Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 13/2/2011 alle 09:38

Il Forum sociale mondiale di Dakar si è chiuso venerdì con qualche decina di assemblee tematiche, incentrate eminentemente sul da farsi, ma senza un evento comune, come all’apertura. Il momento a suo modo collettivo più emozionante del Forum è stato però attorno alle 16 locali del 10 febbraio, allorché un tamtam multiplo di applausi, grida di gioia, voci concitante entrate all’improvviso nelle aule e nelle tende, e telefonini squillanti ha diffuso tra le molte migliaia di persone presenti al lavori la notizia della caduta del tiranno Mubarak. Già nei giorni precedenti il popolo altermondialista era sempre in caccia di notizie fresche sull’andamento della rivoluzione egiziana, e piccoli cortei percorrevano ogni tanto i viali della città universitaria invocando la fine della dittatura, appoggiata per quasi trent’anni, senza vergogna e fino all’ultimo, in nome di un’idea errata di stabilità, dall’Occidente. Dopo poche ore la notizia si è rivelata infondata, ma l’evento tanto atteso si è verificato un giorno dopo, a Forum ormai chiuso.

 

Uno dei meriti maggiori del Forum è stato di aver posto sul tappeto, anche sull’onda degli eventi in Tunisia ed Egitto, l’urgenza di una democratizzazione sostanziale dell’Africa, la stanchezza del continente per quanto frena lo sviluppo ed è imputabile alla casta dirigente locale e a nessun altro, senza alibi alcuno: la corruzione; l’autoritarismo; gli sprechi; il clientelismo; la carenza di servizi e beni di prima necessità; la svendita delle risorse e del territorio; il dissesto ecologico. In Egitto, come già in Tunisia, la transizione verso un pieno sistema democratico, libero dai condizionamenti dell’esercito, dei notabili, del radicalismo islamico, degli interessi occidentali e delle ingerenze israeliane, ha davanti a sé un cammino difficile, ma non impossibile. Certo Suleyman e l’esercito sono persino più pericolosi dell’ostinata resistenza al potere del vecchio rais. Il deserto politico del mondo arabo è ormai investito da flutti impetuosi. Ora si guarda a cosa accadrà in Siria, Yemen, Giordania, Algeria e, perché no?, in Libia e Arabia Saudita. Quanto all’Africa nera, il Forum ha agevolato la ricostruzione di un legame politico tra africani della diaspora e oppositori locali; qui la lotta per la democrazia assume un contenuto più sociale che direttamente politico, e al momento passa attraverso l’iniziativa delle donne, delle comunità locali, dei giovani senza futuro delle metropoli più che dall’azione di movimenti e partiti. Ma anche qui si può sperare. Solo l’Italia, vista da lontano, appare tristemente immobile, anche se qui giungono gli echi delle mobilitazioni di protesta annunciate per il 13.

 

Redatto da Valerio Crugnola

 

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