Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 5/2/2011 alle 09:00

Scrivo da Dakar, dove a breve inizierà il decimo Forum Sociale Mondiale (6-12 febbraio). Nel 2001 circa 20 mila persone si riunivano a Porto Alegre, Río Grande do Sul, Brasile, per la costruzione di “un altro mondo”. Nasceva il Forum Sociale Mondiale (FSM), che aveva come obiettivo indebolire e decostruire il dominio delle regole economiche imposte da parte dei paesi più ricchi al Forum Economico Mondiale di Davos (Svizzera). Avendo avuto la fortuna di partecipare a tutti gli appuntamenti del decennio, dal Brasile – sua culla  – a Mumbay, Bamako, Belem, Nairobi, provo a riflettere sulle diverse fasi di espansione di un processo innescato a inizio secolo e tutt’ora in evoluzione.

Alle soglie del nuovo millennio, i potenti della terra che si riunirono a Davos continuavano a fingere che le oligarchie che reggono il mondo potessero perseguire un orizzonte di sviluppo valido per l’intero pianeta; a credere che il reaganismo e il thatcherismo che avevano infranto il patto sociale ancorato alle costituzioni del dopoguerra potessero sottovalutare il conflitto e negarlo come terreno di democrazia; a convincersi che la caduta del muro di Berlino dovesse lasciare campo libero all’imperialismo che soffocava i paesi del Sud che si stavano liberando dei regimi reazionari nei vari “cortili di casa”.

In contrapposizione, il FSM si è affermato conquistando uno spazio nazionale e internazionale, grazie alla partecipazione crescente di persone e il moltiplicarsi di forum Regionali, Nazionali e Locali dalle differenti parti del mondo. I Forum mondiali realizzati in questi dieci anni sono stati differenti l'uno dall'altro, e in ognuno è stata appresa la lezione di quello anteriore. Questa estrema articolazione del FSM è dettata dalla volontà, in ogni passaggio di consolidamento, di coniugare locale e globale. Ne è nato così non un movimento, ma un “movimento dei movimenti”.

In questi ultimi anni, con l’abolizione di ogni controllo sulle banche e con l’ebbrezza neoliberista che ha inventato strumenti finanziari ad alto rischio senza precedenti, l’economia reale di beni e servizi ha perso ogni vigore di fronte alla finanza, che ha visto invece una crescita moltiplicata per venti rispetto all’economia reale. Si è ridotto il peso della politica, e il trionfo dei valori della globalizzazione è diventato il centro del dibattito politico.

Centrato sul “sociale” e non sull’”economico”, il primo Forum Sociale Mondiale, è stato organizzato a partire da un’affermazione chiara: “un altro mondo è possibile”. Con questo il forum ha riacceso la fiamma della speranza e dell'utopia anche quando la componente di critica del presente prevaleva sul progetto di futuro. La mobilitazione sociale, nata come lotta “anti-mondializzazione”, è diventata movimento “altermondialista”, ossia processo di costruzione di alternative ad una globalizzazione sottomessa agli interessi del capitale. Comincia così a crescere la coscienza dell’importanza di assicurare che i beni comuni dell’umanità non possano essere privatizzati né essere trasformati in merce, come esige invece l’essenza del capitalismo.

Diverse organizzazioni italiane, direttamente o attraverso le reti internazionali di cui fanno parte, sono già al lavoro per promuovere a Dakar eventi e iniziative. Nei prossimi giorni vi terremo aggiornati da questo blog sulle attività del Forum cercando di dare voce alle novità che questa rete di movimenti propone. Per rimettere al centro della politica e delle discussioni il bene delle persone e del nostro mondo.

 

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