Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 22/7/2009 alle 08:32

Le cifre scritte nel decreto di programmazione economica-finanziaria (DPEF) sono quelle che Tremonti aveva in precedenza escluso. Per compiacere le assurde affermazioni del suo “capo”, il Ministro dell’Economia aveva affermato che la crisi non c’era, che solo dei catastrofisti potevano fare simili previsioni. Aggiungendo che tutte le previsioni negative che venivano da organi istituzionali del nostro paese come l’Istat, la Banca d’Italia o internazionali come l’OCSE e il FMI erano destituite di fondamento. E’ passata appena qualche settimana e le stesse previsioni entrano nel DPEF che il Governo ha presentato. L’interesse per il documento presentato dal Governo è bassissimo, perché i contenuti sono anzitutto svogliati. In altre parole il Governo anticipa malvolentieri decisioni che preferisce precipitare sul Parlamento già confezionate per farle approvare anche con il voto di fiducia. Del resto Berlusconi ha detto che non ci sono novità, quindi.. E’ interessante vedere insieme il DPEF e il decreto pomposamente chiamato anticrisi. Il decreto sta per subire corposi emendamenti del Governo, a partire dal cosiddetto scudo fiscale, per finire all’aumento dell’età di pensionamento per le dipendenti pubbliche. Inoltre già si parla di ricorso al voto di fiducia sul decreto, ufficialmente per ragioni di tempo, in realtà per tacitare sul nascere possibili dissensi all’interno della maggioranza, continuando nell’azione di svuotamento del ruolo del Parlamento, ridotto ormai ad un’aula opaca che deve solo approvare quello che il Governo decide. Notare quanto somigli questa situazione ai desiderata di Berlusconi sul ridimensionamento del ruolo di Montecitorio, ormai svuotato di funzioni e poteri fondamentali. Quindi questo DPEF è un documento di scarso interesse se non per dimostrare come Palazzo Chigi cambi argomenti e numeri con una facilità impressionante. Berlusconi tiene a far sapere che ISTAT e Banca d’Italia approvano il DPEF. A parte che lo dice lui, da quando ISTAT e Banca d’Italia sono chiamati ad approvare atti del Governo?  Del resto che il PIL italiano sarebbe sceso nel 2009 di circa il 5% lo si sapeva, che le entrate fiscali stanno diminuendo era noto. Meno noto, ma meno noto solo al Governo, invece era che le entrate fiscali stanno diminuendo velocemente non solo per la crisi economica ma anche perché l’evasione fiscale ha ripreso a correre. In altre parole è tornato di moda l’arricchitevi come meglio potete che è una costante della politica economica di questa destra che cerca di compensare i mancati interventi a sostegno dell’economia con un poco di libertà di evadere per settori del ceto medio e dell’impresa. Tanto oggi ci sarà lo scudo fiscale e in futuro magari un altro condono, di cui si sente già il “profumo” nell’aria. Il deficit pubblico è in crescita, il debito pubblico è destinato a raggiungere i livelli da cui è iniziato il risanamento 15 anni fa. Un salto indietro nei conti pubblici di 15 anni malgrado gli interventi concreti a sostegno dell’economia siano ben poca cosa e per di più la loro efficacia arriverà in buona parte l’anno prossimo, come gli effetti della detassazione degli utili reinvestiti dalle imprese che Tremonti aveva cancellato e che ora ripristina tardivamente sotto l’incalzare della crisi. Gli interventi sociali sono quelli già noti. Berlusconi parla del tutto a vanvera di 34 miliardi a sostegno dei redditi in difficoltà, peccato che di questo non c’è traccia negli atti del Governo. Il problema è che manca del tutto una politica di sostegno ai redditi e ai consumi interni proprio quando i dati sul reale potere d’acquisto dicono che l’Italia è ormai sorpassata in Europa anche dalla Grecia, mentre gli altri redditi sono cresciuti per esportare più capitali all’estero. Nel potere d’acquisto resta dietro l’Italia solo il Portogallo. Purtroppo l’egoismo delle classi dominanti ancora impedisce di capire che il livello troppo basso dei redditi da lavoro e da pensione in Italia è il principale vincolo negativo alla ripresa dei consumi interni e neppure Confindustria sembra rendersi conto che senza rimuovere questo tappo serve a poco farsi assegnare dal Governo le poche risorse disponibili. La politica economica di Tremonti e Berlusconi è questa: imbonire, raccontare favole e sperare che arrivi la ripresa, cercando di passare la nottata.

 
Categoria: Economia
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