"Insieme costruiamo il futuro."
Alessandro Alfieri   alessandro.alfieri@consiglio.regione.lombardia.it
inserito il 23/4/2012 alle 18:00

Chiunque ami il calcio, e lo sport in generale, ha assistito con incredulità ed amarezza allo spettacolo andato in scena ieri allo stadio di Genova. Purtroppo quello che è successo a Marassi è l’ennesima dimostrazione di come lo sport più amato dagli italiani sia sempre più ostaggio di piazzisti, faccendieri e pseudo-ultras.

 
La foto che pubblico è il manifesto del risultato di anni di immunità per i violenti negli stadi, le famiglie scappano e loro spadroneggiano.
 
Ho perso il conto dei “mai più”, dei “provvedimenti esemplari” o delle “tolleranza zero” annunciati da Presidenti, dirigenti, Prefetti e Ministri dopo ogni tragedia. Un mantra auto-assolutorio, declinato anche ieri, da risultare ormai quasi offensivo.
 
“In Italia manca la cultura della sconfitta” tuonavano i grandi esperti nelle trasmissioni di ieri. Non so se manchi o no questa cultura, la sensazione è che in questo calcio regni invece la cultura dell’impunità. A tutti i livelli.
 
Come è possibile che in Italia nel 2012 un manipolo di delinquenti si senta autorizzato a interrompere un evento sportivo nazionale davanti a migliaia di spettatori allo stadio e in tv? Come è possibile che i giocatori minacciati si sfilino le maglie cedendo al ricatto di questi violenti? Come è possibile la tiepida e molle reazione delle forze di sicurezza e della società?
 
L’amarezza poi è diventata indignazione quando il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, si è posto come pavido paladino del calcio pulito, sfidando indignato gli ultras. Forse Preziosi si dimentica che in un calcio davvero sano e rigoroso lui non potrebbe metterci più piede. Nel 2000 abbandonò il Saronno, nel 2003 fu protagonista del fallimento del Como, vicenda che gli costerà una condanna di 23 mesi di reclusione (pena poi indultata) per il reato di bancarotta fraudolenta, nel 2005 il tentativo di comprare la partita Genoa-Venezia costò la retrocessione in C1 della squadra ligure e a Preziosi una condanna a 4 mesi di reclusione per il reato di frode sportiva. Nonostante tutto questo continua a presiedere, come se niente fosse, una delle più gloriose società sportive italiane.
 
Per uscire fuori dal pantano in cui si è infilato il pallone nostrano è necessaria quanto prima una classe dirigente sportiva all’altezza. 
Commenti dei lettori: -
Archivi:
Ultimi post:
(12/2/2015 - 16:45)
(11/2/2015 - 15:11)
(1/2/2015 - 11:50)
(30/1/2015 - 16:40)
(26/1/2015 - 15:21)
(20/1/2015 - 16:45)
(6/1/2015 - 12:07)
(18/12/2014 - 11:00)
(13/10/2014 - 12:56)
Links: