta riformista può far perdere qualcosa elettoralmente a sinistra ma è un' opzione necessaria che deve essere netta per il PD, pena la sua stessa sopravvivenza.
Scritto da Borghi S. il 7/3/2012 alle 09:59
Va bene Senatore, condivido, ma non confondiamo il massimalismo con la necessità di stare dalla parte dei più deboli e difendere i diritti dei lavoratori che è affare molto diverso. Penso si possa essere riformisti senza necessariamente perdere di vista questo principio, se poi si vuole diventare liberali questa è un' altra cosa e per esempio a me non interessa.
Scritto da mario macchi il 7/3/2012 alle 10:23
La linea del Pd e la sua vocazione riformista era chiara fin dall' inizio con Veltroni . Al di là del pensiero interno al partito del sindaco di Roma, tutti, in quel momento, si dicevano riformisti. Poi sappiamo come è andata e parte della trasformistica dirigenza democratica, in più condizionata dalla CGIL, che oltre essere un sindacato è nella sinistra anche un centro di potere, hanno fatto il resto. Ora è dura venirne fuori. Il danno irreparabile lo hanno fatto gli ex-comunisti che, per opportunismo e per salvare la baracca, si sono finti riformisti. Ma la natura vera prima o poi viene fuori.
Scritto da paperoga il 7/3/2012 alle 10:43
Il problema è intendersi sulla parola riformismo. Si può pensare, all' atto pratico e nelle scelte specifiche, in modo diverso anche dentro appunto una logica riformista. Che nel PD qualcuno sia fuori da una visione del genere è vero, ma parliamo di una minoranza assoluta. Vogliamo dire che il Bersani non è riformista e gironzola ancora con il colbacco con regolamentare stella rossa? Non regge, anzi è ridicolo, piuttosto @paperoga rispetto il tuo pensiero ma avrei tante cose da dirti. Diciamo in estrema sintesi che il tuo mi sembra risondente ad una logica manichea. La politica è arte nobile ma complessa, si vede, senza offesa, che non ci sei portato. Niente di male, sarai bravo in altro.
Scritto da pietro magni il 7/3/2012 alle 11:04
Certo @pietro magni che il problema è intendersi su cosa significa la parola riformismo. Sono riformisti i sindacalisti della CGIL del PD che stanno in un sindacato concepito ed organizzato come negli anni 60' e sono riformisti coloro che se ne fregano dei giovani disoccupati e di precari protesi a difendere solo l' esistente e gli occupati? O forse questi si chiamano conservatori?
Scritto da sinistradeluso il 7/3/2012 alle 11:55
Bene Rossi, il suo Franceschini, mi perdoni il "suo", fa comunella anche lui con Bersani. in questo modo è proprio finita.
Scritto da una rottamatrice il 7/3/2012 alle 12:31
Per oggi è sufficiente il pensiero caustico di Michele Serra su Repubblica.
Scritto da claudio colombo il 7/3/2012 alle 12:52
Cara @una rottamatrice, nessuna 'comunella', ma davvero è un po' ridicolo pensare che il problema sia Bersani, la questione è, semmai, quella del Pd nel suo complesso. Non possiamo cambiare un segretario ogni piè sospinto. Un congresso lo abbiamo fatto e la sua scadenza 'naturale' è il 2013. Dopo la sua sconfitta alle primarie e a quel congresso, Franceschini disse che, da quel momento in avanti, avremmo dovuto lavorare insieme per la squadra, ognuno con le sue idee e mantenendo le distinzioni interne, che ci sono, altro che, e sono tanto legittime quanto evidenti. Oggi però c'è nel nostro elettorato, come si evince dalle ultime vicende, un virus dell' antipolitica se non dell' antisistema. Dobbiamo prenderne atto seriamente ed in fretta individuandone le cause. Bisogna quindi 'fare tesoro' delle 'bastonate ricevute' e fare, dove è il caso, serena e significativa autocritica. Ha ragione il Presidente dei deputati Pd quando esorta, rivolgendosi anche a certi precisi critici nel partito, a guardare e pensare anche a quello che sta alla nostra sinistra. E' un errore, infatti, ritenere che quello spazio non sia affar nostro, come è sbagliato delegare tutto ciò che è moderazione alla destra. Non è facile navigare in acque agitate e per giunta dai fondali bassi come quelli che stiamo affrontando, ma non abbiamo alternative se vogliamo diventare forza di governo e se vogliamo essere in grado di recuperare un forte consenso tra i cittadini. Certo il Pd non può tenere il piede in due scarpe e deve uscire da una certa deleteria ambiguità chiudendo a doppia mandata la porta, costi quel che costi, a quel pericoloso ed anacronistico "massimalismo di ritorno", più o meno latente, che, in un momento di difficoltà, potrebbe apparire per qualcuno come una possibile via di fuga se non addirittura una soluzione. Una 'restaurazione' di questo genere butterebbe completamente all' aria il progetto del Pd dichiarandone il fallimento definitivo e sancendo il più sconsolato dei 'liberi tutti'.
