inserito il 5/4/2009 alle 10:08
Di che cosa stiamo parlando, allora? Di rimettere in moto il comparto dell’edilizia come motore della ripresa economica, per di più a costo zero per lo Stato: un giro d’affari di 6/8 miliardi e 100.000 posti di lavoro, assicura il governo. Ma qual è l’idea su cui poggia tanta manna? L’idea è quella di consentire l’dell’acqua comune, dei parchi comuni, del paesaggio di tutti e in barba agli standard urbanistici secondo il più classico “fai da te”. La “mercificazione della “casa” e l’abdicazione dello Stato e degli Enti Pubblici. Ma quale è il problema? Oggi le spese per la casa assorbono l’80/90% di uno stipendio medio, l’80% degli sfratti avviene per morosità e l’indebitamento degli Italiani per il mutuo ammonta a circa 180 miliardi di euro, secondo stime di qualche anno fa. Nell’epopea neoliberista, la casa non solo ha cessato di essere un diritto, ma è diventata il principale misuratore della povertà crescente e l’emblema di quell’economia fondata sull’indebitamento che ha portato alla più grave crisi del dopoguerra. Cosa pensa di fare, a questo punto, il governo Berlusconi? Spingere l’acceleratore sulla mercificazione della casa, aumentando ulteriormente la possibilità di rendimento del mattone e di indebitamento degli Italiani e prefigurando una giungla sociale ed ambientale, nella quale vince il più forte . Allora, perché insistere con una ricetta che ha fallito a livello planetario? Eppure si potrebbe attraverso l’edilizia aiutare la ripresa, nel rispetto degli strumenti urbanistici, cioè nell’interesse e con la possibilità di controllo da parte della collettività, a partire da: recupero, manutenzione e messa in sicurezza degli edifici, delle infrastrutture e del territorio; incentivazione all’autorecupero; riconversione energetica di tutti gli edifici pubblici; utilizzo a scopo abitativo e a canone agevolato almeno di una parte del patrimonio del demanio militare recentemente acquisito dai Comuni. Tutte cose sgradite ad un governo di destra che, per uscire dalla crisi, non trova di meglio che accentuare quegli elementi che la crisi stessa hanno prodotto. Parlare di un cane che si morde la coda è pleonastico. Categoria: Idee e proposte
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