Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 22/12/2010 alle 20:35

Varese nel 1993 si trovava al centro del ciclone tangenti. Due noti imprenditori del settore cave Giulio Nidoli e il fratello minore Augusto, finirono indagati per episodi connessi all’inserimento di 4 loro cave nel relativo piano che la Provincia si accingeva ad approvare. Nonostante l’assoluzione sembrava avesse chiuso ogni contenzioso, l’impresa dei fratelli Nidoli, la Italinerti, torna all’attenzione, questa volta per gli effetti ambientali inferti nel comune di Cantello.

 

Me ne sono occupato quando ero in Consiglio Regionale in Commissione Ambiente nel 2008. Allora fu concesso di cavare circa 2 milioni di metri cubi in un impianto non regolare allo scopo di sospendere definitivamente la coltivazione, mettere in sicurezza la cava e recintarne il fronte. In realtà l’Italinerti sembra aver dimenticato che la via che le era stata indicata era semplice: sistemare l’impianto, recintare il fronte cava e mettere una cartellonistica adeguata.Infatti la cava si trova in una zona strategica per l’intera Provincia: fa parte della Valle della Bevera, area della massima importanza idrogeologica, che alimenta un bacino di 100.000 abitanti, che possono persino raddoppiare nei periodi di crisi idrica o durante eventuali problemi presso altri pozzi e sorgenti, come accaduto recentemente per l’inquinamento da idrocarburi della sorgente di Luvinate. Consci della gravità della situazione, l’Amministrazione di Cantello e tutti i cittadini si sono mobilitati, hanno raccolto  le firme e costituito un comitato.  I Comuni della Valle nel frattempo si sono uniti con quello di Varese per dare il via ad un parco di interesse sovra comunale contiguo alla cava.

 

Il Presidente della Provincia, l’ing. Dario Galli, alla trasmissione della televisione svizzera Falò ha affermato che “il Piano attualmente previsto, di due milioni di metri cubi per risanare la cava è ritenuto assolutamente esagerato…”.Tra le opzioni che permetterebbero la messa in sicurezza della cava, la più conservativa ed economica, è la semplice recinzione del fronte cava a una distanza adeguata dal fronte stesso. Ma Italinerti, evidentemente, vuole continuare a cavare come se niente fosse e, così, inciderà sull’acquifero della Val Sorda che probabilmente è collegato con altre idrostrutture situate più a sud. In particolare, l’impresa Nidoli prevede  l’asportazione degli strati di copertura che garantiscono la protezione della falda. Si determinerà un incremento locale della vulnerabilità delle sorgenti e l’attività estrattiva andrà a costituire “un centro di pericolo”, dato che i pozzi più vicini al fronte della cava ora si trovano a circa 400m. E allora, nonostante tutte le assicurazioni, Regione, Provincia e Comune difenderanno le sorgenti dei cittadini o il consumo di suolo a profitto dell’impresa?

 

 

Commenti dei lettori: 2 commenti -
I cavatori non guardano in faccia a nessuno ad hanno tanti protettori. Cosa ne è della cava sequestrata in Viggiù, dove c'erano pezzi di amianto e metalli pesanti? C'entra sempre con la valle della Bevera e con la discarica svizzera di Gaggiolo. Ma ormai tutto tace e, Agostinelli ci manda messaggi inquietanti anche per la disattenzione della politica locale.
Scritto da Adriano Zuccoli il 22/12/2010 alle 23:33
... la nuova amministrazione di Viggiù, è stato lasciata sola per un intero anno a gestire tutto l'iter di caratterizzazione e di indagini. La provincia si è fatta sentire e vedere da qualche mese. Arpa vergognosamente si è eclissata. Aspem non parla. Sarebbe molto interessante fare nelle sedi appropriate questa domanda, chiedendo di andare oltre un semplice "stiamo continuando gli accertamenti"... visto che le falde a cui si allaccia l'acquedotto di Varese sono alimentate dal torrente Bevera!!
Scritto da giuliana il 23/12/2010 alle 15:13
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