Il Corso Mateotti è sempre stata la 'via protetta' dei varesini che coccolava soprattutto i giovani ma anche tanti pensionati e diversi 'meridionali' che avevano trovato lavoro nell' allora ricca e produttiva 'città giardino'. "Andiamo a fare quattro vasche in corso", si diceva. Le ragazze erano bellissime, quanti filarini nati e finiti in un amen dietro le colonne dei portici. Nei primi anni settanta venne chiusa al traffico e quella che sembrò una tragedia per i commercianti si rivelò presto la loro fortuna. Il 'salotto buono' era contornato dai più bei negozi della città. Il gastronomo Valenzasca che da fuori sembrava per ordine e pulizia una sala operatoria, il Mentasti, dove 'nutrirsi' con una brioche al gelato e poi... le meringhe del Ghezzi, impareggiabili. Andrea, il parucchiere, che mi spuntava quella che a quei tempi era una folta chioma. Davanti alle sue forbici la solita litania: "Solo un dito per favore, ho il testone, sto male con i capelli corti" una condizione alla quale, mio malgrado, ho dovuto presto abituarmi. Durante le manifestazioni politiche eccheggiava il "giò i clèr" dei 'bottegai', arrivavano i 'cina' di Lotta Continua. Quasi sempre finiva a botte con quelli del Fronte della Gioventù che presidiavano la zona. Ora molto è cambiato e sono tanti gli esercizi commerciali che non si affacciano più lungo la via. Qualcuno, tra chi per anni ha opposto resistenza, ha chiuso i battenti proprio in questi giorni. Ti assalgono nostalgia e tristezza per i tempi andati. Caspita, è proprio vero, tempus fugit. Ho esternato queste considerazioni ad un mio caro amico. "Te se drè a diventà vecc", mi ha detto - "Proprio tu parli che sei del cinquantotto come me".