Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 29/4/2010 alle 08:31

 

 

 

 

 

La comunità finanziaria internazionale ha accolto con favore il piano industriale dell’amministratore delegato Sergio Marchionne. Secondo il “Wall Street Journal” è una «grossa scommessa sulla sua capacità di fare magie»; secondo il “Financial Times” si può dare credito a Marchionne perché ha già dimostrato di saper superare le difficoltà che gli si sono presentate in passato; l’”Economist”  scrive che “anche se Marchionne alla fine dovesse fallire, la Fiat otterrebbe comunque qualcosa di valore: il marchio Jeep e il rientro a basso costo in Nord America per Fiat e Alfa Romeo”. Gli analisti hanno già prospettato le conseguenze del piano industriale della Fiat. Più che un'operazione finanziaria sembra un passaggio propedeutico per semplificare le cose in vista di muove operazioni di natura anche industriale, come ad esempio la fusione con Chrysler. Ma c’è un’altra comunità che guarda al nuovo piano industriale della Fiat con occhi del tutto diversi. È quello dei lavoratori siciliani di Termini Imerese. I dipendenti sono in cassa integrazione fino al 3 maggio. Fra loro prevale un lucido pessimismo: “La Fiat sta portando il lavoro al Nord e all'estero, Termini Imerese era il sacrificio al piano Marchionne. Stanno raggiungendo il loro obiettivo, a noi l'unica cosa che rimane è quella di intensificare la lotta, ma la gente è stanca e scoraggiata anche dall'atteggiamento del sindacato che non riesce a reagire in modo compatto. Non sappiamo cosa succederà al rientro nelle fabbriche, ma sarà dura”. A Mirafiori gli operai non la pensano poi in maniera del tutto diversa. “Marchionne ha parlato di numeri, di macchine, di soldi, ma non di persone. Ci chiede i 18 turni, ma noi non siamo abituati a farli e non siamo disposti a lavorare di più perché abbiamo una famiglia a cui badare. Abbiamo 50 anni di età media a Mirafiori, siamo pieni di acciacchi, come facciamo a lavorare di notte? Io lavoro in linea da quando avevo 14 anni e adesso il fisico non mi permette più di fare sforzi. Vogliono i 18 turni? Assumano i giovani al posto nostro”. 

Chissà se Marchionne e il Paese in cui viviamo ascolterà mai queste voci.

 

 

Categoria: Economia, Persone
Commenti dei lettori: 3 commenti -
Marchionne e il Paese Italia si sono disabituati alle condizioni operaie. Preferiscono non parlarne e vivere in un mondo artificiale, dove le persone e la crisi materiale sono sostituiti da numeri da manipolare senza guardare alla sofferenza che c'è dietro. Grazie per questa storia-confronto tra i giornali dei potenti e le interviste agli umili. Fino a quando...?
Scritto da Adrian Zanolla il 29/4/2010 alle 08:49
il punto di questi manager è che hanno perso di vista che il lavoro è un diritto ed è legato a storie di persone. guardano solo ai loro interessi e ai conti, senza pensare alle vite che realizzano i loro benefici. sono davvero disgurstato!
Scritto da Antonio C. il 29/4/2010 alle 09:01
@Antonio C. - Siamo pefettamente d'accordo con te. Secondo noi questi manager devono essere conformi a certi obbligati schemi ed avere quindi quelle caratteristiche, proprio per quella linea programmatica dell'azienda. Con le conseguenze che tutti ben conosciamo. Sensibilità per le problematiche del "materiale" (sic!) umano? Attenzione umana per le persone che prestano la loro mano d'opera?
Scritto da Amici da Robecco sul Naviglio il 29/4/2010 alle 11:39
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