Le liberalizzazioni sono un bene per i mercati e un bene per i consumatori. Per questo imprese e cittadini devono poter trarre vantaggio dai benefici delle liberalizzazioni nei settori di maggiore impatto: banche, assicurazioni, servizi pubblici, energia, ordini e professioni.
Il che significa agevolare un processo che non è così automatico come dovrebbe essere: è necessario per esempio assicurare, normando e vigilando, condizioni di effettiva competizione tra le banche per facilitare l'accesso al credito, il contenimento dei costi e la qualità dei servizi e dei prodotti bancari.
Un mercato libero ed equilibrato è anche quello dove non ci sono troppe realtà in posizione dominante, che schiacciano i più piccoli: e invece l'Italia dell'impresa diffusa, che ogni giorno si confronta sul mercato senza reti di protezione, è anche il Paese nel quale troppo spesso le imprese in posizione dominante piuttosto che ricercare nuovi traguardi di efficienza e produttività recuperano margini di utile esercitando il controllo sui piccoli che rappresentano la sua filiera produttiva e di servizio, come succede per esempio nel caso dei servizi "post contatore" delle società di erogazione di gas ed energia, che tendono a sfruttare la loro posizione per escludere i piccoli manutentori dalle riparazioni e manutenzioni casalinghe.
Un mercato libero è anche un mercato che non carica gli oneri finanziari sui piccoli imprenditori: perciò diciamo che vanno rimossi quei pesanti oneri finanziari che rappresentano i ritardi di pagamento che la grande impresa e la committenza pubblica impongono nelle transazioni commerciali alle imprese di minore dimensione.
Tutto questo spiega quanto sia importante ilsecondo punto dell'Endecalogo di CNA: aprire i mercati, eliminare i monopoli e le rendite di posizione, e assicurare la tutela della concorrenza.