Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 30/3/2011 alle 06:32

La notizia è di quelle clamorose, soprattutto se messa in relazione all’attenzione che si è risvegliata  dopo l’incidente giapponese sui danni delle radiazioni alla salute. “Il Manifesto” di venerdì scorso, riportando un rapporto uscito in Germania sugli incidenti nucleari in Europa, segnala il ritrovamento nel 2001 di cesio radioattivo nei boschi di Tradate  (ad Abbiate Guazzone per la precisione). Una richiesta di informazioni rivolta all’ARPA regionale e all’amministrazione comunale ottiene come risposta uno stupito diniego: non risulta. Successivamente riusciamo ad appurare per vie contorte che il ritrovamento di una sorgente di Cesio 137 è avvenuto ben due volte – nel 2001 e nel 2007 – su macchinari industriali rottamati illegalmente disperdendoli nella brughiera. Piccole sorgenti radioattive sono usate in campo industriale per verifiche di saldature, per testare la resistenza strutturale di manufatti  o per fare misure di riempimento di serbatoi etc.

Il commercio di questi materiali avviene in particolare dalla Svizzera e deve sottostare a denuncia alle autorità competenti, mentre il trasporto dovrebbe essere notificato al sindaco della località interessata. Dovrebbe essere attivo un inventario di questi materiali, per i fattori dispersivi e i danni gravi alla salute che possono generare. Ma siamo in Italia e tutto è soggettivo: al Nord come al Sud c’è sempre qualche convenienza (evitare costi di smaltimento e di regolarizzazione di materiali speciali oppure navigare nell’illegalità) che consiglia di agire fuori dalla legge. E poi c’è stato in questi anni lo smantellamento dei controlli da parte di una destra feroce nello schedare i deboli, ma tollerante nel coprire l’evasione dei forti.

C’era una divisione di sicurezza dell’ENEA funzionante e, forse per questo, trasferita alle ARPA regionali (ahi federalismo che “avvicinerebbe le istituzioni ai cittadini”!) e oggi, in teoria, consegnata alle cure dell’Agenzia di Veronesi, quello che dormirebbe tranquillo con una scatoletta di scorie sul comodino… Da questa vicenda di Abbiate e dalla deturpazione micidiale dei nostri boschi tanto amati vengono due considerazioni: 1) quale responsabilità pubblica si sentono addosso gli amministratori locali che non fanno nemmeno una indagine su una notizia così inquietante? 2) se anche la pericolosità non fosse elevatissima, cosa dire della possibilità che materiale così denso di energia e di implicazioni per la salute possa essere disperso tra i rifiuti e entrare nel metabolismo e nella catena dei cicli naturali senza salvaguardia alcuna per gli abitanti, come già era successo per gli inquinanti chimici? E questo Governo vorrebbe regalarci il ritorno del nucleare e il rimbalzo di scorie da un sito all’altro, scoraggiando i cittadini dal partecipare al referendum? Ma va là!

Categoria: Lombardia, Sanità
Commenti dei lettori: 4 commenti -
almeno l'arpa ha risposto ,con un, non risulta,io ho provato a richiedere all'arpa riguardo le eventuali analisi o prelievi effettuati all'esterno del ccr di ispra,all'interno è impossibile data la extraterritorialita del sito,inutile dire che non ho avuto rispostaPer il resto è ormai evidente che nei boschi si ritrovi di tutto dai rottami a lastre di amianto ecc ora anche residui radioattivi,per fortuna(!)che i boschi sono sempre meno ed anche il lupo è scappato
Scritto da cappuccetto rosso il 30/3/2011 alle 11:17
Se non erro i boschi da te menzionati sono quelli che si riferiscono alla splendida aerea del grande verde di Pianbosco!
Scritto da R. Paganini il 30/3/2011 alle 15:37
Colpisce secondo me l'assoluta indifferenza, ma spero di sbagliarmi, verso denunzie tanto gravi e circostanziate che colpiscono al cuore la Natura, che è la nostra stessa vita. Purtroppo anche per altri tipi di inquinamento. Il rispetto dell'Ambiente è soltanto un optional nelle sole giornate dedicate all'ecologia?
Scritto da Carlo A. il 30/3/2011 alle 15:41
La vicenda del cesio radioattivo a Tradate dimostra la falsità dello slogan "padroni a casa nostra" di marca leghista e la necessità di riappropriarsi, anche attraverso i referendum sull'acqua e sul nucleare, del controllo democratico sui beni comuni e sui processi produttivi di qualsiasi natura.
Scritto da Gianmarco Martignoni il 30/3/2011 alle 16:28
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