Fai vincere la lealtà verso i cittadini e verso il Paese.
Paolo Rossi   rossi_paolo@camera.it
inserito il 10/5/2010 alle 15:53

 In un partito che si definisce plurale occorre mantenere vivo il confronto interno. Pleonsatico sottolinearlo.  Sappiamo che, fuori dal Pd (e non solo fuori), appena si manifesta la volontà di discutere si passa per essere considerati 'sabotatori' che minano tutto alla radice. Certo la compattezza politica è importante, ma ancor di più la chiarezza e la libertà di espressione interna. A Cortona si è nei giorni scorsi tenuto un Convegno di Area Democratica, che fa riferimento alle posizioni politiche di Franceschini, Veltroni, Fassino ed altri, sulla situazione del Paese e intorno allo 'stato' della nostra organizzazione politica. E' stato detto chiaramente: è una follia pensare, a fronte di distinzioni interne, ad una scissione, come è sbagliato mettere, in questa fase, in discussione la leadership. Questo non significa narcotizzare il confronto interno. Non si sta chiedendo, i sostanza, il cambio del direttore di orchestra (ci mancherebbe altro) si sta chiedendo di 'cambiare musica'. Questo è, almeno dal mio punto di vista, legittimo. Da dove partire?  Comprendo la differenza fra miilitanti e simpatizzanti ma un partito aperto non può in questa fase avere paura degli elettori che sono i nostri veri azionisti. E' da lì che si parte. Ha dichiarato Franceschini: "invocare con lealtà un cambio di passo è un atto di amore verso il partito. I Democratici -insiste l'ex segretario- devono lasciarsi alle spalle la sindrome del 'fortino assediato' e recuperare la 'missione originaria', che sarebbe poi lo spirito del Lingotto". Quello spirito, aggiungo io, condiviso poco tempo fa da più di tre quarti del partito, quello che ci ha portati al 33%, quello che qualcuno ha seppellito con troppa fretta.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 10 commenti -
Lettera aperta ai Dirigenti del PD della Provincia di Varese. Prima del recente Congresso, un piccolo gruppo di elettori del PD, del Nord, del Centro e del Sud Italia, ha scritto una lettera aperta ai Dirigenti nazionali ( "Lettera aperta ai Dirigenti del PD", del 12 settembre 2009 ) non solo per fare proposte su alcune importanti questioni ma, soprattutto, per esprimere un forte disagio nei confronti di un gruppo dirigente incerto e lento nelle decisioni, troppo autoreferenziale, spesso impegnato in lotte di potere, sia nel partito che nelle amministrazioni locali, e, quindi, poco attento a tutto ciò che si muove nella società italiana. A distanza di alcuni mesi da quella lettera, dopo l'elezione del Segretario Bersani, dopo le elezioni Regionali che hanno sostanzialmente confermato i risultati delle Europee e, quindi, le notevoli difficoltà del Partito a rapportarsi dialetticamente con molti gruppi sociali sia nel Nord Italia che nel Sud, riteniamo di dover manifestare, come elettori del Varesotto, la nostra profonda delusione e la nostra irritazione: 1. per la puntuale ricomparsa delle vecchie appartenenze correntizie e per il riproporsi di un ennesimo dibattito sulla forma del Partito di cui , molto probabilmente, ai tanti che non hanno votato o a coloro che hanno lasciato il PD per altri lidi, non interesserà "un fico secco"; 2. per la miopia e l'arroganza di alcuni "vecchi e nuovi guru" del Partito che, invece di dare umilmente il loro contributo negli organismi in cui sono presenti, tendono a fare sempre i primi della classe sui giornali ed in televisione e rendono, così, molto difficile la gestione unitaria e le sintesi politiche del Segretario. Ciò premesso, rileviamo che solo ora si comincia, a nostro parere, molto timidamente a discutere delle tematiche che in quella lettera ponevamo, e, quindi, le stesse continuano ad essere sempre più attuali per il Partito e per la società ( pensiamo all'informazione della televisione pubblica ed a possibili forme di lotta come il ritiro dei rappresentanti del Partito dagli organismi della Rai e/o ad uno sciopero, pur se limitato nel tempo, del canone; al rapporto con la Lega senza "scopiazzature" o genuflessioni; ad una rinnovata moralità nel Partito e ad un necessario decalogo per corretti e limpidi rapporti con il mondo imprenditoriale nelle amministrazioni locali in cui il PD governa; alla "promozione.....di una politica come servizio alle