Obama, il presidente degli Stati Uniti, è uno che parla chiaro. Dice quella che gli sembra la verità, senza nascondere nulla. Sull’auto, in particolare su Chrysler e Fiat, parla così: “Chrysler si è guardata intorno e ha trovato quel che potrebbe essere un potenziale partner – la compagnia automobilistica internazionale Fiat, dove l’attuale management ha realizzato un’impressionante inversione di tendenza. Fiat è pronta a trasferire la sua tecnologia d'avanguardia a Chrysler e, dopo avere lavorato a stretto contatto con la mia squadra, si è impegnata a produrre – fabbricando nuove automobili e nuovi motori, efficienti dal punto di vista dei consumi - proprio qui negli Stati uniti. Se Chrysler e Fiat sono capaci di raggiungere un solido patto che protegga i contribuenti americani, noi prenderemo in considerazione un prestito di 6 miliardi di dollari per contribuire alla riuscita del loro piano” .
Chrysler non deve morire, perché i suoi operai passati, presenti e futuri ne hanno ancora bisogno. Ma c’è l’altro riferimento costituito dai contribuenti. Nel breve testo di Obama i contribuenti sono nominati almeno quattro volte. Perchè essi non devono portare da soli il peso degli errori e delle colpe dei banchieri e dei faccendieri. (Si pensi alla beffa fatta ai contribuenti italiani per il salvataggio di Alitalia da Berlusconi, Formigoni e Bossi!)
Ma davvero Fiat può essere il deus ex machina? O forse bisognerebbe dire il deus in machina, in questo caso Fiat ha il compito di convincere i portatori di interessi, cioè in questo caso il sindacato americano dell’auto, ad accettare un patto, peggiore di ogni altro patto che il sindacato abbia mai firmato. Sergio Marchionne è l’uomo speciale capace di convincere, forse ricattare, in ogni caso trattare in modo convincente con loro. Poi, certo, porterà anche i suoi motori e monterà le sue auto, leggere e poco inquinanti, a confronto delle pesanti automobili americane.
Dopo aver sentite le parole di Obama, gli azionisti Fiat si sono messi in agitazione e il titolo ha guadagnato in due giorni il 40%. Essi forse pensano di avere in tasca e gratis la famosa casa americana. Ma si è mosso anche il sindacato americano che ha chiesto un incontro alla Fiom! Perché c’è di mezzo il lavoro, i diritti, le persone, non solo finanza. E la partita diventa complicata. E la crisi oggi rende più duro riprovare a far pagare quelli che stanno alla base della società..