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inserito il 21/10/2008 alle 10:40

Nelle ultime settimane si sono susseguite analisi, più o meno approfondite, sulle cause della crisi finanziaria e sui possibili rimedi. Per la prima volta i temi della finanza stanno interessando non solo gli addetti ai lavori, anzi c'è una forte sete di conoscenza da parte di un pubblico sempre più vasto. Un dato senz'altro positivo perché se ci sono argomenti di solito affidati solo alle burocrazie e non sottoposti alla verifica di un dibattito politico aperto, sono proprio quelli attinenti alle regole che governano l’economia. 

In realtà si parla di economia, anche nei talk show più seguiti, ma sempre in termini generici e mai con cognizione dei fatti che nella pratica quotidiana toccano la vita di persone e imprese. Quindi la questione della democrazia e il ruolo dell’informazione costituiscono un primo problema di cui bisognerà tener conto in futuro.

SEGUE

Altri due aspetti mi paiono importanti per la loro rilevanza dal punto di vista di un giudizio culturale: il primo riguarda l’intervento dello Stato in economia, il secondo l’importanza della fiducia per un corretto funzionamento del mercato.

La partecipazione dello Stato, oggi, nel capitale delle banche credo sia stata un bene, ma solo per il fatto che la scelta è stata dettata dalla logica del male minore. Si è trattato di puro e opportuno pragmatismo al di là di quelle che sono state le singole e specifiche responsabilità. Per tale ragione non salvare Lehman Brothers è stato un errore: si stima infatti che il danno così causato sia di gran lunga maggiore di quanto sarebbe costato il suo salvataggio.

Ci siamo comunque trovati di fronte al fallimento di una realtà che solo nominalmente poteva essere definita mercato. Quello vero è fatto da soggetti che in totale libertà si scambiano beni e servizi dentro un quadro di regole soprattutto sotto il profilo della trasparenza dal lato dell’offerta. Ciò implica la creazione di condizioni di adeguata consapevolezza per l’acquirente senza l’utopia dell’eliminazione del rischio da più parti oggi irresponsabilmente invocata.

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