Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 24/5/2009 alle 08:36

IL TIR DI LA RUSSA
Mercoledi’ 20 Maggio giornata assolata: scendendo il mattino dalla Stazione Centrale o sbucando dalla Metropolitana la gente scivola sulla piazza davanti al Pirellone temendo un caldo record dalla mezza giornata fino a sera. Alza lo sguardo come sempre al bellissimo grattacielo di Nervi, lancia, come nel mio caso, qualche maledizione all’indirizzo della Giunta Formigoni e incrocia, proprio davanti all’entrata alla Regione un enorme TIR Stralis con l’effige luciferina di Larussa sui quattro lati del parallelepipedo agganciato alla motrice. E’ parcheggiato sul marciapiede e accostato ad un cartello di divieto di sosta e di rimozione forzata 24 ore su 24, che evidentemente vale solo per noi poveri mortali. E’ la piu’ plateale infrazione della propaganda elettorale nella piazza piu’ frequentata dai pendolari di tutta Milano e, per di piu’, gratis e sotto le finestre ( o probabilmente lo sguardo benevolo) di Formigoni. Rimarra’ li’ tutta la mattina, mentre il Consiglio regionale lombardo discute del suo Regolamento da applicare all’attività degli eletti (cioe’ i vincoli  i doveri e i diritti che ogni consigliere si vede assegnati nell’esercizio del suo mandato in base al voto popolare. Mentre si svolgeva per tutta la giornata e fino a notte una discussione fittissima sulle regole che i rappresentanti dei cittadini dovranno rispettare, fuori dall’Assemblea non veniva nemmeno rispettato un banale cartello stradale e un ministro della Repubblica si faceva beffe delle regole che impediscono l’affissione dei manifesti elettorali.fuori dagli spazi consentiti. Ma, si sa, in Lombardia c’è una zona franca e un regolamento speciale per il potere. Infatti, quando attorno a mezzogiorno chiedo ad un vigile di far spostare il TIR che ostacola il traffico e sbatte in faccia ai milanesi un manifesto abusivo 13 m. x  4,  mi guarda spavenato e dice: “ma e’ di La Russa, il Ministro della Difesa, mafari è qui per qualche imprevisto o per qualche necessita’….. E poi come si fa a chiamare un carro attrezzi per spostare quel bestione…”. Gia” dico io ci vorrebbe un carro armato!  Ma in che Paese e in che Regione viviamo?
IL TRENO CHE VA A “LAVEN MUMBELL”
Giovedì 21 Maggio, trafelato come tutti i pendolari che rientrano alla sera, cerco di passare con la tessera magnetica dai nuovi varchi elettronici incredibilmente bloccati alla stazione di Cadorna. Lunghe file che premono i funzionari delle Nord che non riescono a far scattare le aperture automatiche, mentre tutti imprecano e, una volta risolto l’inconveniente, si precipitano ai treni. Sono fortunato: posso salite su un TAF con l’aria condizionata. Ma le porte automatiche non si aprono e, a quel punto, sollevo gli occhi verso il fianco del locomotore: trasecolo, perché la destinazione del treno è “Laven Mumbell”, scritto tal quale su tutti i display e all’interno di tutte le carrozze. Chiedo spiegazione al capotreno che mi dice che tutto dipende dalla visita di Maroni alle  Nord Sabato scorso ( 7 giorni fa!): in suo onore le destinazioni sono state declinate in “lumbard” e sono rimaste immutate nel software del mezzo di trasporto. La gente che assiste alla mia indignazione dice che per loro va bene così, mentre io mi incavolo e chiedo perché un simile sopruso passi inosservato. E se la scritta fosse stata in arabo, cosa avrebbero detto i passeggeri? Comincio così a capire il significato delle scritte dialettali esibite come una minaccia, la retorica dell’Insubria, i ciclisti leghisti piazzati all’interno di una rotonda pubblica e mai rimossi: “segnare” il territorio con la forza e la propaganda, occupare gli spazi pubblici come esibizione proprietaria e minacciosa di una maggioranza prevaricante e, magari, far dimenticare così che per salire sul treno per “Laven Mumbell” non funziona niente in modo decente in questa ormai intollerante terra che si allontana dall’Europa. 
 

Categoria: Persone
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