Fai vincere la lealtà verso i cittadini e verso il Paese.
Paolo Rossi   rossi_paolo@camera.it
inserito il 27/10/2010 alle 15:41

La Lega, alle nostre latitudini, 'comanda' ma, soprattutto, 'rappresenta'. Può essere insidiata sul suo stesso terreno? A ben vedere propone una società che non esiste più. Sulle paure collettive alimenta vere e proprie nostalgie con le quali non si governa il futuro. La sua politica è tesa a definire una società identitaria ma oggi, con la multietnicità,  è necessario 'fare i conti'. In fondo è l'ineludibilità della Storia che ce lo dice con chiarezza granitica. Oggi, in maniera quasi 'esemplare', i 'padani' riescono ad essere una sintesi di partito di governo e di opposizione. A Roma, dove sono accampati, comandano. Nelle pianure e valli del nord cavalcano la protesta. Sono i paladini di un 'federalismo di cartapesta' perchè già si tocca con mano il divario incolmabile tra le aspettative create con la realtà delle cose. Pensiamo, per esempio,  al depauperamento in corso delle strutture di governo locale (chiedere conferma anche a molti sindaci leghisti). Credo che il nostro territorio possa avere le condizioni economico-sociali per incentivare una vocazione riformista. Sarà però necessario partire dall'elaborazione di nuovi strumenti culturali per capire il cambiamento. Operazione difficile ma non impossibile. 

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 15 commenti -
Non sono ottimista. La Lega si è inserita nel potere centrale e soprattutto locale come e, se posso dire, peggio della Dc che ovviamente era un partito fatto di altra pasta. Scalzarli non sarà facile, sono scaltri, sulle paure e non solo mantengono il consenso e Varese e la sua provincia per Bossi sono un baluardo che eventualmente per loro e costi quel che costi sarà l' ultimo a cadere. La missione è impossibile? Quasi ma proviamoci almeno.
Scritto da Un anziano il 27/10/2010 alle 18:16
Una società avanzata economicamente ed anche dal punto di vista culturale è terra fertile per realizzare un sano riformismo politico. Non ho dubbi da questo punto di vista. Certo che la presenza della Lega, una presenza forte, radicata e, come dice il senatore nel post, identitaria è difficile da smontare o limitare. Credo che i non risultati oggettivi dei leghisti, dal federalismo ma c'è anche altro, non passeranno tra la gente come acqua sul marmo. Ci vuole tempo, questo di sicuro ed inoltre occorre fare opposizione e in particolare costruire un profilo riformista, moderno ed europeo. Questa la vera difficoltà.
Scritto da Borghi S: il 27/10/2010 alle 19:22
Non vorrei sembrare il solito leghista stereotipato ed arrogante ma, se valutate bene, il vero profilo riformista è interpretato proprio dalla Lega Nord. Certamente gli ostacoli per realizzare il federalismo ci sono, anche nello stesso centrodestra, ma quella sarà la vera riforma che cambierà in meglio non solo il nord ma il paese nel suo insieme. La cosa fa paura, da qui le resistenze di un sistema sclerotizzato.
Scritto da Un leghista moderato il 27/10/2010 alle 19:35
Caro leghista moderato, la tua è una pia illusione. Non ti sei ancora reso conto che i poteri forti hanno da un bel pezzo inglobato la lega? Una lega che porterà a casa un federalismo di facciata che poi sbandiererà ai quattro venti per salvare la pelle.
Scritto da Adriano il 27/10/2010 alle 21:59
Va bene senatore un intervento come il suo che ci lascia qualche speranza. Ma quando testualmente dice:"-sarà necessario partire dall'elaborazione di nuovi strumenti culturali per capire il cambiamento-" sarebbe utile poter approfondire e specificare.
Scritto da Marcello il 27/10/2010 alle 22:05
Ha ragione Sig. Marcello. Il post è spesso una semplice 'considerazione sintetica' che ha l'intento (o la presunzione) più che altro di stimolo ad un dibattito. Sinteticamente, se riesco, le rispondo che è necessaria un'azione culturale da impostare utilizzando anche un linguaggio nuovo con la gente. Voglio dire che c'è l'urgenza di far comprendere ai cittadini il significato dell'essere contro una società chiusa e protezionistica, in piena era globale, e invece per una società aperta nella quale si possa 'giocare' anche la 'categoria' della 'fraternità' che viene decisamente prima della libertà ed anche dell' uguaglianza. L'aspetto non può quindi che essere culturale perchè si tratta di proporre un progetto in antitesi alla società delle 'etnie contrapposte'. Operazione questa, mi rendo conto, necessariamente graduale, non immediata, difficile e complessa ma unica via possibile. Si tratta di occuppare uno spazio che si poggia, per così dire, su di un terreno 'valoriale' dove, a quel livello, si può aprire davvero una sfida vincente con la Lega. Una competizione, dunque, prima culturale che politica. Sembrerebbe questa una scelta astratta rispetto ad una politica dell'immediato e della concretezza quotidiana (che nel caso padano è per la verità fittizia e fumosa). Credo però che questo sia l'unico ambito dove la battaglia potrà essere vinta e 'girarsi' a nostro vantaggio. Se, in qualche modo, inseguiremo la Lega proponendoci, in buona sostanza, come una sua variabile di sinistra e/o progressista, non ne verremo fuori più e, comunque sia, rimarremmo un modello 'made in Taiwan', magari anche ben fatto ma mai appetibile quanto l'originale. Grazie per il Suo spunto che mi ha dato l'opportunità di approfondire, seppur in modo prolisso, un concetto che ritengo non solo importante ma vitale.
