Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 4/8/2011 alle 20:23

In questi giorni tira aria brutta e le notizie inquietano gli Italiani, che forse si aspettavano che il pomposo incontro tra un Governo allo sbando e l’ammucchiata di banchieri, industriali, commercianti, artigiani, giù giù sino ai sindacati, li facesse andare in vacanza rassicurati. Lo spettacolo sembrava assicurato, pienone di facce illustri, microfoni e cineprese a immortalare sopracciglia aggrottate, ma, alla fin della fiera… nulla su nulla. Perchè mai i sindacati - e la CGIL in particolare - si siano prestati ad una equivoca pantomima rimarrà per me un mistero.

Berlusconi ne trae ancora una volta un vantaggio e il suo declino rischia di essere pericolosamente procrastinato. Ha snocciolato la sua ricetta: pareggio di bilancio e libertà economica in Costituzione; riforma assistenziale e fiscale; modernizzazione delle relazioni industriali nel pubblico e nel privato, finanza e reti di impresa; accelerazione delle opere pubbliche e delle reti tlc; privatizzazioni dei servizi pubblici. Ma per la maggior parte sono i temi su cui si incentreranno le rivendicazioni del mondo del lavoro e dell’opposizione politica in autunno! Mi chiedo: dove staranno allora i banchieri o la Marcegaglia con cui si è andati al confronto di ieri quasi a braccetto? Forse è bene riconoscere gli errori quando si è in tempo e non continuare a prestarsi a dannose confusioni.

Il sindacato e la sinistra facciano subito la loro parte e si preparino ad una difficile e strenua difesa dei ceti popolari: dalla crisi si uscirà non con vaghe buone intenzioni, ma con una netta scelta che rafforzi i principi costituzionali, faccia pagare più tasse ai ricchi, rilanci la contrattazione nazionale e decentrata, sottragga al controllo dei privati i beni comuni. Il contrario di quello che il Cavaliere ha proposto per un patto a Settembre alle parti sociali e che, se incontrerà il consenso delle banche, della Marcegaglia e di Sangalli, non sarà certo gradito a chi vive con al massimo 1500 euro al mese e si trova a pagare tutto il prezzo di una crisi di cui non ha responsabilità alcuna!

 

