Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 24/1/2010 alle 07:10

Su questo blog di tanto in tanto gettiamo un occhio sulle riserve naturali della Provincia, in particolare sul nord e la Val Bevera. Si tratta di un bene comune prezioso, continuamente a rischio per l’attività dei cavatori, degli inquinatori e degli affaristi immobiliari. Il torrente Bevera, oltre ad offrire pregi unici come zona umida, racchiude la riserva di acqua potabile più vasta dell’intera provincia di Varese e dal punto di vista ambientale rappresenta un’area di fondamentale importanza essendo localizzata a monte di una zona densamente popolata (circa duecentomila abitanti). La stessa Aspem che gestisce la maggior parte dei pozzi e delle sorgenti ha ampliato le sue zone di protezione acquistando alcuni anni fa  terreni per circa 150.000 m 2. Una via per migliorare la qualità delle acque della valle, minacciate da continui attacchi antropici è sicuramente l’utilizzo della vegetazione e quindi di boschi, e potrebbe diventarlo anche l’utilizzo di zone dedicate alla fitodepurazione subito a valle degli impianti di trattamento delle acque. In sostanza, per salvaguardare la qualità delle acque è necessario mantenere ed incrementare la funzione protettiva dei boschi, come indicato dalla conferenza europea di Helsinki. Nello specifico, occorre sottolineare l’importanza di incoraggiare attività silvoculturali che emulano la natura, utilizzano e favoriscono le specie autoctone e, quindi sostenere la cura dei boschi e evitare speculazioni edilizie e infrastrutture pesanti. L’università con il sostegno di associazioni ambientaliste locali ha introdotto una metodologia basata sul Sistema Geografico Informatico, usato come strumento in grado di integrare obiettivi diversi per raggiungere uno sviluppo sostenibile della vegetazione e progettare un piano che includesse una progettazione della crescita e della manutenzione dei boschi. L’applicazione delle alternative gestionali proposte prevede l’indispensabile coinvolgimento delle comunità locali allo scopo di superare l’ostacolo rappresentato dalla frammentazione delle proprietà private. All’interno dei terreni di Aspem sono stati individuati 4 differenti settori gestionali della vegetazione reale:

1-     aree umide a vegetazione erbacea palustre
2-     aree di boschi ripariali
3-     aree di boschi meso-igrofili
4-     aree di boschi mesofili
 
Le prime, con vegetazione erbacea di tipo palustre necessitano di un intervento immediato ed urgente in quanto sono habitat a priorità di conservazione e ripristino. La loro importanza ecologica è dovuta alla peculiarità di questi habitat che permettono la conservazione di specie floristiche e faunistiche tipiche e che facilitano la conservazione della biodiversità agevolando la fruizione di queste specie e la loro preservazione in tutta l’Europa, soprattutto se queste zone sono collegate con altri habitat simili tramite corridoi naturali.
I boschi ripariali, meso-igrofili e mesofili sono aree che presentano attualmente o che possono assumere facilmente una struttura da vegetazione ad alto fusto. Questa tipologia strutturale fa parte del patrimonio arboreo locale, purtroppo in distruzione. La vegetazione boschiva di queste aree si differenzia per il grado di umidità e per l’inclinazione delle superfici su cui si instaurano ed è un ricordo nostalgico dei “fungiatt” di mezza età, che ormai battono sottoboschi sporchi e aridi.
Perché non discutere intensamente, dalle comunità montane, ai comuni, alle scuole, di uno sforzo straordinario di studio, progettazione educazione e convivenza con l’habitat naturale, che ci restituisca i nostri beni comuni e non gli affari privati come l’oggetto principale dell’amministrare, già in occasione delle prossime elezioni regionali?
 
Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 8 commenti -
Finalmente un politico che parla di funghi! Buon segno, anche se non la conosco personalmente
Scritto da Umberto Laini il 24/1/2010 alle 09:16
La Valle della Bevera rappresenta un alto valore che non può essere disperso ma che va valorizzato il più possibile. Per questa ragione le associazioni ambientaliste Legambiente Varese e Valceresio e Amici della terra Varese con la Consulta ecologica del comune di Viggiù hanno organizzato presso la sala comunale di Via Roma ad Arcisate venerdì 22 gennaio un convegno finalizzato da una parte a denunciare la situazione di estrema precarietà in cui si trova ora la Valle della Bevera minacciata oltre che da incontrollate opere di depauperamento del suolo e dal deposito anche di materiali altamente inquinanti anche da due opere molto impattanti (la ferrovia “Arcisate/Stabio” che attraverserà la valle della Bevera dall'alto con la costruzione di un cavalcavia che necessita del posizionamento di pilastri molto profondi e che rischiano di determinare un forte impatto sulla dinamica delle falde oltre che della autostrada Varese-Como-Lecco); dall'altra, a promuovere una presa di coscienza da parte dei comuni che hanno competenza sulla Valle della Bevera.
Scritto da giuliana il 24/1/2010 alle 09:32
La riunione “Per una tutela attiva della Valle della Bevera” che si è tenuta ad Arcisate venerdì é stata particolarmente fruttuosa e si sono gettate le basi per un'azione delle amministrazioni comunali e per una cooperazione fra associazioni ambientaliste e comuni all'insegna del miglioramento della qualità della vita per tutti coloro che risiedono ed operano alla Bevera fino ad ora considerata come un territorio di conquista, dove era possibile insediare qualsiasi tipo di attività antropica, ma che in futuro si confida di riuscire a far controllare finalmente in modo adatto. Presenziavano, oltre a Legambiente Valceresio e Varese, agli Amici della Terra e alla Consulta Ecologica del Comune di Viggiù, anche Donadini direttore del Parco del Lanza, Mario Clerici della DG reti della Regione Lombardia e Andrea Pezzana di Aspem. Il dottor Clerici della Regione Lombardia ha parlato dei Contratti di fiume facendo presente come risorse siano disponibili a comuni organizzati coordinati e come la medesima Regione supporti e caldeggi le iniziative dei Plis quasi significativa espressione di tutela ambientale scaturente dal basso.
Scritto da giuliana il 24/1/2010 alle 09:35
Durante la conferenza è stato portato l’esempio di come, con il solo disboscamento di 4 ettari, una fonte sia stata quasi prosciugata completamente. Nulla più di questo dimostra che l’acqua sia una risorsa esauribile e che il ruolo di boschi e foreste sia insostituibile e basilare per la nostra stessa sopravvivenza.
Scritto da giuliana il 24/1/2010 alle 09:49
a proposito di corridoi ecologici la provincia, con la LIPU e i comuni ha iniziato un Progetto Biodiversita mirato alla creazione di un corridoio traCampo dei Fiori e Parco del Ticino ,mi sembra una ottima iniziativa e mi piacerebbe sentire il tuo parere
Scritto da angelo m il 24/1/2010 alle 12:06
Secondo i dati del Centro Geofisico Prealpino, la temperatura media annuale a Varese dal 1967 al 2008 si è innalzata di circa 1,6 gradi (da 11.6 a 13.2). L'anno più caldo è stato il 2003, con la primavera ed estate più calde mai registrate a Varese, seguito dal 2007. L'aumento di temperatura sembra concentrato negli anni successivi al 1988 ed è più spiccato nei mesi primaverili e autunnali. Le precipitazioni invece diminuiscono soprattutto nei mesi di gennaio e febbraio: sono più frequente le siccità invernali. L'aumento delle temperature massime è contrastato anche dalla diminuzione delle minime. La pioggia cumulata annuale mostra forti fluttuazioni da anno in anno. La pioggia media a Varese risulta 1527 mm. Nel 2006 a seguito di una delle crisi idriche che hanno colpito il nostro territorio, dalla Val Bossa a Viggiù, con rischi anche per Malnate, Tradate e Varese, era stata richiamata l’attenzione sul livello delle falde mai fino ad allora così basso. Tutti gli studi sull’andamento del livello delle falde negli ultimi anni evidenziano una tendenza molto negativa. Il ruolo dei boschi diviene così sempre più imprescindibile, come imprescindibile è conservare quell’idrostruttura che va a costituire l’acquifero locale e che si trova all’interno della formazione chiamata:”il Ceppo della Bevera”. Questo sia per ridurre e limitare la velocità delle acque verso valle, soprattutto durante eventi calamitosi quale ad esempio l’alluvione dello scorso 15 luglio 2009 a Varese, che per conservare la nostra riserva d’acqua.
Scritto da claudio il 24/1/2010 alle 12:42
@ angelo. Per il corridoio tra Parco Campo dei Fiori, la Val Bevera e il Parco del Ticino, ottima proposta, ci siamo attivati anche nella VI commissione Ambiente del Consiglio Regionale, finora senza risposta. Va ripresa al più presto nella nuova legislatura cercando di farla approvare anche in base alla nuova legge sui parchi che è rimasta per ora lettera morta.
Scritto da mario Agostinelli il 24/1/2010 alle 14:12
Caro Mario, giustissimo "di tanto in tanto gettare un occhio sulle riserve naturali della Provincia" cui tu appartieni. Ma sei anche consigliere regionale e di opposizione: due "qualità" che invitano ad estendere anche altrove l'attenzione in difesa dei beni naturali della Lombardia, che certamente fai nelle opportune sedi. L'Ambiente in cui si vive è il nostro esistere, la vita stessa. Difendere tante realtà locali contribuisce appunto a rendere vivibile l'intero territorio. E' cultura. Vera.
Scritto da Legnanesi e Bustocchi il 24/1/2010 alle 16:24
Archivi:
Ultimi post:
(23/5/2012 - 12:46)
(22/5/2012 - 11:37)
(21/5/2012 - 14:41)
(18/5/2012 - 10:23)
(17/5/2012 - 14:09)
(16/5/2012 - 13:10)
(15/5/2012 - 12:05)
(13/5/2012 - 22:00)
(11/5/2012 - 18:35)
(10/5/2012 - 13:50)