Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 12/12/2009 alle 07:35

Chi non è mai stato a Piadena dal Miciu nella pioviggine di Santambrogio, quando si ammazza il maiale (l’animal), non sa ancora abbastanza di sapori, calore umano, cante, promesse di salami per la prossima primavera. Io ho la fortuna di capitarci ogni anno e di approvvigionarmi così del miglior cotechino da cuocere per Santo Stefano e l’ultimo dell’anno. La tavolata è di quelle contadine piene, dal sanguinaccio alla spalla cotta, fino alla zuppa inglese preparata ogni anno dall’Erminia. La conversazione è fitta e impegnata con il vicino che ti capita e può essere su qualsiasi argomento, purchè si interrompa all’intonazione dei canti della Bassa. Così ho registrato per Varesenews la conversazione d’altri tempi con Bruno, il capocascina. Bruno mi racconta che lavorava volentieri, gli piaceva il lavoro nella stalla e, più tardi, nella fabbrica metallurgica. Ma senza euforia: la differenza tra “piacere” e “gioia e voglia”, non gli interessa. Egli è rimasto in tutta la vita fiero del suo lavoro, fiero, come ogni lavoratore, delle proprie capacità e dei risultati produttivi della sua opera. Però, non essendo il “padrone”, ammette che il lavoro era spesso faticoso e “mica da ridere”, ma lui l’ha fatto comunque, e anche bene e con passione, così come aveva fatto suo padre lavorando nelle stalle come “bergamino”. Bruno ha così tutti i motivi e il diritto di prendere il famoso articolo uno della costituzione italiana e di mettere letteralmente il dito nella piaga dei primi paragrafi (nell’articolo 4 si riconosce addirittura a tutti cittadini il diritto al lavoro!?), di ricordarne, 60 anni dopo l’entrata in rigore, “la scarsa applicazione” e di richiedere un nuovo, serio dibattito su di essa, che faccia scaturire delle conseguenze pratiche. Me lo dice aggiungendo: “cosa avete fatto voi sindacalisti perché il Paese sia fondato sul lavoro per davvero e per impedire che questa verità venga nuovamente discussa, a fronte di milioni di disoccupati, precari, forze di lavoro altamente qualificate, ma non adoperate? E perché hai accettato ( ma io che c’entro?) di dare il titolo di Cavaliere a tanta gente che non ha mai lavorato come me produttivamente? Ricordati che chi lavora si fa il callo e non va mai a cavallo!” Butto giù un bicchiere di Merlot per prendere fiato. E pensare che io questa volta a Piadena per la festa dell’animal non volevo proprio discutere di politica…

Categoria: Persone
Commenti dei lettori: 2 commenti -
Siamo tra i fortunati che apprezzano l'ospitalità,il convivio e il racconto di "quelli di Piadena".Apprezziamo il loro lavoro sulla Storia dei "paisan" e la loro continua ricerca.Con loro denunciamo l'insostenibilità dell'agricoltura industriale che,con la monocoltura e gli allevamenti intensivi,ha cancellato i "saperi complessi" dei paisan.La macellazione in cascina del maiale del quale si consuma tutto è una forma efficace di opposizione alla consuetudine dello spreco e del degrado alimentare.
Scritto da Massimo Crugnola, agricoltore biologico il 12/12/2009 alle 14:22
Anche da Venegono siamo calati più di una volta alla festa dell'equinozio di Primavera dal Miciu e da Morandi: grande convivialità e schietta atmosfera contadina, di quella da lavoro duro e immensa solidarietà. Il ricordo mi accompagna in queste giornate che si accorciano e preparano un inverno che, per fortuna, si muterà ancora in Primavera.
Scritto da Gianni il 13/12/2009 alle 00:16
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