Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 13/10/2009 alle 10:47

Dal punto di vista di chi non adotta il "tanto peggio - tanto meglio" il Nobel per la pace ad Obama rappresenta un incoraggiamento agli sforzi per il disarmo atomico, per uscire dalla centralità della "guerra infinita", per ridimensionare la sua infrastruttura - il Military Industrial Complex che è anche nucleare civile e petrolio - per evitare che il Medio Oriente esploda con una guerra all’Iran, per sostenere la lotta al cambiamento climatico. Ritengo tuttavia che la persona vada distinta dal ruolo istituzionale. La persona credo voglia sinceramente il disarmo atomico e tutti gli obiettivi sopra elencati. Ma il presidente degli USA, in quanto figura espressione di un sistema politico e sociale, non può ottenere fino in fondo e subito un così profondo mutamento. Può, al più sostenere una speranza e indicare una direzione di marcia, una inversione di un precedente cammino. Per essere schematici, la presidenza Obama, in quanto realtà politico-istituzionale, è per ora frutto di una precaria alleanza tra le lobby dello sviluppo sostenibile ed una cittadinanza attiva "riformatrice", che si è mobilitata per porre termine al regime bushista ed ai suoi continuatori, ma sempre nell’ambito della leadership americana nel mondo e all’interno del sistema capitalistico. Il disarmo vero, ad esempio, è collegabile ad un mutamento sociale globale, non semplicemente al cambiamento prodotto da uno sviluppo capitalistico "sostenibile". Il cardine di questa alternativa è "armare i popoli della forza di un'unità di lotta per i diritti di tutti" (Willy Brand). L'unità popolare è, insomma, una unità sociale, che non va confusa con lo schiacciarsi dietro le posizioni di questo o quello Stato, di questo o di quel leader. Tuttavia, Obama rappresenta una speranza reale, proprio perché può rafforzare l’aspettativa di un mondo diverso e cambiare il linguaggio delle relazioni internazionali, affermando l’interesse dell’umanità prima degli interessi americani nel mondo. Proprio perciò, temendo questo capovolgimento, la destra USA ha definito antiamericano il premio assegnato dagli accademici di Oslo: “è un premio antiamericano perché l’intenzione di Obama è di andare contro il suo Paese”. Non c’è dubbio che con l’elezione di un presidente nero con una visione profetica che va ben oltre gli Stati Uniti si è aperta una fase che sta scuotendo gli equilibri più consolidati. Anche Fidel Castro ritiene che il Nobel per la pace al presidente americano sia una scelta “positiva”. “Diversi pensano -ha detto il leader cubano- che Obama non abbia ancora raggiunto i meriti per un simile riconoscimento. Noi preferiamo leggere in questa decisione, più che un premio al presidente degli Stati Uniti, una critica contro la politica genocida che hanno seguito diversi presidenti di questo Paese, e un’esortazione alla pace e alla ricerca di soluzioni che portino alla sopravvivenza della specie”.

Categoria: Idee e proposte
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