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			 inserito il 24/10/2011 alle 09:01 
				
 
 La sua morte è stata taciuta inizialmente, perché, secondo il parroco del quartiere operaio e popolare dell’Isolotto, doveva essere la comunità a metabolizzare la notizia e a decidere di parteciparla all’esterno per evitare “una caratterizzazione personalistica”. Ricordo, tra le ultime, le sue splendide considerazioni, sempre accompagnate da una battaglia in primo piano, sul caso Englaro e sulla manifestazione delle donne del 13 febbraio - “Le donne che si riprendono le piazze si riprendono anche per se stesse e per tutti noi il potere sulla sacralità della natura, dei corpi, della sessualità e, mettendo un po’ di enfasi, sulla sacralità di tutto l’esistente” – così come sulla democrazia in fabbrica, sulla pubblicizzazione dell’acqua bene comune e per mantenere la festa del Primo Maggio - “una festa da non sacrificare all’orgia del consumo”. Un uomo che ha scelto la sua comunità per socializzare esperienze e riflessioni che hanno sempre superato il limite della parzialità e che hanno anche per questo raggiunto la testa e il cuore di tutti. 
 Categoria: Persone 
				
				
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