inserito il 6/10/2011 alle 14:40
Il New York Times un mese fa aveva annunciato che gli Stati Uniti erano pronti a citare in giudizio una dozzina di grandi banche per i mutui ipotecari. In verità risultava clamoroso che fossero intraprese azioni legali nei confronti dei due fondi che hanno garantito i mutui ipotecari e che a seguito delle perdite sono stati poi di fatto nazionalizzati. L'azione legale dell'agenzia governativa avrebbe dovuto avere lo scopo di ottenere dalle banche il rimborso delle perdite subite e ammontanti a più di 30 miliardi di dollari. Va ricordato che i mutui ipotecari (subprime) sono stati indicati come origine dell'attuale crisi, esplosa soprattutto grazie alle innovazioni finanziarie dei derivati il cui valore è ancora oggi almeno sei-sette volte superiore al Pil del mondo intero. Né va scordato che un gruppo di dieci grandi banche controlla circa il 90% del mercato dei titoli derivati. La decisione del Governo americano, mandava improvvisamente al macero una serie di principi, di filosofie e di miti, sui quali si è retta l'economia globale. Ma il fatto assolutamente nuovo era che non erano i singoli investitori danneggiati a richiedere il rimborso dei danni subiti, ma il Governo degli Stati Uniti. Sembrava questa una prima, evidente e impietosa rivolta della politica nei confronti della sua sudditanza alla finanza, agli investitori istituzionali, agli speculatori. Ma, a distanza di un mese, non se ne sente più parlare… Che anche questa svolta sia caduta sotto le preoccupazioni di Obama di non perdere le elezioni del 2012? Categoria: Idee e proposte, Economia
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