persone, compito remunerato in modo giusto e senza privilegi" ). Quindi, anche a costo di sembrare, secondo categorie politiche, invero, vetuste, dei "qualunquisti", intendiamo insistere, ancora una volta, sulla questione della "politica come servizio". In particolare, dopo il coinvolgimento di alcuni esponenti sia del nostro Partito, in diverse Amministrazioni locali, che della Maggioranza di Governo (che Berlusconi e Bossi amano presentare come non appartenente alla casta e come alfiere della meritocrazia), non solo nelle solite pratiche di corruzione, ancora sotto la lente giudiziaria, ma anche in episodi di nepotismo ( mogli, fratelli, figli, ecc. ), di raccomandazioni di attricette e/o imprenditori che certo non fanno rima con la meritocrazia, consideriamo la stessa questione sempre più pregiudiziale a qualsiasi progetto, per un nuovo modo di fare politica e pensiamo che il Partito, per essere più credibile e popolare, debba "avere un'anima" e ritornare a discutere non solo negli organismi dirigenti ma anche in periferia. Per questo, ci sembra doveroso ed urgente porre alcune domande ai Dirigenti locali del PD perché riflettano seriamente e cerchino di dare, ad esse, risposte non generiche: 1.Perché i Dirigenti Locali del PD non chiedono alla Segretaria Nazionale di presentare ai cittadini ed in Parlamento, come pregiudiziale per qualsiasi tipo di dialogo sulle Riforme Istituzionali e prioritaria anche alla riduzione del numero dei rappresentanti dei cittadini nelle Istituzioni, una proposta per un urgentissimo Decreto Legge del Governo per dare un po' di respiro ai Comuni e rifinanziare, ad es., il Fondo Nazionale delle Politiche Sociali degli Enti Locali (che é stato falcidiato, come la scuola, dai tagli di Tremonti) con il 20-30% ( forse é troppo? ) delle retribuzioni di tutti i Parlamentari, Consiglieri Regionali, Provinciali, Sindaci ed Assessori Comunali ( almeno nei comuni medio- grandi )? 2. Perché i Dirigenti del PD, a fronte dell'aumento dei disoccupati, delle famiglie povere, ecc. non dimostrano, anche con qualche simbolica iniziativa, di avere un sussulto di umana solidarietà ( come quell'imprenditore di Adro che ha dato il denaro per pagare la mensa ad alcuni bambini della scuola elementare), ma soprattutto perché non si fanno carico, in modo rigoroso e non episodico, del problema della diminuzione dei costi della politica e, quindi, della spesa pubblica? 3. I Dirigenti del PD, prima di parlare di partito del Nord o di altre cose del genere, sono consapevoli del fatto che "l'aumento dell'astensionismo nelle elezioni è soprattutto legato alla scarsa credibilità della politica, alla sua autoreferenzialità, cioè, in poche parole, alla inossidabilità ed intangibilità della Casta"? Varese, 6 Maggio 2010 Cordialmente Antonio Cucciniello - docente in pensione - Induno Olona ( Va ) Giuseppa Cocuzza - docente - Induno Olona ( Va ) Floria Civinelli - docente - Induno Olona ( Va ) Emilio Corti - docente - Induno Olona ( Va ) Riccardo Conte - avvocato - Varese Nunzia D'Errico - docente - Varese Elisa Di Giacomo - assistente sociale - Varese Franco Picazio - docente in pensione - Varese Silvana Barisi - assistente sociale in pensione - Brenta ( Va ) Margherita Di Vilio - impiegata - Solbiate Arno ( Va ) Gloria Zampieri - impiegata - Caronno Varesino ( Va ) Fabio De Petra - impiegato - Caronno Varesino ( Va )
Scritto da Antonio Cucciniello il 10/5/2010 alle 17:53
Ho voluto pubblicare la vostra riflessione nonostante sia un pò lunga (intendo ovviamente per un blog). Sollevate questioni importanti con severità ma in modo circonstanziato. Non condivido tutto, sia chiaro, ma molte delle vostre critiche e riflessioni devono farci meditare. Spero di poter approfondire la questione con voi. Sono disponibile. Anch'io sono severo con il partito, ma perchè ci credo. Non voglio giustificare nessuno ma mettere insieme un soggetto politico come il nostro non è facile, e non lo sarà (siamo agli inizi). Certo si deve partire attraverso un atteggiamento di ascolto, in particolare da parte di chi ha delle responsabilità. Poi si potrà decidere quello che si ritiene giusto ma se si indicano strategie ed indirizzi senza sentire la gente, se non si accettano le critiche (o per lo meno ci si rifiuta di prenderle in esame) ..........non si va lontano. Comunque grazie per il prezioso contributo.
