Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 26/5/2010 alle 10:40

Il 2009 si è chiuso con 15 milioni di disoccupati negli Stati Uniti e circa 23 milioni nell’Unione Europea, con un tasso di disoccupazione prossimo al 10%. Dall’inizio della crisi sono stati persi più di 7 milioni di posti di lavoro negli Usa e più di 5 in Europa. Per provare a scongiurare una ripresa senza occupazione il governo degli Stati Uniti ha avanzato un pacchetto di 155 miliardi di dollari. In Italia, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione è del 9% con un numero di effettivi disoccupati prossimo a 2 milioni e 200 mila unità. Ciò significa che, per tornare ad un tasso di disoccupazione “accettabile” del 6% (corrispondente a 1 milione e 500 mila individui) ci troveremo di fronte all’esigenza di (ri)collocare sul mercato del lavoro circa 700 mila persone. E’ opportuno e possibile che gli interventi necessari colpiscano congiuntamente gli obiettivi dell’occupazione e della tutela dell’ambiente, pensando allo sviluppo delle “eco-industrie”, un aggregato ampio di attività a cui il concetto di green economy dovrebbe rinviare. Essendo il peso delle eco-industrie sul Pil dei paesi europei pari al 31% per la Germania, del  21% per la Francia con una media Ue del 14%,  la media italiana del 9% (incredibilmente bassa!) richiederebbe un incremento almeno del 6%, equivalente a 140 mila posti, ovvero il 20% dei 700 mila di cui il paese avrebbe bisogno per tornare, nel 2012, a condizioni occupazionali accettabili. L’entità della spesa pubblica sarebbe di 3 miliardi e mezzo di euro. Questa potrebbe essere sostenuta per 2 miliardi dal governo centrale mentre la parte restante sarebbe a carico delle regioni italiane che, di fatto, gestirebbero gli interventi, mobilitando risorse aggiuntive in modo autonomo o partecipando ai progetti comunitari nei settori dell’energia e dell’ambiente. Una occasione rilevante per la Lombardia, per uscire dal declino. Coniugare gli obiettivi dell’occupazione e dell’ambiente significa trasformare la crisi attuale in una opportunità e, quindi, avviare un processo di cambiamento strutturale dell’economia al fine di renderne sostenibile lo sviluppo futuro. Per un paese come il nostro, troppo fossilizzato su specializzazioni tradizionali, significa anche diversificare maggiormente le attività produttive. In questo senso, accrescere il peso delle eco-industrie è anche un obiettivo di politica industriale, che farebbe sì che gli addetti espulsi dai settori dell’industria e dell’edilizia possano essere riqualificati in tempi relativamente brevi e a costi relativamente contenuti, mentre per i giovani si creerebbero occasioni qualificate e stabili di impiego.

 

 

Commenti dei lettori: 1 commento -
Lo sviluppo economico legato alla economia verde appare sempre pių teorizzato e sempre meno applicato. Il tuo post sta ad indicare precisi e concreti programmi di governo dell'economia alternativa. Purtroppo tu e tutti quelli come te non sono al governo della regione o dell'intero paese grazie all'ignoranza di tanti elettori. Intanto paghiamo cara l'economia della finanza e degli speculatrori finanziari o delle banche. Content Lumbard e italian???????
Scritto da robinews il 26/5/2010 alle 20:57
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