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inserito il 1/10/2008 alle 14:33

Giorgio Napolitano ha una storia di uomo di cultura e di uomo di sinistra. Ora, da presidente della Repubblica, non può dimenticare se stesso. E quando guarda alla scuola vi scorge quella che lui stesso ha chiamato “emergenza educativa”. Così, all’apertura ufficiale dell’anno scolastico, in presenza del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, senza intervenire sullo specifico dei suoi provvedimenti, le ha dato ragione.

Ha detto:

1) La scuola ha bisogno di «scelte coraggiose di rinnovamento: non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente».

2) «Non si tratta di ripartire da zero ogni volta che con le elezioni cambi il quadro politico».

3) «Dialogo! Esprimo l’augurio che questo sia il clima nel quale possa svilupparsi il confronto politico, nelle sedi istituzionali, sui problemi della scuola».

4) Taglio dei costi: «l’Italia, per gli impegni assunti in sede europea nel suo stesso vitale interesse, deve ridurre a zero nei prossimi anni il suo deficit pubblico per incidere sempre di più sul debito accumulato. Nessuna parte sociale e politica  può sfuggire a questo imperativo; ed esso comporta anche, inutile negarlo, un contenimento della spesa per la scuola… Questo deve invece tradursi nel massimo sforzo sul piano della razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa per la scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità».

Interessante. Essendo un monito super partes, per la stessa natura dell’istituzione da cui proviene, è utile per spazzare via la polemica politica pretestuosa e concentrarsi sui contenuti.

Provo a declinare con pacatezza.

1)Il coraggio di rinnovare. Oggi il sistema scolastico italiano è quello più conservatore del mondo: avendo bloccato il merito, si è finito col favorire lo status quo sociale; per usare una metafora della sociologia, l'Italia è il Paese con l'ascensore bloccato. Occorre rimetterlo in movimento. Credo che questa crescita della movimentazione sociale, questa crescita della possibilità di migliorare socialmente – ma non è solo miglioramento sociale, è la possibilità di una pienezza nella crescita –  sarà possibile con una sana concorrenza tra le proposte educative e tra le istituzioni scolastiche, sia a carattere statale, attraverso l'autonomia, sia a carattere non statale, rendendo operativo quell'impianto di parità scolastica che già aveva voluto Berlinguer, e che è stato votato dal Parlamento, ma non attuato. Così come si è votato per il federalismo senza finora tradurlo in atti con il federalismo fiscale.

SEGUE

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