Scritto da paolo rossi il 10/5/2010 alle 20:22
Una lettera di questo livello è utile a tutti, ai dirigenti, ai militanti, agli elettori. Apprezzo l'onestà di inserirla nel suo blog come primo commento. Segno di voglia e capacità di ascoltare. Pur avendo una provenienza politica molto più a sinistra della sua, penso che le aree (di pensiero e non correnti) siano utili dentro un partito per consentire il confronto, altrimenti sarmmo sempre di fronte a poche persone che decidono per tutti.
Scritto da Sergio il 10/5/2010 alle 22:55
Sto discutendo con il mio amico Sergio delle cose lette nel suo testo, dove è chiaro che la linea da scegliere è quella di un rinnovamento nei modi di fare politica e di rapportarsi alla gente. Per questo la discussione sulla forma partito è importante; se si fanno le primarie per scegliere i candidati o no non è una cosa che non interessa, se il partito non è solo degli iscritti ma è anche degli elettori non è una cosa secondaria. Sono direzioni nuove necessarie per cambiare musica.
Scritto da Marco il 10/5/2010 alle 23:01
Parliamone, magari in una occasione in cui possano essere presenti anche tutti colori che lo desiderano.
Scritto da effe il 10/5/2010 alle 23:14
Il cambio di passo lo stiamo aspettando, ma fino ad ora siete stati solo capaci di buttare giù tutti i segretari nazionali del partito fin che non è stato messo quello che va bene a D'Alema e alla componente diessina dei dirigenti, anche a Varese.
Scritto da Mario P. il 10/5/2010 alle 23:17
Il discorso del Lingotto aveva calamitato tutti, solo che non ha avuto concretezza nel partito. A Varese la situazione è penosa, non è esistito un solo dibattito pubblico, mentre da altre parti questo accade, anche nei paesini della provincia. Ma vi rendete conto di come sono stati azzerati tutti gli entusiasmi, dopo le primarie?
Scritto da Nottambulo il 10/5/2010 alle 23:24
Andando a leggermi (ora per la prima volta ammetto) gli altri suoi interventi sul blog, vedo che questa volontà di cambiamento è un leit motiv che è ripreso in forme diverse ma più volte. Ci crede abbastanza per essere capace di restare magari la sola voce nel PD di Varese che spinge verso qualcosa di nuovo? Ci provi, che ci sono gli elettori dalla sua parte e quelli stufi dei baroni e dei capicontrada.
Scritto da effe il 10/5/2010 alle 23:34
Se davvero alla base di tutti ci fosse la convinzione che la politica è un servizio alla gente, ci dicono alcuni amici apartitici, non assisteremmo a tante beghe... Che abbiano ragione a dire così?
Scritto da Rosella e Carlo il 11/5/2010 alle 12:52
Cari Rosella e Carlo, temo che le beghe ci sarebbero comunque. Pensate che ne so alla sanità, alla sua organizzazione. Ebbene cosa succede, molto spesso, tra dirigenti, medici e operatori sanitari se non discussioni, litigate e quant'altro? Chi innanzitutto ne fa le spese se non il malato? (ho fatto l'esempio della sanità perchè mi pare il più eclatante) Le beghe come le avete definite voi (ma a volte siamo di fronte a veri e propri scontri) sono insite nella natura umana. Vanno circoscritte e possibilmente limitate. Questo è il compito di ogni individuo, di ogni cittadino e, ancor di più, di ogni persona che riveste incarichi pubblici ma anche 'privati'.
Scritto da paolo rossi il 11/5/2010 alle 14:37
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