Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 6/5/2009 alle 08:04

Nella settimana di Pasqua ritorna all’attenzione comune un gesto antico oggi in disuso: la lavanda dei piedi. Gesto di carità, di devozione o di ospitalità abbandonato da quando le quattro ruote hanno cancellato il contatto tra terra polvere, fango e calzari. Così, negli ultimi giorni del mese di aprile 2009 la Scuola di Design della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano ha proposto alla città numerosi contributi sul tema dell’ospitalità e, tra questi, ha riscoperto un catino e un bacile accostati a piedi sconosciuti. Un gruppo di persone diverse tra di loro, ha messo in scena un lavoro collettivo volto alla costruzione della scena di un luogo dove talune e taluni hanno lavato i piedi ad altre e ad altri. Io stesso ho partecipato a questi gesti, ricavandone una profonda impressione che provo a riportare. Il gesto di lavare i piedi allo straniero, all’ospite, all’avventore, esiste in molte tradizioni culturali del nostro mondo: si tratta di un atto semplice, la sua capacità di creare dialogo e di essere a sua volta sorgente di un racconto, di una storia, di una conoscenza. Su questo scambio si costruisce il concetto di ospitalità: l’abluzione osa avvicinarsi a un senso sociale del gesto. Serve per scambiare quattro chiacchiere nella sorpresa di un’insolita vicenda. Anche per lasciarsi andare, per togliere rigidità, per scambiarsi con l’altro, anche se sconosciuto. Si ha addirittura, per un istante, la sensazione che da un innocente, garbato e ospitale pediluvio non germogli perfino la pace nel mondo. Quanto alla presunta scomodità del doversi appunto levare scarpe e calze, in una città così movimentata, brulicante di affari e lavoro, con le strade intasate e il tempo che non è mai da perdere, mi è sembrata una benedizione. Eppure, io stesso mi sono sentito in imbarazzo, sia nel lavarli che nel farmeli lavare, i piedi. E mi domandavo: come si lavano i piedi altrui? Devo lasciare che l’acqua scorra anche fra le giunture di ogni dito? Si devono trattare come i piedi di un bambino? Ma che bella sorpresa distaccarsi per due o tre ore dalla frenesia delle cose e farsi portare la mano da una corrente di umanità che la nostra società ci porta a scoprire solo nei ritagli di tempo più trascurati.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 3 commenti -
È un rito e come ogni rito ha il suo fascino. C'è una grande attenzione alle cose futili della vita, questa invece è una cosa che ha un significato prezioso: l'umiltà. I politici ogni tanto dovrebbero lavare i piedi agli ultimi
Scritto da Giovanni il 6/5/2009 alle 10:51
Il tempo è una risorsa scarsa, anzi, è la risorsa scarsa per eccellenza. Certamente, per quanto bello e affascinante questo momento non puo' essere applicato alla massa
Scritto da Fabio il 6/5/2009 alle 16:29
E' un gesto importantissimo, che simboleggia la disonibilita al servizio, andrebbe praticato specialmente nei riguardi degli stranieri che arrivano nel nostro paese, zingari, detenuti Mi piacerebbe sapere se c'è qualche iniziativa del genere Isa
Scritto da isa cori il 21/6/2009 alle 17:53
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