Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 24/5/2010 alle 08:33

I rapporti tra nucleare civile e nucleare militare si attuano a tre livelli di profondità: 1) produzione comune ed integrata di materiale fissile; 2) modello di sviluppo facente capo al medesimo settore economico definibile come complesso militare industriale energetico; 3) dipendenza da uno Stato impegnato nella "competizione globale di potenza. La produzione di materiale fissile, vale a dire un materiale che è in grado di sviluppare una reazione a catena di fissione nucleare, è comune ai settori civile e militare. Nelle centrali civili, ai fini delle reazioni controllate, l'uranio viene arricchito al 3-5%; nelle bombe atomiche la presenza di U235 deve raggiungere almeno l'85%.

L'altro fondamentale elemento che va a costituire il materiale fissile è il Plutonio: la "via del plutonio", partendo dalle centrali civili, è stata seguita da diversi Paesi "emergenti", come  India, Pakistan, Corea del Nord e Israele per sviluppare il loro arsenale atomico. Poi occorre dire che i produttori di bombe atomiche sono anche quelli che poi si sono messi a produrre le centrali nucleari, a partire dal caso paradigmatico di General Electric e Westinghouse. L'ultimo livello di intreccio è quello costituito dagli Stati impegnati nel gioco della potenza. E' il livello dove la spinta che conta non è, semplicemente e riduttivamente, quella del profitto economico, ma quella delle ambizioni di potenza intesa come capacità di egemonizzare le relazioni internazionali e di influenzare l'ambiente globale, con la minaccia e l'uso funzionali della forza distruttiva organizzata. Non bisogna dimenticare che Paul Wolfowitz, il capo dei neocon, ex vicesegretario di Stato sotto la presidenza Bush, nell'articolo tradotto sul Sole 24 Ore (24 settembre 2009) ha criticato il "sogno pericoloso del disarmo nucleare"  prospettato da Obama. A maggior ragione anche sotto il profilo qui esaminato, risulta incomprensibile il rilancio dell’avventura nucleare del nostro Paese.

 

Commenti dei lettori: 3 commenti -
Siamo nell'era di Obama, non di Bush, ma i nostri governanti continuano a comportarsi come se non fosse cambiato niente. Entrare nel club nucleare per loro vorrebbe dire salire ai piani alti, ma in futuro è la green economy che farà la differenza. Parliamo allora di prospettive e non solo del passato!
Scritto da Adrian Zanolla il 24/5/2010 alle 10:42
Complimenti per lo sforzo compiuto in queste puntate del blog sul piano dell'informazione. Ma quali sono le alternative? Perchè non prova ad accennarne? Ha ragione Adrian Zanolla: che prospettive ci dà la cosiddetta green economy?
Scritto da Luciano Banfi il 24/5/2010 alle 11:28
A completamento di questo ciclo informativo proverò domani ad accennare alle potenzialità concrete della "greeen economy" a partire dalla Lombardia, dove si chiacchiera molto a livello istituzionale, ma si combina poco o nulla.
Scritto da Mario Agostinelli il 24/5/2010 alle 13:16
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