Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 30/8/2011 alle 19:27

Mai, dalla fine della dittatura, nel 1990, il Cile aveva conosciuto mobilitazioni della portata di quelle in corso. Gli studenti, all'origine del movimento di protesta, hanno schiantato la popolarità (-26%) del governo di Sebastian Piñera (di destra). Si diceva che la stabilità politica in Cile era assicurata perché «la realtà aveva finito per erodere i miti e le utopie della sinistra, portandola sul terreno della concretezza». Tuttavia gli studenti hanno mostrato i denti, denunciando il livello di indebitamento necessario per accedere all'istruzione superiore (il 70% degli studenti si indebita, ed il 65% dei più poveri interrompe gli studi per ragioni economiche) ed hanno organizzato a Santiago imponenti marce con centinaia di migliaia di partecipanti. Queste manifestazioni si sono unite a diverse mobilitazioni in tutto il paese: a favore di una migliore redistribuzione dei profitti legati all'estrazione del rame a Calama, per il blocco del prezzo del gas a Maganelles, per il risarcimento delle vittime del terremoto del gennaio 2010 sulla costa, per il rispetto degli indigeni Mapuche nel sud.

 

Anche il progetto  Endesa-Enel, di costruzione di cinque immense dighe in Patagonia ha portato in piazza altre 50.000 manifestanti. Ma il motore della protesta rimangono gli studenti, alla testa dello sciopero generale del 24 agosto. Si tratta, in ultima analisi, «di finirla con l'era Pinochet». I manifestanti, sospettosi di fronte a dirigenti politici che non ispirano loro più nessuna fiducia, esigono che il futuro del sistema educativo sia sottoposto ad un referendum. Intanto viene riabilitata la figura del vecchio presidente Salvador Allende: i suoi discorsi sull'educazione, pronunciati più di quarant'anni fa, hanno recentemente battuto i record di consultazione su internet. Secondo i sondaggi, benché ordinati da media molto vicini al potere, gli studenti godono del sostegno del 70-80% della popolazione. Ma in Italia la stampa e la televisione non ci hanno mai parlato del Cile in lotta!

 

 

Commenti dei lettori: 1 commento -
Perchè forse parlando del Cile si rischierebbe uno spirito di emulazione.Troppo pericoloso per un potere che ci ha narcotizzato facendoci diventare soggetti passivi,incapaci di reagire alla peggiore politica mai vista nel nostro Paese.Oltre al Cile,la Grecia ,gli indignados,gli scioperi in Francia,lotte cadute nel vuoto perchè poi manca una guida politica, un obbiettivo,magari un sogno da raggiungere.Come da noi dove manca una rappresentanza politica certa per chi sta pagando questa crisi.
Scritto da marco zaccaria il 30/8/2011 alle 20:20
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