Commenti dei lettori: 2 commenti -
dopo anni vissuti da metalmeccanico mi è rimasto una sorta di sesto senso .. poco spiegabile poco razionale .. : "se sindacati e padroni sono d'accordo vuol dire che ci stanno fregando o ci han già belle ciulati .." è l'aria afosa di questi tempi agostani .. dopo i referendum .. c'è un gram d'affare per stravolgere-ridimensionare la "voglia popolare" .. allora ?? avanti .. ancora uno sforzo ........
Scritto da sandro sardella il 4/8/2011 alle 21:59
Si caro Mario. Temo che tu abbia ragione. Si è parlato molto in questi ultimi tempi dell'evento che ha messo assieme le "forze sociali" (con qualche eccezione) per chiedere al governo di intervenire con urgenza contro la caduta libera dell'Italia, nel grande disastro di una crisi senza fine. E devo dire che (e non è la prima volta) mi ha un po deluso Bersani nel suo intervento in Parlamento il giorno 3 agosto. Intervento in assenza completa di un qualche riferimento a chi sta pagando salato per lo stato della situazione, messa all'ordine del giorno di quella seduta. Cioè, i lavoratori e i pensionati non ci sono più. Come non esiste alcuna illegalità o corruzione. Di questo Bersani non ha parlato. E nessuno che porti mai, nelle sedi opportune, i dati veri sulle risorse pubbliche e anche private che vengono distrutte dalla illegalità e dalla corruzione. Ma il dettaglio si lega molto al resto degli argomenti che si affrontano in questa mia personale opinione. Premetto che bisognerebbe partire parlando (appunto) delle vittime che si lascia sul campo. Non è il PIL o la mancata crescita: questi sono valori quantitativi che emergono come freddi numeri. Sono coloro (gli unici) che sono chiamati a pagarne le pene. Queste le vittime vere. La maggioranza dei cittadini. E' affrontando i “loro” problemi che si rilancia il meccanismo economico che può accompagnare il risanamento. Mi pare che torni a galla un'operazione politica che da tempo cova e che si gioca sul bisogno di cambiamento che la gente sente fortemente. Viene promosso attraverso un espediente tattico che appare tutto impostato sulla necessaria emergenza del Paese e del cambiamento del governo, (per alcuni anche solo del presidente del Consiglio) ma non ancora della politica che esso ha praticato. La segnalazione dell'emergenza è reale ma non è adeguata la soluzione proposta da Casini e dal PD. Soluzioni a volte condivise a volte sollevanti polemiche interne al PD stesso. In cosa consiste? Essa implica una collaborazione delle forze sociali, con una di queste che corre il pericolo della subordinazione all'altra senza riscontro. Non ho pregiudizi o contrarietà da manifestare rispetto le iniziative congiunte tra organizzazioni del lavoro dipendente e delle imprese. Ho un po di paure che metto ora in evidenza. E' fuori da ogni dubbio che alla guida di una cordata per il "dopo Berlusconi" ci siano dei "poteri forti". Basti interpretare la dichiarazione di Marchionne, sulla "esigenza di una leadersip diversa per l'Italia". Lo stesso intervento di Casini alla Camera il 3 agosto va in quella direzione. Ma non viene da quì la "buona politica" e da qui non viene neppure ciò che serve per una maggiore giustizia sociale che deve viaggiare assieme al rigore e alla crescita di una economia nuova, rispettosa dell'ambiente e dei diritti. Ecco cosa mi fa paura nelle semplificazioni con cui si giudica una rivendicazione unica tra sindacato e confindustria. Perciò e' opportuno che si conoscano le cose che si chiedono assieme sindacati e confindustria e che se ne faccia oggetto di discussione. Quali che siano i punti comuni e, sopratutto, gli interessi che si perseguono con le dovute garanzie per ogni forza sociale rappresentativa. Non basta dire: ripresa economica; occupazione e riforme. Ne vanno chiariti i contenuti. E gli sbocchi che si propongono. Quali interessi si penalizzano per poterne favorirne altri e per una maggiore giustizia. Senza questi "minimi comun denominatori", finirà come in passato: paga Pantalone per tutti. Stride molto il concetto di “coesione sociale” quando l'unica preoccupazione resta quella di “rassicurare i mercati”, ma nulla si fa per dare ossigeno ai bilanci delle famiglie. Come ex dirigente Cgil e come attualmente iscritto, rivendico il diritto di preoccuparmi sui pericoli di un "dirigismo" di forma e contenuto che non farebbe un buon servigio ai lavoratori. Alcuni propongono una “Alleanza Larga” in cui si ritrovino coloro che tendono frenare i conflitti sociali ed escludere chi non ci sta in quanto si propone in modo alternativo. Per questa operazione c'è bisogno di un sindacato disponibile e che si accontenti della sola condizione di "esserci". Se il PD se ne fa promotore o lasciasse passare tale strategia, si assumerebbe una grave responsabilità. Quella di bloccare altri sbocchi politici in sintonia con ciò che chiedono ormai, la maggioranza degli italiani. C'è un accordo politico, che funziona a giorni alterni, PD-UDC, di lavorare per una “Tregua politica e sociale”. Molte le formule (vuote) di governo provvisorio. Conseguenza inevitabile sarebbe una discontinuità con i rapporti con i movimenti. Produrrebbe una loro emarginazione/esclusione dai livelli decisionali e l'ingabbiamento delle forze sociali (il sindacato che rappresenta il lavoro) in una logica che vede premiata solo una di queste: L'impresa. E' forse l'inizio di un cantiere di un nuovo blocco sociale tra una parte delle forze politiche (moderate) e la parte imprenditoriale che vede la via d'uscita, solo con una nuova macelleria sociale e del lavoro? Questo il mio timore. Alcuni accadimenti ne segnalano la tendenza: La Uil che si apre sulle eventuali modifiche allo "Statuto dei lavoratori". Il principio è questo: "dato che i precari non hanno diritti, tanto vale cederne qualcuno da parte dei garantiti". Chiariamo bene il concetto: Non si trasferiscono diritti dai garantiti ai senza diritti. No! Si cedono all'impresa e basta. Una forma nuova di giustizia sociale. (ridurre i diritti a chi ne gode per omogeneizzare – al ribasso – la condizione generale). A queste ipotesi, la reazione dei movimenti e anche dei lavoratori, può essere di due tipi: a-reazione negativa che respinge le proposte sbagliate dei partiti e rilancia l'iniziativa. Questa è quella che mi auguro! b-completa disillusione con senso di impotenza e abbandono di ogni pressione democratica ormai ritenuta inutile. Questo sarebbe pericoloso per l'intera democrazia. Risultato: Distacco completo della gente dalla politica. Isolamento dei soggetti del rinnovamento a cominciare dai movimenti. Nascita di un fronte di falso rinnovamento, magari populista, che chiederà “poteri forti ed eccezionali” ma coercitivi sulle classi deboli se si ribellano. L'altro binario è quello rappresentato dalle esigenza di cambiamento radicale e alternativa a quella del centrodestra ma diversa anche da quella moderata. Questa partita va giocata dagli gli italiani fuori dai giochi di palazzo. Quello di un'alleanza per il cambiamento radicale. Quest'ultimo è quello più difficile da realizzare per gli ostacoli prodotti dall'inerzia e incertezze della politica che conta. Se i partiti del centrosinistra ne restano fuori o lo ostacolano, sarà battaglia persa in partenza. Questo conferma l'utilità dei partiti ed il loro ruolo dirigente. Ecco perché le forze progressiste, sia pure con diversità significative tra di loro, devono difendere (non soffocare) l'autonomia del sindacato e dei movimenti. Ma chi sta alla testa di questi deve pretenderlo e praticarlo a cominciare da se stesso. Germano Zanzi
Scritto da Germano Zanzi il 4/8/2011 alle 22:09
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