Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 14/5/2010 alle 13:00

La fallimentare gestione dell’esplosione del pozzo di petrolio nel Golfo del Messico avrà importanti conseguenze non solo sulle concessioni petrolifere in mare aperto, ma più in generale sulla politica energetica statunitense, con un rilancio delle iniziative sull’efficienza e sulle rinnovabili. C’è un punto specifico di questo evento che va sottolineato e riguarda da un lato l’incredibile incapacità di governare l’emergenza e dall’altro l’ampiezza degli impatti che si prospettano.
Ci sono notevoli similitudini con il nucleare. Le probabilità che accadano incidenti gravi sono estremamente basse, ma quanto questi succedono i danni possono risultare catastrofici, irrimediabili, irrisolvibili con mezzi tecnici. La ricerca via internet di consigli dal pubblico da parte della BP è emblematica dello smarrimento della società e sottolinea la leggerezza con la quale sono state rilasciate autorizzazioni ad operare nelle profondità oceaniche. Passiamo quindi al nucleare e ai suoi problemi. Vista le difficoltà di realizzare nuove centrali, diversi paesi come Stati Uniti o Gran Bretagna stanno pensando di prolungare la vita dei reattori da 40 a 60 anni, con rischi inimmaginabili a seguito del bombardamento neutronico degli involucri. Ma c’è un’altra debolezza della scelta nucleare: la sua dipendenza dalle oscillazioni della politica. La recente sconfitta della Merkel che ha messo il centrodestra in minoranza nel Bundesrat, il parlamento dei Lander (regioni), rende più problematico il prolungamento della vita delle centrali atomiche tedesche, dato l’avenzamento dei verdi e della Linke. Dall’altra parte della Manica il tentativo di formare un governo di coalizione con i Lib Dem, contrari al nucleare, mette in discussione il programma di sostituzione delle vecchie centrali proposto dai laburisti. Da  noi l’uscita di scena di Scajola preoccupa la Confindustria e la lobby filonucleare…

Commenti dei lettori: 13 commenti -
Caro Mario, interrogativi e considerazioni che vanno alla coscienza di tutti. Forse ognuno di noi desidera il rispetto assoluto della Terra ma poi, nella pratica, nello stile di vita, quotidianamente, non sa e non vuole rinunciare a niente pur di godersela in ogni comodità, agio, vita edonistica e confortevole... tutte cose che richiedono energia da sottrarre, comunque, alla Terra, con le conseguenze che ben sappiamo. E' solo moralismo il nostro?
Scritto da Rosella e Carlo il 14/5/2010 alle 08:46
un noto ambientalista americano(braun-piano b ?)fa un paragone per dimostrare come l'america risponde alle emergenze,hiroscima,dopo il bombardamento da parte dei giapponesi un'america fino ad allora sonnecchiosa cambio totalmente la propria economia trasformandola nell'economia di un paese che doveva vincere una guerra,possiamo sperare che la piattaforma esplosa sia stato il nuovo segno chel'america deveva subire per cambiare il suo atteggiamento verso le questioni ambientali?
Scritto da angelo m il 14/5/2010 alle 12:08
Mario: questa questione delle catastrofi energetiche e dell'illusione nucleare sta diventando centrale. Berlusconi al solito vuole solo convincerci coi suoi mezzi mefitici, ma non ne vuole discutere. Tu hai scritto il libro Energia Felice con una proposta sulle rinnovabili: perchè non dedichi una serie di post a informare meglio, come di solito fai sul blog?
Scritto da Rinaldo il 14/5/2010 alle 13:14
@Riccardo. Proverò la settimana ventura a scrivere post sulla vicenda energetico-nucleare. Si tratta a mio parere della questione forse più rilevante per il futuro del Paese, ma anche la più mistificata e carica di pregiudizi. Su questo nodo l'Italia, scegliendo fossili e nucleare, potrebbe scivolare tra le nazioni che non fanno storia, ma si ritagliano lo sviluppo voluto dai piccoli dittatori affaristi del momento (Putin, Erdogan, Gheddafi, qualche emiro) sodali del nostro Premier. Mi preoccupa il silenzio della società civile e non so quanto interesse riscuoterà parlarne su queste pagine. In fondo, questi argomenti prioritari interessano davvero le piccole beghe politiche nostrane e i talk-show televisivi?
