Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 7/10/2009 alle 07:02

Meno domande del previsto per la regolarizzazione di colf e assistenti familiari. Colpa dei troppi paletti e pericoli disseminati sulla strada della sanatoria. Ma anche del clima politico che ha accompagnato il provvedimento. Benché il provvedimento riguardi formalmente tutti i lavoratori del settore, nei fatti ha interessato prevalentemente donne di origine straniera. Le domande presentate risultano molto inferiori alle 500-600mila attese dal ministero degli Interni: sono non più di 180.000 secondo i dati ufficiali. Si pensi che nel 2002 erano state 341.121 le domande di regolarizzazione solo per il lavoro domestico. I motivi che possono spiegare questo risultato deludente sono molteplici, a cominciare dal versamento di un contributo forfettario di 500 euro da parte del datore di lavoro,  in realtà pagato nella quasi totalità dei casi dagli stessi lavoratori che in caso di mancato accoglimento della domanda non sarà restituito. Poi il  tetto minimo di 20 ore di lavoro settimanali: per raggiungere il minimo di 20 ore la lavoratrice deve avere in corso almeno 3-4 rapporti di lavoro. Infine, La necessità di indicare il domicilio: per legge il cittadino straniero non può stipulare un contratto di locazione se non è titolare del permesso di soggiorno. Ma forse la ragione principale è un’altra. La retorica xenofoba che ha accompagnato l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale e il complesso delle norme che inaspriscono la disciplina sull’immigrazione, ha contribuito da un lato a diffondere nelle famiglie la paura di “esporsi” (“se la domanda di regolarizzazione non viene accettata che cosa succede) dall’altro ad alimentare il razzismo diffuso. E il razzismo certo non favorisce la tutela dei diritti. Dai dati in nostro possesso per la Lombardia non hanno fatto uso del provvedimento i lavoratori stranieri che lavorano al nero nel settore agricolo, in quello edile, turistico e della ristorazione nonché in molte piccole imprese manifatturiere. E’ stata ventilata la possibilità di un prossimo provvedimento specificamente rivolto a sanare questi lavoratori. E’ augurabile che arrivi al più presto. Uno schieramento ampio di migranti, associazioni antirazziste, sindacati e movimenti tornerà in piazza il 17 ottobre con una manifestazione nazionale contro il razzismo per denunciare l’ingiustizia di questo provvedimento discriminatorio e delle altre norme che compongono il pacchetto sicurezza.

 
Categoria: Persone
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