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inserito il 3/4/2008 alle 17:00

 

È un’assenza quasi imbarazzante in questa campagna elettorale, poco urlata e caratterizzata dal bon ton dei "duellanti", qualsiasi riferimento alla scuola e alla complessità delle problematiche ad essa connesse. È pur vero che argomenti, forse, più scottanti o più popolari tengono banco nelle trasmissioni e negli spazi dedicati alla informazione e alla discussione politica, ma è altrettanto vero che il silenzio dai principali circuiti informativi sui temi dell’educazione è a dir poco sconcertante e comunque significativo di una mancanza di attenzione ad una questione che dovrebbe trovarsi al centro dell’interesse di tutti. Certamente qui non si vuol affermare che non sia presente nei programmi degli schieramenti politici un qualche spazio più o meno esteso dedicato alla scuola, ma soltanto che, dire agli italiani cosa si intende fare del sistema educativo nazionale e come si intende affrontare l’organizzazione scolastica nei diversi cicli, non è considerato argomento da spiegare ai cittadini chiamati al voto. D’altra parte all’interno di una logica mediatica dominata dall’audience, come dar torto a chi, sia che programmi sia che faccia politica, preferisce puntare al consenso, presentando un biglietto da visita fatto di promesse che non potranno essere attuate, ma sicuramente più accattivanti come "meno tasse più salari", slogan ricorrente di questa campagna. E la scuola? La scuola fa audience solo quando presenta di sé gli aspetti più brutti o più negativi: episodi di bullismo o risultati, purtroppo scadenti, riportati dai nostri studenti nelle rilevazioni internazionali sugli apprendimenti (Ocse-Pisa) sono trattati, a ragione, con molta enfasi dai canali informativi. (segue)

da www.ilsussidiario.net

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