"Insieme costruiamo il futuro."
Alessandro Alfieri   alessandro.alfieri@consiglio.regione.lombardia.it
inserito il 20/3/2014 alle 17:29

Il primo anno di lavoro della giunta Maroni è deludente, privo di quelle riforme che l’amministrazione capitanata dalla Lega potrebbe fare senza bisogno di chiedere nulla a Roma, senza bisogno del famoso e prevedibilmente inattuato 75% di tasse da trattenere in Lombardia. Alla vigilia dell’evento di domani “Dillo alla Lombardia”, abbiamo tirato le somme di un anno di amministrazione. Risultato: Maroni bocciato, partendo dalle riforme non fatte e dalle cifre, esagerate e non corrispondenti alla ben più misera realtà dei fatti, diffuse lunedì in conferenza stampa dallo stesso governatore.

Il 75% di tasse è un pretesto
Maroni è a Roma per battere cassa a Renzi, ma è un pretesto per nascondere che in un anno dal suo insediamento la Regione non ha saputo fare quelle riforme che non hanno bisogno di soldi da Roma e che sono di stretta competenza di Palazzo Lombardia. La sanità, prima di tutto, perché da quando si è dovuti andare al voto anticipato per i gravi scandali di San Raffaele e Maugeri, preceduti alcuni anni prima da quello terribile del Santa Rita, nulla è stato fatto per impedire che quei fatti accadano di nuovo. C’è poi il sistema dei trasporti, capitolo sempre doloroso per i pendolari lombardi, che è stato oggetto di una riforma ancora inattuata perché mancano i provvedimenti che la giunta Maroni avrebbe dovuto assumere. Più che i soldi messi per l’acquisto di nuovi treni, che sono sempre gli stessi dagli anni di Formigoni, bisognerebbe partire da uno zero, che è il numero delle gare pubbliche fatte per assegnare il servizio di trasporto sulle tratte lombarde mettendo in concorrenza operatori diversi. E infine la casa, su cui da mesi si parla e di una riforma che non arriva mai.

Più di un anno dal bando all’erogazione del contributo
Diversi sono gli esempi di malfunzionamento: il bando sugli oratori, chiuso a dicembre 2012 è stato assegnata a inizio 2014; il bando sulle nuove farmacie, chiuso anch’esso a fine 2012, se va bene darà risposte ai richiedenti nel prossimo autunno; i contratti di solidarietà, frutto di una legge che abbiamo fortemente voluto noi dell’opposizione, dopo quattro mesi manca ancora dei provvedimenti attuativi, e per le aziende questi tempi sono un’eternità; la legge sui padri separati, tanto propagandata dalla Lega, è stata fatta così bene che l’80% delle risorse è andato alle madri, il che non è certo di per sé un problema, ma o era sbagliato il presupposto o sono sbagliati i criteri di assegnazione.

Divisi quasi su tutto
Secondo il Pd l’inconcludenza della Regione a trazione leghista è in parte spiegata dalle divisioni nella maggioranza, che si è dimostrata litigiosa ormai su diversi temi: dal rimpasto richiesto da NCD e respinto con sdegno da FI, al taglio delle risorse per la maternità (fondi Nasko) per le donne straniere (e le italiane) con meno di 5 anni di residenza, alla riforma dei vitalizi in essere, alla polemica sui pre-saldi (polemica interna all’allora Pdl) e infine all’abolizione della legge Merlin, sostenuta dalla Lega con Forza Italia e avversata dal Nuovo Centro Destra.

Se la Lombardia non corre, difficile difendere il regionalismo
Con l’immobilismo della sua gestione Maroni rischia di dare una sponda a chi ritiene che le Regioni vadano chiuse. Noi siamo di diverso avviso e invitiamo il governatore a fare le riforme che i cittadini attendono. Per parte nostra nei prossimi 365 giorni presenteremo le nostre proposte sulla riforma della sanità, sul taglio dei ticket, sul contenimento del consumo di suolo e sul lavoro. Sono alcuni dei temi cardine su cui vorremmo finalmente vedere un cambio di linea della nostra Regione.

A questo link potete trovare le slide della nostra analisi del primo anno di Maroni.

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