Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 16/2/2009 alle 13:03

L'economia mondiale va a picco. La depressione è ormai un fatto e durerà a lungo. I «Sette grandi» si incontrano a Roma e non riescono a fare molto di più che prender atto del grande crack. Poi esorcizzano lo spettro del protezionismo, invocano «un nuovo ordine» e si dividono sulle ricette. Tra chi privilegia il sostegno al credito e chi all'industria. In Italia Tremonti si accontenta della rottamazione, Veltroni implora riforme e interclassismo, Maroni si sfoga sui migranti suscitando vergogna in tutta Europa, Sacconi e Brunetta danno sprezzantemente i numeri sulle astensioni dal lavoro negli uffici e nelle fabbriche, Berlusconi si destreggia tra balle colossali, volgari attacchi alla Costituzione e stucchevoli ritrattazioni. Ma dove credono di vivere costoro? Quale è il Paese reale che sono stati chiamati a rappresentare e che così indegnamente distorcono nelle loro apparizioni virtuali sugli schermi amici? Ci hanno pensato per fortuna i metalmeccanici e i lavoratori pubblici della CGIL con uno sciopero riuscito, in una immensa manifestazione a Roma, lungo vie e piazze colorate e riempite da donne e uomini in carne ed ossa. E la politica politicante ha già stinto quelle immagini, come se, anziché pezzi di vita di una moltitudine cosciente, fossero soltanto registrazioni digitali da appendere al più presto in archivio.  In centinaia di migliaia a Roma, hanno invaso la capitale contro il governo, per dire qualcosa di sinistra: diritti uguali per tutti, difesa del salario e dell'occupazione, democrazia sindacale, Costituzione inviolabile. Un operaio metalmeccanico che decide di scioperare, in piena crisi, paga un prezzo esorbitante. Non perde soltanto una giornata di salario: se l'azienda in cui lavora è in cassa integrazione - il beneamato ammortizzatore sociale che si mangia il 40% dello stipendio - consegna alla lotta anche un pezzo di tredicesima e di ferie. Un impiegato pubblico che sciopera, dopo un contratto separato siglato da Cisl e Uil e il taglio dello stipendio deciso dall'immarcescibile ministro Brunetta, fa una scelta quasi eroica. E se la tuta blu e il colletto bianco partono uno dal Sulcis in pullman, poi in nave e ancora in treno e l'altro viaggia per ore e ore da Varese per venire a manifestare a Roma, vuol dire che non pensano solo al loro salario. Non pensano esclusivamente ai diritti di chi vive di sola busta paga con cui paga le tasse anche di chi vive sul suo lavoro, o agli accordi separati e al contratto nazionale. Pensano all'intera collettività, a un paese che un governo autoritario e quasi golpista sta impoverendo e rendendo più ingiusto, un paese aggredito nella sua costituzione materiale e in quella formale. Pensano ai loro ex compagni di lavoro, giovani precari e migranti rimandati a casa per primi perché non hanno diritti. Pensano all'edile romeno, a Ion Cazacu, arruolato al nero da un caporale, a cui è stato dato fuoco e che oggi, se andasse in ospedale a farsi curare, rischierebbe di essere denunciato ed espulso con il marchio di clandestino. Lo sciopero e la manifestazione di venerdì scorso, organizzati con coraggio dagli operai metalmeccanici della Fiom e dalla Funzione pubblica Cgil, sono gesti di grande generosità e, al tempo stesso, sono il primo atto d'opposizione di massa al peggior governo d'Europa. Le diverse centinaia di migliaia di tute blu e di camici e colletti bianchi che hanno compiuto questo gesto di generosità per difendere i diritti sociali, civili, di cittadinanza di tutti noi sono una speranza, una scommessa, un atto d'orgoglio della parte migliore del paese. Sono quelli che per decreto di Bonanni e Angeletti non possono neanche dire la loro con un voto su un accordo separato che distrugge il sistema contrattuale italiano. Quelli che quando protestano vengono manganellati e denunciati dalla polizia, com'è capitato agli operai dell'Alfa di Pomigliano e a quelli dell’Innse di Milano. E allora, prima che il vortice di immagini dei telegiornali ci rischiacci sulla criminalità giornaliera e sulle cronache della paura, respiriamo ancora per un po’ quella bella aria, quegli striscioni irridenti, quella bella gente e quella bella luce.

Il video della manifestazione di Roma

Categoria: Persone
Commenti dei lettori: 3 commenti -
Agostinelli alcune cose che scrive sono vere. Però le devo fare una critica. Qualche proposta? Il PD si è riunito per parlare con tutti gli attori della crisi, il suo partito e i partiti dell'estrema sinistra non sono ormai capaci di parlare con i lavoratori. Faccia qualche proposta e vedrà e lo spero anche che la sinistra sarà ancora rappresentativa
Scritto da francesco il 16/2/2009 alle 14:21
Ho non solo grande rispetto, ma anche in larga misura condivisione dei motivi, di coloro che, in un momento difficile di crisi come l’attuale, sono scesi in piazza venerdì 13 febbraio; motivi che, con lucidità, Mario Agostinelli espone con passione nel suo blog. Mi permetto però di dissentire laddove Agostinelli, a proposito dell’ accordo separato sulla riforma della contrattazione, accordo separato su cui il sottoscritto con altri amici e compagni ha pubblicamente espresso rammarico e disagio, addossa alle organizzazioni firmatarie tutte le responsabilità sia nel merito “accordo che distrugge il sistema contrattuale italiano”, sia nel metodo, rimproverando a CISL eUIL di non aver appoggiato il referendum avviato unilateralmente nei luoghi di lavoro dalla sola CGIL. Credo che un politico ed un sindacalista di lungo corso, come è Mario Agostinelli, dovrebbe essere meno manicheo e sforzarsi di comprendere la complessità della situazione e dei problemi. Uno dei problemi -le pessime relazioni sindacali tra CGIL da una parte e CISL-UIL dall’altra- sta danneggiando non poco i lavoratori ed i pensionati. Gli chiedo, confidando nella sua intelligenza, di dare il suo contributo al superamento delle divisioni, cercando di comprendere anche le ragioni di chi in piazza non è sceso.
Scritto da Mariuccio Bianchi il 16/2/2009 alle 18:57
Ho partacipato ad un'assemblea congressuale A.N.P.I domenica 15 febbraio. Anche lì si parlava di queste cose: ripartire da una sinistra di fatto, che parli alla gente, al mondo della scuola e del lavoro; ricompattare queste forze sociali, che esistono e sono consistenti; difendere la Costituzione nei suoi principi fondamentali, con particolare riguardo all'articolo 1 (lavoro) , 3 (uguaglianza) e 11 (pace). Si può ancora esssere fiduciosi: eravamo in tanti a riconoscere validi quei principi!
Scritto da rita il 17/2/2009 alle 09:00
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