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inserito il 31/10/2008 alle 10:14

Nell’attuale crisi di origine finanziaria il dibattito rischia di fermarsi a livello economico, mentre molti elementi inducono a pensare che sono in gioco questioni cruciali per gli stessi valori alla base della convivenza. Infatti molti degli errori che stanno alla radice di questa crisi nascono da una distorsione del rapporto tra uomo e realtà.
 

 

Si è pensato che la finanza potesse generare valore e ricchezza prescindendo da un loro corrispettivo reale legato a un valore d’uso di beni e servizi che solo può generare il loro valore di scambio non drogato. Si è ritenuto che i finanzieri, quasi nuovi alchimisti, potessero rispondere magicamente al pur giusto desiderio di migliorare le condizioni di vita di larghi strati della popolazione (es. mutui per case, credito al consumo) superando il limite imposto dalla realtà e dalla effettiva capacità personale e familiare di generare reddito, in grado di restituire prestiti ricevuti.
 

 

Si è concepito uno sviluppo che potesse prescindere dall’equilibrio tra tutti i fattori della personalità del singolo e dell’umanità nel suo complesso, dalla necessità di preservare e incrementare i suoi legami religiosi, familiari, sociali e di rispettare l’ambiente in cui si vive.
 

 

Si sono considerati ininfluenti i valori umani per la vita economica, per scoprire oggi che la conseguenza più grave della crisi finanziaria è una perdita generalizzata di fiducia (etimologicamente anche alla radice del “dar credito” in senso economico), fondamentale non solo per la vita personale, ma anche per l’economia reale, per la possibilità di investire, consumare, perfino fare transazioni economiche e finanziarie e per i rapporti fra stati.
 

 

Già dieci anni fa, nell’aprile del 1998, don Giussani scriveva su un quotidiano nazionale che «l’unico dio reale nella società di oggi è il soldo. Eppure tutto il potere in atto, nella sua impotenza, sembra tante volte non offrire neanche un accenno di speranza per il popolo. Così che gli uomini, quando guardano l’orizzonte, e anche il cielo, debbono accusare paura. E anche i più saggi del mondo, coloro che passano per ispiratori della verità dell’uomo e del benessere del popolo, i guru, non sanno che fare».
 

 

La risposta a questa crisi non può limitarsi quindi alle pur sacrosante misure per rilanciare l’economia, ad una fiducia fideistica nella capacità di autoregolamentazione del mercato o al rilancio di un intervento statale che, se fatto senza criterio, incrementerà quello statalismo già tanto pernicioso verso la capacità di iniziativa e di aggregazione sussidiaria degli uomini.
 

SEGUE

Commenti dei lettori: 3 commenti -
C'è una ricerca affannosa verso il guadagno immediato, il progresso a tutti i costi, il raggiungimento dei sogni tutto e subito, il bisogno di essere maniacalmente "moderni". Sembra che oggi tutto ciò che appartiene al passato debba essere necessariamente considerato obsoleto e quindi da cambiare. Ho 30anni,sono stato ribelle anche io ma ritengo che i valori che i genitori e nonni ci hanno insegnato non passeranno mai di moda. I valori che anche il vangelo ci insegna non hanno una scadenza. .
Scritto da Mario il 31/10/2008 alle 10:55
...E se tutti i modelli che oggi i guru ci rifilano (modelli economici, politici,scientifici,ecc) durano poco più di una stagione i veri valori umani della persona non tramontano mai. Torniamo ad essere sereni dentro,a correre meno,a ripristinare i rapporti umani in carne ed ossa (non virtuali), a fare fatica e a sudarci i risultati. Non fuggiamo dai sacrifici e sofferenze x’ è pura illusione. La vita è bella x il contenuto umano (affetti, amore, solidarietà). Rivalutiamo queste cose.
Scritto da Mario il 31/10/2008 alle 10:56
Se per "valori" si intende il generico schierarsi con la Chiesa cattolica, quelli non sono i valori. Colgo una vena di ipocrisia e finta ingenuità: l'italiano medio, quindi il cattolico medio si crogiola nel sistema economico che si fonda sul liberismo più cieco, finchè esso cresce, salvo poi ripudiarlo con sdegno e finto stupore quando esso crolla, al che riscopre i "valori", cioè Papa, don Giussani e Chiesa. Mi pare che la Chiesa non sia estranea al libero mercato, non è San Francesco.
Scritto da Silvano Madasi il 31/10/2008 alle 23:57
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