Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 18/3/2009 alle 11:15

Da giorni ormai Varesenews affronta i temi del lavoro e della crisi con grande attenzione per le persone in carne ed ossa e, quindi, anche del sindacato che le rappresenta. Ho letto del congresso della CISL, della fermezza della CGIL, delle implicazioni umane della crisi che non è solo economico-finanziaria. Ci si chiede se la crisi possa essere una opportunità per quella parte del paese che non ha avuto voce in questi anni, ma che subisce tutto il danno di questa fase. Cioè: potrebbe il mondo del lavoro riprendere la centralità persa, liberare energie e diritti, umanizzarsi e contribuire ad una società più solidale e perfino conviviale? Si, ma solo ad una condizione: che quelli che hanno prodotto questa crisi terribile – e non sono certo i lavoratori e i loro sindacati - non pretendano anche di fornirci la ricetta per superarla. Mentre i Sacconi, i Brunetta, le Marcegaglia si accaniscono ancora sui diritti del lavoro, bisogna ribaltare la questione e assicurare uguaglianza e cittadinanza a chi sostiene tutta la società con la sua fatica. Occorre non contare sulle bugie di un governo che cambia le carte in tavola e che riceve a Palazzo Chigi la presidente di Confindustria mentre allontana dal tavolo di trattativa il segretario della CGIL. C’è bisogno di lotta, sì di lotta democratica per restituire al Paese il fondamento della sua Costituzione: la dignità del lavoro. E di lotta il più possibile vasta e unitaria: bene quindi l’avvicinamento tra la segretaria Cisl Tascone e il segretario CGIL Stasi, che a partire dalla loro gente attaccano la mancanza di strategia delle loro controparti. C’è bisogno di verità: una crisi in cui si intrecciano aspetti finanziari, cambiamenti epocali (clima, nuovo paradigma energetico), effetti dovuti alle nuove tecnologie che surrogano il lavoro umano, non può creare ancor più disuguaglianze e scaricarsi sui più deboli, che sono i più numerosi. La crisi “per tornare uomini” come dice un bel titolo di Varesenews, ha bisogno di protagonisti nuovi, quegli stessi che in questi anni sono stati ridotti al silenzio e che possono trovare nel rinnovamento e nella rappresentanza del loro sindacato una speranza che oggi gli è negata.

Categoria: Economia
Commenti dei lettori: 1 commento -
caro Mario, sempre piu d'accordo con te, ma la realta è diversa, e tu lo sai. I lavoratori "ridotti al silenzio" fanno sempre piu fatica a ritrovare rappresentanza in un sindacato che da tempo non è piu "il loro sindacato". Una nuova generazione di sindacalisti non c'è ancora e degli attuali pochi si salvano. In quanto al RITORNARE UOMINI certo bisogna ridare DIGNITA' AL LAVORO cosa, piu facile a scrivere che a realizzare.
Scritto da angelo il 18/3/2009 alle 13:43
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