Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 21/3/2011 alle 17:04

Ha dell’incredibile come da un giorno all’altro e nel pieno delle celebrazioni e delle riflessioni sui 150 anni di contributo dell’Italia  alla civiltà mondiale – e tra questi la Costituzione di pace con il suo articolo 11 ormai depotenziato -  ci si ritrovi in guerra. Perché di questo si tratta, al di là delle parole che ammantano e ammorbidiscono il fragore delle armi (e quali armi!). Che il Parlamento non ne sia nemmeno stato sfiorato finora e che i leader della maggioranza dei partiti si siano detti d’accordo senza alcuna discussione pubblica mi inquieta. Resto senza parole. Certo bisogna impedire lo stermino degli insorti e noi dobbiamo stare con loro anche con l’interposizione di una forza che ribalti le sorti di un confronto altrimenti impari: ma avevamo molte strade, che non sono state percorse prima di precipitare verso la solita tremenda scorciatoia.

Il regime di Gheddafi ha sempre mostrato il suo volto tirannico, anche se non possiamo trascurare le connivenze di chi, Italia in testa, gli forniva una quantità enorme di armi senza dire nulla - anche dopo la sua visita in Italia - sui diritti umani violati in Libia, sulla tragica sorte delle vittime dei respingimenti, su chi muore nel deserto o torturato nelle prigioni libiche. Come dice un comunicato di Pax Christi “il Colonnello era già in guerra con la sua gente anche quando era nostro alleato e amico”. E allora, discutiamo di un’operazione militare che, per quanto legittimata dal voto di una incerta e divisa comunità internazionale, porterà morti e ulteriore dolore in un’area così delicata ed esplosiva, piena di incognite ma anche di speranze. E, ancora, non facciamo mercato tra partecipare ai bombardamenti e deviare in altri Paesi i rifugiati che arriveranno disperati sulle nostre coste.

Oggi la Lega Araba, la Germania, il Brasile, la Cina, la Russia – metà dell’umanità – non osservano solo astenuti e perplessi: criticano aspramente il fatto che dalla “No fly zone” si sia passati al bombardamento massiccio, che travolge sempre più spesso, come sappiamo per esperienza, le popolazioni civili. Fermiamo la guerra, anche se è prevista per l’annientamento di un dittatore, perchè alla fine toglie sempre voce ai popoli e al loro lento ma irreversibile processo di emancipazione. Le armi che suppliscono la debolezza della politica non aprono alcun varco se non verso l’ignoto: la stessa denominazione “Odissea”  per l’operazione in corso fa solo torto a quello straordinario ritorno in patria di Ulisse dopo la guerra e verso la pacificazione. Non mi rassegno a pensare che, in un modo o nell’altro, la guerra umanitaria sia ormai la "nuova" ideologia dell'Occidente cui apparteniamo.

 

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 1 commento -
Leggo i giornali, ascolto la TV e osservo che la più parte è a favore della massiccia azione militare sul territorio libico. Io sono frastornato e sgomento. Concordo con le riflessioni enunciate da questo post: la guerra. perchè di altro non si tratta, miete sempre vittime innocenti, non esistono bombe intelligenti, le conseguenze sono sempre devastanti. E poi il sacro furore occidentale sembra nascondere altri interessi dietro l'obiettivo della cacciata del tiranno. Altrimenti perchè solo ora?
Scritto da Giovanni Cogliati il 21/3/2011 alle 18:53
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