Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 8/11/2010 alle 11:33

Sul mio blog parlo spesso di petrolio, uranio, sole come fonti di energia e condivido con i miei lettori valutazioni sulle convenienze e gli svantaggi per la vita, l’ambiente e l’economia di queste fonti indispensabili. È fuor di dubbio che per tutta l’era industriale possedere petrolio o comunque poterlo estrarre dalle viscere della terra corrispondeva a sentirsi potenti, ricchi, perfino a dare coraggio e spavalderia. Ricordate il James Dean con sullo sfondo l’incessante roteare delle pompe texane o gli impresari padroni delle ferrovie che attraversavano l’America e portavano sogni di abbondanza sugli interminabili treni-cisterna dei romanzi popolari della letteratura d’oltreoceano.

Quando ero piccolo e sgranavo gli occhi al fluire dell’"oro nero”, la mia maestra piemontese mi ricordava severa che anche in Italia avevamo “petrolio”: l’arte diffusa ovunque e la bellezza del paesaggio, che oggi chiamerei “energia pulita e rinnovabile”. Non avevamo la stessa maestra, evidentemente, io e il ministro Tremonti. "La cultura non si mangia", aveva affermato con sicurezza qualche giorno fa il ministro dell’economia. Chissà se la pensa ancora così dopo il crollo della Schola Armaturarum a Pompei. La cultura e l’arte sono il "petrolio" del nostro Paese. Costituiscono la vera ricchezza sulla quale possiamo contare come nessun altro luogo al mondo. E ripeterei le considerazioni che in questi due giorni sono rotolate su qualche giornale e qualche emittente. In nessun’altra parte del mondo si sprecherebbe così un patrimonio tanto prezioso! Forse la cultura non si mangia ma è certo che dà da mangiare, dà lavoro, dà futuro, fa sentire vivi. Abbandonarla all’incuria in nome della crisi equivale a segare il ramo su cui siamo seduti. Sarebbe come rinunciare a una fonte che potrebbe contribuire a risolvere un po’ dei problemi di occupazione, qualità della vita, assistenza, ricerca... Ma forse la cultura fa paura per altre ragioni. Non si mangia ma insegna a pensare.

Commenti dei lettori: 4 commenti -
Bravo Mario, la cultura, il nostro patrimonio storico, culturale e ambientale ha dato la voro e da mangiare. Tremonti con i suoi tagli e la sua filosofia "la cultura non si mangia" toglie lavoro e pane. Da Pompei a Napoli (spazzatura inclusa) da Vicenza a Gioia Tauro (alluvioni) si spenderanno soldi solo per emergenze permanenti (e molti di più di quelli che si sarebbero spesi per prevenire). Il nostro paese scivola sempre di più nel baratro. Basta, Tremonti, Bossi, Berlusca a casa
Scritto da robinews il 8/11/2010 alle 12:20
Belle queste note! in fondo ci stiamo rovinando da soli e quanto prima spariranno quelli che ci hanno governato pensando ai loro soldi anzichè agli interessi della nazione e del popolo di cui si sono riempiti la bocca, tanto meglio sarà, per noi e i figli e nipoti a cui vogliamo bene.
Scritto da Carla il 8/11/2010 alle 12:51
La cultura è un antidoto universale al degrado: non dipende dal censo o dalla fortuna: è qualcosa che una persona, una comunità, un popolo possiede per trovare dentro di sè risposte anche alle difficoltà maggiori. Ormai la politica se ne è allontanata e anche i commentatori dei politica se ne occupano poco. Grazie per la sua attenzione e per non propinarci solo il Fini, il Bersani o il Bossi del momento circondato dai microfoni e ripreso dalle televisioni
Scritto da Roberto Castellazzi il 8/11/2010 alle 16:43
Nel 2005 ho visitato Pompei, ne sono rimasto entusiasta ma nello stesso tempo ho visto delle zone in stato di abbandono, mancanza di servizi igenici, quindi dietro angoli appartati vi potete immaginare cosa ho visto e mi sono chiesto: i responsabili del sito non si rendono conto che abbiamo un luogo dove vengono milioni di persone a visitarlo e si può sfruttare per creare posti di lavoro? perché se ne disinteressano? sono degli incompetenti ? Ora si vedono i risultati.
Scritto da Pietro Luigi il 9/11/2010 alle 10:20
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