Scritto da Mario Agostinelli il 14/5/2010 alle 14:03
"Mi preocupa il silenzio della società civile e non so quanto interesse..." osserva giustamente preoccupato Agostinelli alla intelligente proposta di Rinaldo. Mario, hai messo il dito nella piaga: il disinteresse, il cinico menefreghismo da parte di tutti, della gente... che diventa, forse, un pò sensibile e solo in occasione di catastrofi o gravi problemi ecologici che toccano da vicino, passati i quali... Ma non bisogna disperare.
Scritto da Amici di Robecco sul Naviglio il 14/5/2010 alle 14:45
Per cortesia non mischiamo il diavolo con l'acqua santa. Perchè mischiare il fossile con il nucleare che sono antitetici e perchè non fare allora un referendum per impedire la trivellazione dei pozzi e quindi bandire l'uso del petrolio e dei suoi derivati nel Paese. Il solito ambientalismo fatto di incompetenza e di convenienza....E il rischio pressante dell'industria chimica nel mondo, non se lo ricorda più nessuno? Riflettere non pontificare...
Scritto da Fabio il 14/5/2010 alle 18:00
... a volte non è solo per cinismo che non si reagisce, ma anche per stanchezza, per sfinimento, perchè ogni giorno si ha la dimostrazione che qualsiasi sforzo del singolo non serva a nulla rispetto alle scelte prese "in alto". Incidenti come questo nel golfo del Messico, lungo il Lambro,... annullano il lavoro di anni, di decenni, di tantissime persone. Compromettono per sempre il futuro di questa e delle prossime generazioni. ... e ci si sente impotenti.
Scritto da Claudio il 14/5/2010 alle 18:15
@ Fabio. Come sarebbe a dire ambientalismo di incompetenza e convenienza? Innanzitutto anche l'uranio per le centrali nucleari non è rinnovabile e presto sparirà, prima ancora delle fonti fossili. E poi gli effetti del nucleare sono perfino più duraturi di quelli del petrolio e, in caso di incidente, più pericolosi per la specie umana. Ma si vuol capire che è il sistema energetico ereditato che va cambiato e che il nucleare serve solo per mantenerlo inalterato con grandi impianti insostenibili?
Scritto da Marino Corti il 14/5/2010 alle 19:02
@marino. Incompetenza perchè è falso affermare che l'uranio finirà prima del petrolio come è falso disconoscere che il rischio di incidente nucleare con la nuova tecnologia è minore di qualsiasi altra industria con effetti potenziali equivalenti (vedi incidenti industria chimica o petrolifera) . Convenienza perchè oggi rinnovabile non significa, come si vuol far credere all'opinione pubblica, soddisfacimento del fabbisogno energetico mondiale, ma è solo energia complementare al fossile.
Scritto da Fabio il 14/5/2010 alle 19:20
@Fabio. Mi pare certificato che l'uranio finirà prima del petrolio (50-70 anni), soprattutto se si costruiranno, come vogliono i nuclearisti, un gran numero di centrali, ora fortunatamente inesistenti. Per l'incidente, che non a caso si definisce catastrofico e la cui probabilità è ineliminabile, non c'è impianto conosciuto che abbia la stessa ricaduta distruttiva spazialmente e duratura temporalemente.
Scritto da Marino il 15/5/2010 alle 09:14
E' mai possibile che non ci si renda conto dell'enormità del disastro planetario per l'esplosione di quella piattaforma petrolifera? Da quando è avvenuto l'immane tragedia ecologica, la Terra sta subendo le conseguenze di una ferita mortale che si cerca di "limitare" e scongiurare (sic!) per il futuro imponendo una tassa di un cent al barile... così il problema è risolto...
Scritto da Un cent al barile... il 15/5/2010 alle 13:57
spero si sia compreso che nel mio commento c'è un errore evidente,il paragone che Brown propone è Perl Harbor e non Hiroscima,purtroppo l'eta avanza
Scritto da angelo m il 16/5/2010 alle 11:38
E'probabile che la catastrofe nonfosse padroneggiabile,ma cio'rende una trivellazione petrolifera pericolosa quantouna centralenucleare se non di piu'.Dunque la legislazione e'insufficiente e le prospettive del nucleare menoterrorizzanti.Cio'che stupisce e' il livello dei profitti dei petrolieri che,evidentemente,si possono permettere di affrontare il risarcimento senza proccupazioni.Cio' obbliga a riflettere sull'arbitrio che il capitalismo concede a scapito del lavoro.IMbeabba
Scritto da imbeabba il 11/6/2010 alle 18:47
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