Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 11/10/2010 alle 08:00

 

Oggi parlo di un Parco naturale della Tanzania noto anche a molti giovani varesini che hanno sostenuto in quelle splendide radure progetti di volontariato promossi da una ONG locale. Il governo della Tanzania ha approvato la costruzione di una strada commerciale nel Parco del Serengeti, uno dei luoghi più iconici dell'Africa. Il Serengeti settentrionale, presso il confine col Kenya, è una delle zone più remote e incontaminate dell'intero ecosistema del Parco, abitata dai "big five", i 5 grandi mammiferi d'Africa: l'elefante, il leone, il leopardo, il rinoceronte e il bufalo. "La strada causerà un disastro ambientale - hanno spiegato alla rivista scientifica Nature ventisette esperti di biodiversità - Le operazioni di taglio previste lungo le rotte migratorie di 1,3 milioni di gnu, così come degli elefanti importanti e delle zebre, che minacciano gli ultimi grandi movimenti animali di massa sulla Terra.


L’autostrada  Arusha-Musoma, nei piani del governo della Tanzania, dovrebbe collegare i due distretti del Serengeti e del Loliondo, unendo la costa del Paese con la parte più interna e tagliando in due la nazione e il Parco. La strada prevede il passaggio di 416 grandi camion al giorno e bloccherà fisicamente le migrazioni, oltre a introdurre specie invasive, e dare libero accesso al bracconaggio - in ultima analisi, impedire le migrazioni cicliche delle diverse specie animali. Inoltre provocherà una ulteriore frammentazione di habitat, l'alterazione del sistema delle acque e del suolo, e una maggiore diffusione di epidemie tra gli animali. Quando viene bloccata la migrazione degli gnu, si verificano più di frequente incendi nelle praterie, diminuendo ulteriormente la qualità dei pascoli, e rischiando di fare dell'ecosistema una ulteriore fonte di CO2 atmosferica. L'area settentrionale del Serengeti è intatta e tale dovrebbe rimanere. Le associazioni ambientaliste locali hanno proposto un percorso alternativo per la strada, più sicuro, bypassando il parco e fornendo anche maggiori benefici economici per la popolazione della Tanzania. Questo percorso alternativo preserverebbe il bene più prezioso della Tanzania, la natura intatta ed il turismo. Con l'aiuto della comunità internazionale a sostegno delle esigenze locali, la Tanzania può trovare un modo per preservare la propria eredità. Di seguito trovate una petizione per la protezione del parco.

 

Commenti dei lettori: 1 commento -
come sempre le scelte politiche e di "sviluppo" non tengono mai conto della natura. solo una volta che si è distrutto e deturpato l'ambiente, ci si ricorda che è lo spazio in cui viviamo... peccato! difficile davvero prevedere prima che curare?
Scritto da Elena Marconi il 11/10/2010 alle 20:37
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