Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 22/1/2009 alle 11:47

Lita Boitani è una donna intensa, allegra, vitalissima. Le hanno portato via nel ’76 due figli di 26 e 21 anni e li hanno uccisi senza sepoltura. Nessun funerale, nemmeno nella coscienza dei loro cari, a cui non è stato riconsegnato più nulla di loro, del loro sorriso, dei loro affetti, delle loro intelligenze, delle loro parole. Ne parla senza disperazione: li hanno presi una domenica all’oratorio dove il parroco insegnava la teologia della liberazione (riflessione teologica per l’emancipazione sociale e politica). E con loro sono spariti testimoni, contatti, luoghi fino ad allora convissuti. Da allora lei, peronista di famiglia veneta molto facoltosa, si è mescolata a tutti i movimenti solidali, alle associazioni ecclesiali progressiste e alle sinistre del mondo. E’andata esule in Italia, ha testimoniato contro la dittatura argentina in tutta Europa, per poi tornare alla caduta dei militari nella sua casa di Buenos Aires e trascorrere tutti i giovedì pomeriggio in Plaza De Mayo in corteo prima ed ora in circolo con altre madri, nonne e quei pochi amici uomini sopravvissuti al dolore. Ci dice che le donne partoriscono e quindi reggono meglio la sofferenza, danno la vita e quindi la rivogliono, mentre los hombres come suo marito sono stati schiantati dall’atrocità che ha scosso per decenni l’Argentina. Sono più di 30 mila i guerriglieri, gli studenti, gli intellettuali, gli operai e gli artisti “desaparecidos” nella pagina più buia che ancora è impressa in ogni luogo della città. Te ne parla il tassista, te la ricordano le targhe di cemento squadrato che interrompono i marciapiedi (“per far guardare in terra quando è scomparso il cielo”). Lita assieme all’amico che ci ospita – Luis Tagliaferro – ha lavorato con Bechis alla trama e alle ricostruzioni di Garage Olimpo, il bellissimo film italo-argentino sulle vicende di quegli anni. “Il vestito che la ragazza indossa nel film alla sua ultima uscita, prima di essere caricata con un sotterfugio sull’Hercules che la farà sparire nel Mar de la Plata – ricorda – è quello che mi è rimasto di mia figlia; le stava bene e così l’ho mandato a raggiungerla chissà dove”. Lita ha dentro una forza e una speranza indicibili: le piace pensare che le madri oggi si ritrovino ogni giovedì nella Piazza attorniati da una simpatia manifesta della gente che passa. Non più come trent’anni fa, quando loro sfilavano davanti alla casa Rosada per chiedere notizia degli scomparsi nell’indifferenza dei cittadini e tra i lazzi dei militari che le chiamavano le locas, le pazze. Pazzi sono stati loro e le loro armi non hanno piegato le anime esili ma indomabili di queste grandi donne.

Categoria: Idee e proposte
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