Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 26/1/2010 alle 06:44

La democrazie e la sinistra sono debitrici ai 200.000 che nella fredda giornata di ieri si sono messi in coda per votare alle primarie in Puglia, decretando uno straordinario successo per Niki Vendola. Non un uomo del popolo, come vorrebbe una retorica che non ci piace, ma un amministratore che va incontro al popolo, che lo ha scelto con meccanismi di partecipazione sconosciuti nell’epoca in cui il plenipotenziario di Palazzo Chigi usa imporre i suoi candidati alla maniera in cui i feudatari incoronavano i loro valvassori. I Pugliesi del centrosinistra hanno avuto la fortuna di poter dire la loro su chi è la persona giusta a rappresentarli e sono corsi ancor più numerosi che alle primarie precedenti per uscire dalla gabbia di ferro imposta da alleanze e calcoli da farmacista a cui ha accondisceso il PD.  Hanno così confermato di voler contare per un futuro senza nucleare, per un’aria meno inquinata, per l’acqua pubblica, per contenere il consumo di suolo, per avere leggi contro la precarizzazione, per accogliere i migranti. Soprattutto orgogliosi di dare del Sud un’immagine non assistenziale, che non fa emigrare i giovani con talento, che fa il pieno di energia da sole e vento per combattere l’emergenza climatica. Per tutto questo l’esito delle primarie pugliesi travalica i confini regionali: scalfisce il predominio berlusconiano lanciando valori e progetti alternativi e chiude la porta in faccia alla tentazione di voler fare tabula rasa appena ci si sposta a sinistra. La differenza che ha segnato la vittoria di Nichi Vendola non è solo nel programma, pur sostanzialmente diverso da quello dell’altro candidato alle primarie, quanto nella passione. Vendola riesce ad appassionare alla politica, a dare senso all’impegno, a risvegliare l’entusiasmo, a dare respiro al desiderio di contribuire a rendere migliore una terra come quella dove si vive. Ciascuno sente di poter essere utile. Ripeto da giorni che in Lombardia, dove da vent’anni Lega e Formigoni segnano la strada al governo nazionale, non si investe abbastanza nella partecipazione e nel trascinamento al voto di un popolo, non solo di sinistra, che si sta distaccando dalla politica perché la vive come mondo autoreferenziale. Si corre così il rischio di un insufficiente profilo della coalizione, con una rottura a sinistra che indebolirebbe la strategia di ricomposizione di tutto il fronte alternativo alle destre.  Un arco di forze che non è semplicemente la somma dei partiti, ma delle spinte di una società che ha voglia di tornare a vincere e di uscire dalla crisi fiduciosa nelle sue forze e rassicurata dalla risorsa della partecipazione. In Lombardia il centrodestra governa alimentando l’esclusione, ma niente è ineluttabile: si può aggregare e unire il fronte della proposta al cambiamento a cominciare dagli stessi temi elencati sopra, su cui Vendola ha guadagnato il consenso popolare che lo ha portato al successo di ieri. Siamo ancora i tempo, usando una metafora per la regione che ripropone Formigoni da vent’anni, per costruire il modello pugliese della speranza da contrapporre a quello rumeno della grigia continuità

Categoria: Lombardia
Commenti dei lettori: 1 commento -
Consiglio di leggere le due pagine di Luciana Castellina sul Manifesto: sono una cronaca della sua presenza ai seggi delle primarie in Puglia: una carica formidabile per partecipare e non rassegnarsi. Grazie Pugliesi e grazie Vendola!
Scritto da Adrian Zanolla il 26/1/2010 alle 08:33
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