Scritto da paolo rossi il 27/10/2010 alle 22:25
I nuovi strumenti culturali ci sono e consistono nei valori della democrazia e dell'integrazione, anzitutto. Una società democratica è, per sua natura, aperta e solidale. Una società che integra non si rannicchia attorno alle paure e alla difesa di ciò che sembra garantire sicurezza. Il modello leghista di tutela del "proprio" è agli antipodi di questo tipo di società. E' che bisogna avere il coraggio di non tacere.
Scritto da Nottambulo il 27/10/2010 alle 22:46
Caro senatore, quando ho scritto il mio commento non avevo ancora letto la sua lunga risposta a Marcello. La ritengo esaustiva e apprezzo la riflessione che ne scaturisce. Molto più semplicemente ho espresso nel commento precedente a questo la necessità dei valori della solidarietà (fraternità lei giustamente la chiama) e della apertura, che anche lei ritiene la forma culturale più adeguata per rispondere alla "violenza" culturale di chi semina ingiusta paura degli altri.
Scritto da Nottambulo il 27/10/2010 alle 22:51
A Varese hanno per ben due volte insultato (e già questo basterebbe) e pare (almeno in un caso) anche picchiato due giovani di colore. Mi riferisco alla ragazza picchiata mesi fa su un autobus di linea cittadino e al caso recente della ragazzina definita "sporca negra" nella zona delle scuole di via XXV aprile. Bastano da soli a dire dove ci ha condotti la cultura della chiusura e della difesa da chi riteniamo diverso. Ma diverso da chi? Da questi supponenti cittadini "perbene"?
Scritto da Miriana il 27/10/2010 alle 22:56
Già che parlate del caso della ragazzina insultata come "sporca negra", spero che adesso non ci si limiti a dire che il "signor Antonio" è recidivo (vedi Varesenews) in quanto ad insultare e che è solo un fatto personale. A lui è capitato di essere in mezzo alla gente e facilmente individuato. Ma quanti signor Antonio, senza che i casi esplodano, si permettono di apostrofare meridionali ed extracomunitari?
Scritto da A.G. il 27/10/2010 alle 23:01
Il caso della ragazzina è vergognoso e significativo di quanto dicevamo precedentemente. Guardi che una amica di mia nipote, nella sua classe, è stata insultata da un compagno più o meno allo stesso modo e non c'è stata alcuna punizione (si usano ancora le note?) come se fosse tutto "passabile" .
Scritto da Nottambulo il 27/10/2010 alle 23:05
Questa ce la riferisce un anziano padre missionario. A quanto pare, egli dice, al di là di ogni attenta considerazione e valutazione di carattere politico, sociale, umano, quei fatti esecrabili trovano il tempo che trovano, cioè episodi circonscritti, limitati, anche se eclatanti e che non sono affatto emblematici della nostra collettività, che è in buona sostanza buona, accogliente generosa, disponibile nei fatti, spesso nascosti, silenziosi e concreti, alla solidarietà. E quindi...
