Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 13/5/2010 alle 07:30

Sono visibili dallo spazio. Nelle foto scattate dai satelliti, appaiono più luminose della città di Lagos, la più grande della Nigeria. Sono le grandi fiammate di gas:  nel delta del Niger ce n'è almeno un centinaio. Si tratta di di bunker di cemento armato in cui vengono convogliati milioni di metricubi di gas naturale «di scarto» sprigionati da un vicino pozzo petrolifero, per poi farli bruciare. Le compagnie petrolifere di solito imbrigliano il gas, per venderlo e per contenere le emissioni di gas di serra che alterano il clima. Così le fiammate sono quasi del tutto scomparse, tranne in Nigeria però, dove costituiscono una tragedia ambientale e umana, oltre che un colossale spreco: in un paese dove il 60% della popolazione non ha energia elettrica miliardi di metricubi di gas al giorno vanno in fumo per non ritardare il prelievo di petrolio. Tra gli acquitrini del Niger la speranza di vita non va oltre i 43 anni e il 12% dei neonati non arriva a un anno - il gas è di sicuro una delle cause di uno stato di salute così misero.. Questo genera circa 50 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno, oltre a quantità non precisate di metano. Ovvero: è una delle più grandi singole fonti di gas di serra sul pianeta, e una delle più inutili. Se questo gas fosse convogliato in moderni impianti di produzione di energia a ciclo combinato, sarebbe sufficiente a coprire l'intero fabbisogno dell'industria tedesca - certo risolverebbe i problemi energetici della Nigeria. Ma costruire l'infrastruttura per recuperare quel gas e utilizzarlo richiede investimenti, e nessuno li vuol fare - non le compagnie petrolifere: Shell, Exxon, Chevron e Agip, che lavorano in Nigeria. Per questo il gruppo di avvocati e ambientalisti nigeriani Environmental Rights Action parla di «razzismo ambientale» e chiede «che le compagnie rispettino in Nigeria gli stessi standard a cui si attengono nei loro paesi d’origine». Mentre ci preoccupiamo ipocritamente dei cambiamenti climatici, dobbiamo sapere che una grande azienda italiana, guidata da manager designati dal Governo, inquina consapevolmente in Africa con gas serra che superano tutte le emissioni delle produzioni e dei consumi delle popolazioni a sud del Sahara.

Commenti dei lettori: 4 commenti -
Quante realtà sconvolgenti che sono sconosciute all'opinione pubblica!
Scritto da Rosella il 12/5/2010 alle 12:05
grazie per le informazioni. possibile che se qualcosa non riguarda direttamente europa o altri paesi sviluppati, la notizia possa passare sotto silenzio? ma ci siamo accorti che viviamo in un unico mondo? o crediamo ancora al mito della nazione, dei continenti e di divisioni che sono solo nella nostra testa? grazie e buon lavoro!
Scritto da Sandro Genoni il 12/5/2010 alle 12:16
Caro Mario, queste notizie sono di una gravità estrema. Il fatto ancor più eclatante è che tutto avviene come se niente fosse... ordinaria amministrazione, tanto è lontano da noi, dal nostro mondo. Dimentichiamo invece che tutto è Villaggio Globale e che ogni cosa si ripercuote inesorabilmente sulla vita di ciascuno... mentre il Creato continua ad essere offeso, nell'indifferenza pressochè generale.
Scritto da Amici da Robecco sul Naviglio il 12/5/2010 alle 12:19
A l'accusa di razzismo ambientale per la nostra Agip e tutte le altre compagnie petrolifere del mondo bisogna aggiungere l'accusa per tutte le guerre, i genocidi, lo sfruttamento del lavoro umano, le vaste distruzioni ambientali, le rapine delle risorse ecc. ecc. Bisognerebbe chiedere all'ONU di istituire un tribunale speciale nternazionale per crimini contro l'umanità. Lo si è fatto a Norimberga, lo si è fatto per la ex Jugoslavia, PERCHE' NON PER QUESTI CRIMINI ?
Scritto da robinews il 12/5/2010 alle 12:54
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