Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 2/11/2009 alle 07:20

Nel sistemare vecchi libri di scuola – le mie medie cinquanta anni fa’ – ho ritrovato una antologia con alcuni testi di un grande poeta, Giovanni Pascoli, attento alla società che si muoveva e soffriva intorno a lui. Ho pensato così di riprodurre, nella chiacchierata giornaliera su Varesenews, parti di suoi sonetti rivolti ai connazionali che espatriavano e attraversavano pieni di speranze mari sconosciuti, come capita oggi a turbe dalla pelle scura che varcano senza cibo il canale di Sicilia. Ed ho pensato, naturalmente, a come i pronipoti degli Italiani di allora si siano indegnamente dimenticati di quel dolore e di quella umanità disperata.

 XII
……hanno un po’ più fardello
che le rondini, e meno hanno di fede.
Si muove con un muglio alto il vascello.
Essi, in disparte, con lo sguardo vano,
mangiano qua e là pane e coltello.
E alcun li tende, il pane da una mano,
l’altro dall’altra, torbido ed anelo,
e al patrio lido, sempre più lontano
e più celeste, fin che si fa cielo.
 
XIII
Cielo, e non altro, cielo alto e profondo,
cielo deserto. O patria delle stelle,
o sola patria agli orfani del mondo
 
da: Italy , in Primi Poemetti,
G. Pascoli, 1904,
 
Categoria: Persone
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