Deve essere affrontata con urgenza e decisione la riforma della legge elettorale, soprattutto per quanto riguarda i rimborsi ai partiti. Tutto il sistema politico deve essere riletto nel nuovo scenario sociale, culturale ed economico che si sta delineando. In caso contrario, il rischio è quello di rendere la rappresentanza politica accessibile solo a chi ha ricchezze rilevanti, impendendo di svolgere l’impegno politico a chi non dispone di proprie risorse economiche.
Prendiamo spunto dalla Germania, dove il rimborso elettorale che riguarda le elezioni nazionali e regionali è stato ridimensionato. Anche da noi i bilanci devono essere certificati e occorre trasferire più risorse dal centro alla periferia, dove il contatto con i cittadini è costante (da questo punto di vista il Pd è sicuramente il partito che si è mosso con più chiarezza). Inoltre, per semplificare la gestione, il finanziamento ai giornali di partito deve integrarsi con quello destinato alle attività culturali e di ricerca.
Ma la vera riforma è culturale. I controlli e la trasparenza devono basarsi su principi solidi di buona amministrazione. Troppo spesso si fa coincidere la vita dei partiti (o quella delle istituzioni) con il destino del leader, così come di un singolo politico. Cosa che si scontra con una regola fondamentale: lasciare a chi viene dopo una condizione migliore di quella presa in carico.
Io penso che si debba partire dalla base. Ridare respiro, dignità e valore all’impegno politico è la prima condizione per parlare guardandoci negli occhi. Del resto, quello è l’obiettivo che anima le serate passate a discutere, le giornate impegnate nell’amministrazione delle comunità locali, le ferie trascorse alle feste, le sedi tenute aperte grazie ai contributi dei volontari.