La sinistra ha messo il paese in ginocchio. Rialzati, Italia!
Marco Airaghi   info@marcoairaghi.it
inserito il 27/3/2008 alle 13:40

In questo inizio del 2008, il succedersi di eventi d’enorme clamore, non ha solo inciso negativamente sull’opinione pubblica interna, aumentando la sfiducia dei cittadini verso le Istituzioni, ma sta anche assestando colpi tremendi all’immagine dell’Italia nel mondo. Il buon anno l’abbiamo avuto dalla vergogna delle montagne di sacchi d’immondizia accumulate nelle vie e nelle piazze della Campania, prevedibile conseguenza dell’inettitudine amministrativa di una sinistra da troppi anni monopolista del potere in quella Regione, ma ancor prima figlia di quella cultura del non fare che la porta a rifugiarsi in utopiche arcadie, parte essenziale del suo DNA. Negli stessi giorni l’annuncio del suicidio di Alitalia: il Governo Prodi, evidentemente incapace di contrastare il sindacalismo esasperato e gli interessi corporativi e localistici che la dominano, ne approva la cessione ad Airfrance, permettendo così ai francesi di ridurre la nostra (ex) compagnia di bandiera a misero vettore regionale, in questo modo rinunciando – unica nazione europea – ad un asseto fondamentale per una Nazione degna di questo nome. Conseguenza immediata lo tsunami occupazionale sul nostro aeroporto di Malpensa che subirà pesantemente i tagli delle tratte, e solo nel medio-lungo termine, e grazie allo straordinario dinamismo imprenditoriale del nostro territorio, potrà essere grande anche senza Alitalia. A ruota è seguito l’increscioso episodio che ha spinto il Santo Padre a declinare forzatamente l’invito del Rettore dell’università La Sapienza (da oggi “La Vergogna”) a partecipare alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. Tradizione che si perpetua da anni in tutta Italia e che, a maggior ragione dovrebbe valere a Roma, la città eterna di cui Benedetto XVI è vescovo. Si è partiti con l’appello contro la presenza del Papa sottoscritto da 67 docenti dell’Università (un’inezia a fronte dei 4.500 effettivamente in servizio!), si è poi permesso che ben individuati gruppuscoli estremisti minacciassero fuoco e fiamme se il Papa avesse varcato la soglia della Sapienza, si è infine giunti alla rinuncia da parte del Papa. E così tutto il mondo oggi sa che il Santo Padre può andare in Turchia e a Cuba, ma non può parlare nell’ateneo italiano che, proprio da un Papa, fu fondato nel 1309. C’è chi in tutto questo vede un anticipo delle celebrazioni del quarantennale del 1968 e chi, invece, un sussulto di dignità laica (o laida?). In realtà è solo la volontà dell’attuale devastante Governo di riaffermare l’egemonia pseudo-culturale di una sinistra ortodossa e ancorata ai suoi dogmi (Karl Marx definiva la religione oppio dei popoli). Il paradosso è che molti di coloro che da giorni tramavano per impedire la presenza di Benedetto XVI all’università romana, sono gli stessi che nei mesi scorsi, prendendo spunto dalle parole pronunciate alle Camere da Giovanni Paolo II, fecero rimettere in libertà pericolosi criminali con l’ignominiosa legge sull’indulto. Per completare la prima metà del mese di gennaio, il gran finale: gli arresti domiciliari della moglie del Ministro di Giustizia, con modalità da avanspettacolo e conseguenze disastrose per la nostra immagine oltre i confini nazionali, immediatamente seguiti da una retata su una serie di importanti esponenti dell’amministrazione regionale della Campania e culminati con l’informazione di garanzia alla stesso Ministro Mastella. Quest’ultima vicenda meriterebbe qualche ulteriore parola, se si pensa al pesantissimo discorso pronunciato alla Camera dal Ministro che, nell’annunciare le proprie dimissioni da Guardasigilli, ha completamente delegittimato la Magistratura: proprio lui che al suo insediamento a Via Arenula si era preoccupato di annunciare urbi et orbi la riabilitazione della stessa dopo gli “anni bui del Governo Berlusconi”. I primi giorni del 2008 hanno così riportato in luce tutti i mali di quella Prima Repubblica che in tanti pensavamo sepolta, dimenticando però che molti dei protagonisti di allora tali sono anche oggi. L’immagine del nostro Paese nel mondo appare oggi gravemente compromessa, uno Stato senza la dignità che gli compete, che solo l’immediato e forte impegno delle forze sane della Nazione potrà salvare da un declino altrimenti irreversibile.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 1 commento -
Ha ragione, dovremmo però smetterla di piangerci addosso e cominciare a rimborcarci le maniche. Siamo un paese straordinario, le differenze dovrebbero unirci e non dividerci. W L'Italia e W gli Italiani.
Scritto da Antonio Melucci il 27/3/2008 alle 17:52
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