Scritto da Legnanesi e Bustocchi il 28/10/2010 alle 07:56
Chiedo scusa se intervengo con ritardo, quando ormai il dibattito si è esaurito, ma consentitemi di farlo lo stesso perché il tema mi interessa molto. In provincia di Varese l’egemonia della Lega è ipertrofica e asfissiante, ed è stata costruita in gran parte sull’esasperazione e distorsione di esigenze in sé giuste ( come il desiderio di sicurezza, di legalità ,di giustizia sociale, di efficienza, di prospettive future certe per sé e per i propri figli ) ma interpretate in chiave egoistica ed enfatizzate individuando in obbiettivi di comodo gli ostacoli da rimuovere per la loro piena realizzazione. Obiettivi di comodo che si chiamano immigrati, in fuga dalla povertà o dalla persecuzione o, molto spesso, da entrambe . La provincia di Varese è stata la culla della Lega ed ora ne è la palestra, il laboratorio, l’ultimo baluardo che i leghisti cederanno e sotto il cui crollo si lasceranno seppellire. Lo dico perché, qualcuno mi ha dato, nei giorni scorsi dell’ottimista. In realtà non lo sono, credo però di essere realista e prendo atto allora che anche per la Lega è finita la spinta propulsiva, perché è finita l’energia pulita della nascita, registrata mentre tutt’ intorno si avvertivano già i miasmi della corruzione, del malaffare e del coinvolgimento pieno dei partiti: era il tempo delle inchieste di ”mani pulite!” Di quei miasmi e di quelle inchieste la Lega si è nutrita, ha saputo approfittare ed è diventata forte ! E’ diventata forte elettoralmente , ma di quel consenso si è servita solo per occupare tutti gli spazi tradizionalmente definiti “sottobosco governativo” ( asl, acquedotti, gestione rifiuti,scuole , trasporti, società di servizi ). Di quel consenso si è servita per rafforzare il suo potere contrattuale con Berlusconi, di cui ha comunque approvato tutte le leggi “ad personam “ per salvarlo dai suoi processi. E pensare che nei primi anni ’90 ( dopo esser uscita dal 1° governo Berlusconi ) la Lega aveva sottoposto il suo ex alleato ad un fuoco di fila di accuse e sospetti gravissimi per le attività di Fininvest ( fino a rivolgersi ad investigatori privati per saperne di più) . La Lega si è battuta contro “Roma ladrona” ed oggi, è lì a Roma , stabilmente incollata alle poltrone del potere centrale, dimentica dei suoi stessi obbiettivi; i suoi rappresentanti al Parlamento sono divenuti parte sostanziale di quella che ancora oggi definiscono “ Roma ladrona”, nonostante la “diplomazia della paiata”. Non c’è stato altro periodo nella storia repubblicana, in cui Regioni ed Enti locali abbiano goduto di un livello di autonomia, economica soprattutto, più basso di quello che stiamo attraversando. Ed in aggiunta, la realizzazione del federalismo fiscale appare ormai avviata su di un binario morto. Per anni la Lega ( soprattutto nel periodo influenzato dal prof. Gianfranco Miglio ) si è accreditata come l’unico partito riformista ( a questo forse si riferisce il “leghista moderato” a cui piace darsi un tono scrivendo su questo blog) morto Miglio, la Lega non ha prodotto nessun’altra proposta degna di attenzione , né riforme economiche né riforme istituzionali di rilievo. Fatta eccezione per quel corpo estraneo e ostile che è l’elezione diretta dei PM. Il presidio Leghista rappresentato da Varese sarà certamente l’ultimo a cadere , ma cadrà, purchè a noi sia chiaro che lo scontro deve vedere al centro del contendere i valori, quei valori che la Lega ha strumentalizzato e piegato ai suoi fini . Non li batteremo, parlando di segnaletica orizzontale sull’asfalto di strade e parcheggi, del colore degli attraversamenti pedonali e del numero di telecamere che controllano il territorio, né di raccolta differenziata e di “case dell’acqua o del latte” . Su questi temi non hanno commesso molti errori, perché queste realizzazioni danno visibilità e portano voti, il loro punto debole è aver forzato i temi della sicurezza personale e sociale , scaricando sugli immigrati la responsabilità di ogni violenza e di ogni insicurezza personale e sociale. Il loro punto debole è aver contribuito a ridurre i servizi erogati da Regioni e comuni a danno della scuola e dei ragazzi, a danno dei bimbi chew necessitano di mediatore culturale o di insegnanti di sostegno. “ Padroni a casa nostra “ è stato lo slogan spia delle loro manovra più sporca, che un po’ ha sporcato anche l’immagine della nostra gente , solitamente accogliente, solidale, aperta. “Padroni a casa nostra “, mutuato dalla propaganda violenta dal nazionalista serbo Radovan Karadzic, per fortuna non è entrato nella coscienza della gente lombarda, proprio perché i lombardi sono i campioni del volontariato nella protezione civile nazionale , della solidarietà tipica della Caritas ambrosiana, dell’associazionismo in generale e delle migliaia di pro loco: tutt’altra cultura rispetto ai presupposti leghisti ! E’ sui valori quindi, ha ragione Paolo, che dobbiamo dare battaglia , sarà una battaglia lunga, ma non potrà che essere vincente perché è l’unica che rispecchia il sentire vero e profondo dei cittadini lombardi.
Scritto da giovanniderosa il 28/10/2010 alle 22:14
La Lega è solida negli interessi, inserita nel potere, diretta nel parlare. Basta ascoltare "l'Oracolo/Pizia di Varese", ovvero il fondatore del movimento. Ad ogni domanda, risponde con una frase di 5/6 parole la massimo. Si è lasciato troppo spazio a pensieri che non costruiscono, ma semplicemente confortano e fanno pensare di essere qualcuno. Come facevano gli interventisti prima delle guerre. Ahimè la violenza, anche verbale, a volte conforta.
Scritto da FrancescoG. il 29/10/2010 alle 12:53
Beati quelli che hanno bisogno... di conforto !
Scritto da giovanniderosa il 29/10/2010 alle 17:15
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