Scritto da paolo rossi il 7/3/2012 alle 13:35
Bersani incarna un certo tipo di partito e non solo di linea senatore, mi sembra di capire anche sul territorio. Sappiamo del suo rapporto con Franceschini, oggi non è colpa di nessuno se il ragazzo sta con il segretario. Non si può stare in definitiva, proprio come lei dice di rifiutare, con un piede in due staffe.
Scritto da Guevara il 7/3/2012 alle 14:54
Scusa @Guevara, non per farmi gli affari tuoi, ma in fabbrica che razza di turni fai? Deve essere un posto dagli orari molto elastici e flessibili, una vera pacchia!
Scritto da paperoga il 7/3/2012 alle 15:07
Caro @Guevara, capisco dove vuoi arrivare (non è per la verità che ci voglia molto) ma credo a questo proposito, non solo nel mio precedente commento, di essere stato sufficientemente chiaro. Se ti può confortare, nonostante la mia amicizia ed il rapporto politico con Franceschini, non è che sono in sintonia con lui sempre e su tutto. Penso si possa. Devo inoltre aggiungere che, ad oggi, non mi ha mai e sottolineo mai obbligato a pensare, o addirittura votare, fuori dalla mia volontà.
Scritto da paolo rossi il 7/3/2012 alle 15:56
Il problema non sono le persone ma l' identità, la linea politica e quello che si trasmette. Il Pd fatica perchè è ibrido e non riesce a far passare quell' idea di cambiamento e di innovazione che, da più parti ed in varie occasioni, la gente reclama a gran voce.
Scritto da marcello il 7/3/2012 alle 17:11
Poche balle, Bersani a casa! Interpreta un modo di far politica consunto. Poi non lamentatevi quando perdete voti a sinistra.
Scritto da Giorgio il 7/3/2012 alle 18:01
Questa italia ha bisogno di sinistra, se no con i poveri e la gente che fa fatica alla fine del mese chi ci sta, Monti?
Scritto da Antonio il 7/3/2012 alle 18:26
Signor @antonio, considerando la situazione di questo paese è proprio sicuro che qui da noi ci sia bisogno di una sinistra tradizionale? Non si può pensare a qualcosa di diverso? E il riformismo come può essere definito? il male minore del capitalismo punto e basta? La via in G.B. che, in tempi differenti, ha tentato il neo laburismo è stata fallimentare? Non ha saputo aumentare le pari opportunità livellando un certo gap sociale precedente? Forse a tutte queste domande qualche risposta concreta si potrebbe anche dare.
Scritto da Sergio il 7/3/2012 alle 19:40
Uè ma il to amis Molinari, discepolo verboso del prof. Fiori, spende tutto il suo sapere anche lui soltanto per Giuseppe da Vedano? Ma non sta anche il segretario di Vares con Franceschini? Avrà cambiato casacca, mi sa che gli hai portato via la morosa. Comunque lui ed altri hanno lanciato una moda: gli amici o ex-amici del senatur non lo devono "cagare" sul suo blog e la cosa ...funziona, è contagiosa.
Scritto da paperoga il 7/3/2012 alle 19:49
@paperoga mi sei proprio simpatico ma il tuo ultimo commento, con il rispetto che si deve a tutti, mi fa dire un grande "e chi se ne frega". Ognuno può scrivere dove ne ha voglia. Non diamo troppa importanza a chi disdegna questo blog, lo facciamo diventare importante e non mi sembra il caso.
Scritto da piero ribolzi il 7/3/2012 alle 21:13
Va bene, nessun cambio del segretario ma questo buon Bersani un po' di autocritica deve avere il coraggio di farla. Lo dice uno come me che ha fatto il suo stesso percorso politico.
Scritto da claudio colombo il 7/3/2012 alle 22:02
Caro Paolo , la mia visione come tu ben sai non è da elettore PD , questo mi permettere di essere meno coinvolto emotivamente dalla questione . Penso comunque sia giunto il momento di tagliare il cordone ombelicale che vi lega ai vecchi apparati post comunisti in modo netto e deciso mettendo in conto di perdere i voti di chi non vuole saperne di riformismo vero . I cambiamenti , in senso evolutivo , fanno sempre bene . Nei paesi liberi ed evoluti si guarda al futuro , Bersani & c.certamente no
Scritto da Luca Fava il 8/3/2012 alle 07:38
Niente autocritica a Genova, niente autocritica a Palermo, l' autocritica per gente come Bersani è segno di debolezza e quindi avanti in questo modo con una sconfitta dietro l' altra, come l' Inter di Ranieri. C'è del masochismo in voi.
Scritto da Giorgio il 8/3/2012 alle 09:37
Riformismo è innanzitutto gradualismo, studiare la compatibilità dei cambiamenti con la realtà in atto, senza pericolose fughe in avanti o la conservazione di privilegi , che negano nel loro acritico mantenimento giustizia ed equità, a danno nel caso di giovani e donne. Significa non rinchiudersi nel recinto astratto e comodo delle ideologie Significa scongiurare reazioni che ci relegano in una posizione sempre minoritaria.
Scritto da Ornitorinco il 8/3/2012 alle 18:28
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